P38-La Gang

Identificati dalla Digos i membri della band mascherata che inneggiava alle Br al I Maggio

Il figlio di Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle nuove Brigate rosse nel 2002: "La cosa schifosa è che il titolare del locale che li ha invitati li ha pure difesi".

Identificati dalla Digos i membri della band mascherata che inneggiava alle Br al I Maggio
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Avevano fatto ampiamente parlare di loro domenica Primo Maggio, quando le sezioni reggiane del Carc e del Partito Comunista avevano organizzato la    "Festa dell'Unità comunista" presso il circolo Arci Tunnel. E l'esibizione del   gruppo trap P38-La Gang aveva fatt0 il giro d'Italia per i temi trattati nelle sue canzoni, che inneggiano alle Brigate Rosse, con tanto di bandiera esposta.

P38-La gang, la band che inneggia alle Brigate Rosse

Come racconta Prima Reggio Emilia, apparentemente sconosciuta, la band vanta due anni di concerti e sulla propria pagina Facebook si definisce così: un collettivo musicale artistico insurrezionale. Dopo le polemiche scatenate con la loro esibizione, si rivolgono alla stampa italiana: "Benvenuti; siete in ritardo, ma vi aspettavamo".

E si difendono di fronte alle accuse: "Siamo estremi? Sì. Siamo provocatori? Sì. Tutto questo è voluto. Il fatto stesso che qualcuno si indigni è, in un certo senso, previsto. Siamo qui per creare slanci. Se davvero fossimo componenti di un gruppo armato clandestino forse strillarlo nei pezzi e sui palchi non sarebbe la migliore strategia da adottare".

Le parole di Lorenzo Biagi, figlio di una vittima delle Br

Non la pensa proprio così Lorenzo Biagi, che ha vissuto sulla propria pelle i colpi delle Brigate Rosse. Il 19 marzo 2002, infatti, suo padre Marco, docente dell'Università di Modena e Bologna, venne ucciso proprio per mano delle Br, quando lui era ancora un bambino. Queste le parole del ragazzo sulla sua pagina Facebook:

"La cosa schifosa è che il titolare di questo locale che li ha invitati li ha pure difesi in seguito alla loro esibizione (in tre col passamontagna per cercare di non farsi riconoscere), dicendo che è “solo” una provocazione".

Le polemiche (pro e contro)

L'Arci provinciale non aveva gradito:

"La stagione degli anni di piombo e dei suoi protagonisti rappresenta una delle pagine più buie della storia del nostro Paese e la sua condanna, di qualunque colore sia, non prevede se e ma. Incontreremo i dirigenti del circolo Tunnel per approfondire i contorni di questa vicenda che ci lascia con l’amaro in bocca anche perché vede protagonisti un gruppo di giovani musicisti".

Ma per il Circolo Arci (che ha pur chiesto scusa) la questione è la libertà di espressione artistica:

"Una canzone, un quadro, un libro possono essere oggetto di critica anche feroce, questo vale anche per la decisione di ospitare un concerto. Attribuire all’autorità giudiziaria il compito di reprimere l’espressione artistica apre la strada alla censura generalizzata o ad una repressione selettiva dai contorni così indefiniti da risultare del tutto arbitraria".

 Identificati dalla Digos

Dopo due settimane, però, la questione torna di attualità. Proprio il 9 maggio 2022, nell'anniversario del ritrovamento del corpo di Moro, gli agenti della Digos di Bologna e Reggio Emilia avevano identificato uno dei componenti del gruppo. Ora tutti e quattro hanno un nome e un volto. E sono finiti sotto indagine per istigazione al terrorismo.  Reato per cui rischiano pene fino a cinque anni.

Ma intanto il gruppo si prepara a esibirsi il 27 maggio a Segrate, mentre alcuni sostenitori hanno lanciato una raccolta fondi per le spese legali, raggiungendo finora seimila euro.

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