Lettera toccante (ma non solo)

Il testo della lettera di Gino Cecchettin che sarà inviata nelle scuole

La proposta del governatore veneto Luca Zaia recepita dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara

Il testo della lettera di Gino Cecchettin che sarà inviata nelle scuole
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Migliaia di persone - forse milioni - hanno assistito martedì 5 dicembre 2023 ai funerali di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta. E hanno ascoltato la commovente lettera che Gino Cecchettin, il papà di Giulia, ha letto al termine della funzione. Ora quel testo sarà inviato alle scuole e sarà oggetto di discussione con i ragazzi.

La lettera di Gino Cecchettin

In queste settimane la figura di Gino Cecchettin è entrata in tutte le case attraverso televisioni, siti web e giornali. Lo ha fatto quasi in punta di piedi, con il volto segnato e la voce rotta che ha un padre a cui hanno strappato la figlia. Ma lo ha fatto sempre con un incredibile equilibrio, senso di dignità e orgoglio. Senza mai una parola fuori posto, senza lasciarsi andare alla rabbia, all'odio, alla vendetta. Ma sempre con quella fermezza che un padre ha e dovrebbe avere nei momenti più cupi, per stare vicino anche agli altri figli Elena e Davide, e proteggerli dal dolore.

Il vero amore, la poesia di Kahlil Gibran citata da Gino Cecchettin durante il funerale di Giulia

Durante il funerale, sempre con lo stesso spirito, ha letto un testo davvero toccante - ma non solo - che vi proponiamo qui sotto in versione integrale.

Carissimi tutti,

abbiamo vissuto un tempo di profonda angoscia: ci ha travolto una tempesta terribile e anche adesso questa pioggia di dolore sembra non finire mai.

Ci siamo bagnati, infreddoliti, ma ringrazio le tante persone che si sono strette attorno a noi per portarci il calore del loro abbraccio. Mi scuso per l’impossibilità di dare riscontro personalmente, ma ancora grazie per il vostro sostegno di cui avevamo bisogno in queste settimane terribili. La mia riconoscenza giunga anche a tutte le forze dell’ordine, al vescovo e ai monaci che ci ospitano al presidente della Regione Zaia e al Ministro Nordio e alle istituzioni che congiuntamente hanno aiutato la mia famiglia.

Mia figlia Giulia, era proprio come l’avete conosciuta, una giovane donna straordinaria: allegra, vivace, mai sazia di imparare. Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare dopo la prematura perdita della sua amata mamma. Oltre alla laurea che si è meritata e che ci sarà consegnata tra pochi giorni, Giulia si è guadagnata ad honorem anche il titolo di mamma. Nonostante la sua giovane età era già diventata una combattente, un’oplita, come gli antichi soldati greci, tenace nei momenti di difficoltà: il suo spirito indomito ci ha ispirato tutti.

Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.

Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione…

Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere. Parliamo agli altri maschi che conosciamo, sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto.

A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro.

Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto. La scuola ha un ruolo fondamentalenella formazione dei nostri figli. Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza.

La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie, ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.

Anche i media giocano un ruolo cruciale da svolgere in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte e sensazionalistiche non solo alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti.

Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti.

Alle istituzioni politiche chiedo dimettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo.

Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte, può, anzi deve essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi: che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.

Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere:

“Il vero amore non è né fisico né romantico. Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è, è stato, sarà e non sarà. Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia…

Cara Giulia,

è giunto il momento di lasciarti andare. Salutaci la mamma. Ti penso abbracciata a lei e ho la speranza che, strette insieme, il vostro amore sia così forte da aiutare Elena, Davide e anche me non solo a sopravvivere a questa tempesta di dolore che ci ha travolto, ma anche ad imparare a danzare sotto la pioggia. Sì, noi tre che siamo rimasti vi promettiamo che, un po’ alla volta, impareremo a muovere passi di danza sotta questa pioggia.

Cara Giulia, grazie, per questi 22 anni che abbiamo vissuto insieme e per l’immensa tenerezza che ci hai donato. Anch’io ti amo tanto e anche Elena e Davide ti adorano. Io non so pregare, ma so sperare: ecco voglio sperare insieme a te e alla mamma, voglio sperare insieme a Elena e Davide e voglio sperare insieme a tutti voi qui presenti: voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace.

Addio Giulia, amore mio.

Il testo andrà nelle scuole

In tanti in questi giorni in cui si è parlato di violenza e femminicidi hanno sottolineato oltre al valore della famiglia anche quello della scuola. Come ha anche sottolineato papà Gino (lo chiamiamo così, con affetto, perché in queste settimane è diventato un po' il papà di tutti noi) durante il suo discorso.

E a prendere la palla al balzo è stato il governatore del Veneto Luca Zaia:

“Inviterei le scuole, che a volte non sanno come affrontare l’argomento del femminicidio,  a far fare ai giovani una lettura dell’intervento del papà di Giulia che è stato esemplare. È un padre sofferente che vuole però combattere in memoria della figlia”.

"Parla di femminicidio, parla di rispetto, parla di amore e parla di una società migliore. è stato esemplare. Invito il Governo a inviarlo a tutte le scuole”.

Una proposta presa subito in carico dal ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara.

"Il discorso del papà di Giulia Cecchettin è di alto valore morale e civile, colpisce il cuore di tutti noi, riguarda le coscienze dell'intera società. Raccolgo la proposta del governatore Zaia perché sia inviato alle scuole e i docenti ne possano discutere con i loro studenti. E al papà di Giulia, oltre al mio personale cordoglio, rinnovo il mio impegno perché nelle scuole sia innalzato il livello di attenzione sulle violenze di genere, a partire dai corsi sull'educazione alle relazioni che abbiamo messo in campo".

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