Non ha colpe la mamma che ha soffocato il suo bimbo mentre dormivano in ospedale
Tante donne, dopo il drammatico fatto di cronaca, avevano raccontato di esperienze simili in ospedali di tutta Italia, dove la stanchezza ha messo a rischio i piccoli
Tutti ricorderanno la tragedia di quella madre, stremata dal parto, che si era addormentata con il suo neonato nel letto all'ospedale romano Pertini uccidendolo accidentalmente con il peso del suo corpo: che l'ha soffocato. A seguito del dramma è partita un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità: "una tragedia non prevedibile, questa è la conclusione della consulenza disposta dal pm Maria Sabina Calabretta.
Neonato soffocato al Pertini: "tragedia non prevedibile"
Il 7 gennaio 2023, un neonato di soli tre giorni, è morto all'ospedale Pertini per soffocamento. La madre, provata e stremata dal parto, mentre lo teneva con sé in camera come prevede la pratica del rooming in, si è addormentata dopo averlo allattato e involontariamente lo ha schiacciato. I genitori, subito dopo la tragedia, avevano sottolineato come il personale del reparto si fosse dimostrato insensibile alle richieste della neo-mamma, distrutta dalla stanchezza, e poco inclini ad assecondare le sue richieste di aiutarla a occuparsi del piccolo nei momenti di spossatezza.
Un racconto in cui si sono riviste centinaia di migliaia di donne di tutta Italia, che hanno spiegato come anche loro, subito dopo il parto, si siano sentite abbandonate dal personale sanitario che "pretendeva" che fossero in grado fisicamente di occuparsi già al 100% del bambino.
Sul tema era intervenuta anche Chiara Ferragni:
"Mi ricordo quando ho partorito Leo, dopo un’induzione di 24 ore e quando mi è stato lasciato al seno per l’allattamento ho rischiato in primis di addormentarmi diverse volte. Ci vuole supporto e aiuto. Siamo donne e mamme, non supereroi".
Secondo le indagini, questa tragedia, era "non prevedibile". In base ai protocolli.
Protocolli rispettati
La ricostruzione, secondo gli incartamenti, è che il parto avvenne il 5 gennaio scorso: il neonato nacque senza alcun problema di salute. La madre lo attese in una stanza che già ospita altre tre donne, e nelle 24 ore successive venne seguita dal personale infermieristico, che ogni due ore ha controllato le sue condizioni di salute. Con il passare del tempo, l’intervallo si è esteso a tre ore, come da protocollo.
La notte del dramma, quella tra il 7 e l’8 gennaio, l’ultima visita è stata effettuata alle 23.15. Gli infermieri tornarono verso mezzanotte e quaranta, quindi meno di due ore dopo. Ma era già troppo tardi. La donna, tuttavia, assistita dagli avvocati Alessandro Palombi e Michela Tucci, non punta il dito contro il numero di controlli, ma bensì contro gli infermieri che l’avrebbero lasciata sola. Ora la palla passa alla Procura.