Omicidio Giulia Cecchettin, ergastolo per Filippo Turetta
Il femminicidio che ha sconvolto l'Italia
Il femminicidio che ha sconvolto l'Italia
Le parole di Gino Cecchettin:
"Abbiamo perso tutti, come società. Nessuno mi ridarà indietro Giulia, non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri. È chiaro che è stata fatta giustizia, ma dovremmo fare di più come esseri umani. E la violenza di genere va combattuta con la prevenzione, non con le pene. Come essere umano mi sento sconfitto, come papà non è cambiato niente rispetto a ieri o a un anno fa".
E' arrivata la sentenza: Filippo Turetta condannato all'ergastolo. Esclusa l'aggravante della crudeltà.
Nel processo come parti civili ci sono i familiari di Giulia Cecchettin, la sorella Elena, il padre Gino e la nonna Carla Gatto. I loro legali, che hanno preso la parola in Corte d'Assise il 25 novembre, il giorno in cui l'accusa ha chiesto l'ergastolo per Filippo Turetta, hanno avanzato la richiesta di 2.150.000 euro complessivi come risarcimento.
“Ricordatevi che domani non vincerà nessuno, una sentenza non è il risultato di una partita di calcio. Noi abbiamo perso fisicamente Giulia per sempre e Filippo ha perduto la sua vita serena per sempre, portandoci tutti ad una vita di sopravvivenza. Noi porteremo una croce eterna sulle spalle, lui il peso di essere un assassino….per sempre! La sua condanna sarà essere FILIPPO TURETTA”.
Così Andrea Camerotto, zio di Giulia, alla vigilia della sentenza.
In molti si domandano se sarà ergastolo per Filippo Turetta, come richiesto dall'accusa. I giudici sono in Camera di consiglio da ore.
Durante l'ultima udienza, avvenuta il 25 novembre 2024, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la Procura ha chiesto l'ergastolo per Filippo Turetta.
Poche ore più tardi, a Milano, era stato condannato al massimo della pena anche l'autore di un altro femminicidio che aveva sconvolto l'Italia, Alessandro Impagnatiello, che a Senago aveva ucciso la fidanzata Giulia Tramontano e il bimbo che portava in grembo.
Il 23 settembre 2024 ha avuto inizio il processo con rito abbreviato a Filippo Turetta, accusato di omicidio volontario, aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e occultamento di cadavere, nell'aula di Assise di Venezia.
Durante la premessa il procuratore Bruno Cherchi ha ricordato che "il processo viene fatto per sanzionare le responsabilità personali, non deve giudicare il femminicidio o i fenomeni sociali".
La famiglia Cecchettin, nella persona di Elena, la sorella di Giulia, si è infatti costituita parte civile, mentre la giuria della Corte d'assise ha invece respinto la richiesta di costituirsi come parte civile di cinque associazioni di difesa delle donne: Penelope Italia, Differenza Donna, Punto Ups, Prevenzione "Marianna" e I Care You Care, oltre ai comuni di Vigonovo, dove viveva Giulia Cecchettin, e di Fossò, dove è avvenuto l'omicidio.
Slitta di almeno un'ora il termine della camera di consiglio della Corte d'Assise di Venezia, riunita per decidere della sentenza a carico di Filippo Turetta.
La camera di consiglio non finirà prima delle 16.
Quello di Giulia Cecchettin è uno dei femminicidi che più hanno sconvolto l'Italia, che ha seguito prima con il fiato sospeso le ricerche della ragazza e poi la fuga di Filippo Turetta, sino all'arresto, un anno fa, in Germania.
Filippo Turetta è presente in aula, così come il padre di Giulia, Gino Cecchettin.
Il legale del giovane Giovanni Caruso ha stretto la mano a papà Gino pochi minuti prima dell'ultima udienza. Un gesto carico di significato dopo le polemiche seguite all'ultima arringa del difensore di Turetta.
A quasi un anno dalla morte di Giulia Cecchettin è in arrivo la sentenza per Filippo Turetta.