Una norma da cambiare

Niente risarcimento per lo studente morto in alternanza scuola-lavoro: come potrebbe cambiare la legge

Giuliano De Seta morì a settembre a 18 anni. Dopo le proteste per il mancato risarcimento di Inail il ministro Calderone parla di possibili novità

Niente risarcimento per lo studente morto in alternanza scuola-lavoro: come potrebbe cambiare la legge
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Si torna a parlare di Giuliano De Seta, il  18enne di Ceggia (Venezia) che morì a settembre in un tragico incidente sul lavoro mentre stava affrontando il percorso di alternanza con la scuola.  Nei giorni scorsi era scoppiata la polemica sul mancato risarcimento alla famiglia da parte dell'Inail e mercoledì 11 gennaio 2023  alcuni studenti hanno manifestato per protesta e per chiedere maggiore sicurezza.

Giuliano De Seta, la protesta

Era il  16 settembre  intorno alle 17, quando il 18enne De Seta  morì all'interno della Bc Service di Noventa di Piave dove da una decina di giorni stava affrontando un percorso di alternanza scuola-lavoro per affinare la tecnica nell'utilizzo degli strumenti di lavoro  mentre frequentava l'istituto tecnico di Portogruaro con indirizzo Elettronica ed Elettrotecnica.

Una morte terribile, che si aggiunge alle tantissime che affliggono il nostro Paese (in media nel 2022 sono stati tre al giorno i decessi sul lavoro in Italia). E gli studenti hanno duramente protestato per la mancanza di sicurezza:

"In un’Italia dove si verificano quasi tre morti sul lavoro al giorno, dovute alle inadempienze delle imprese nei confronti dei protocolli di sicurezza, dovute allo sfruttamento intensivo, alla mancata regolarizzazione dei contratti, che rimangono strumenti di ricatto nelle mani del datore di lavoro, è impensabile inserire ragazzi e ragazze non qualificati e non tutelati, né dal punto di vista della sicurezza né da quello della legalità, nei contesti lavorativi attraverso i progetti di Pcto, che si mostrano definitivamente per quello che sono: educazione allo sfruttamento e alla precarietà".

 

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Il mancato risarcimento Inail

Nei giorni scorsi aveva fatto rumore la notizia del mancato risarcimento da parte dell'Inail per la morte del giovane. Una situazione figlia di una norma che - alla luce di quanto accaduto - appare altamente contestabile.

Una polemica non innescata dalla famiglia, che sapeva - come ha spiegato il loro legale - di non rientrare nei parametri. Ma per giorni è stato difficile fermare la bufera, tanto che era intervenuta direttamente la direttrice dell’Inail Enza Scarpa:

"La famiglia supera (per quanto di poco) il tetto previsto per la rendita. Di contro  abbiamo riconosciuto l’infortunio mortale sul lavoro subito e questo sarà importante anche ai fini processuali. E anche gli altri aiuti previsti dalla legge sono stati erogati: ci siamo occupati dell’incidente sul lavoro di De Seta dal giorno in cui è accaduto per dare alla famiglia tutto il supporto possibile. L’Inail ha riconosciuto le spese per il funerale”.

Come potrebbe cambiare la legge

Sulla vicenda era intervenuto anche il ministro del Lavoro Marina Calderone:

"Avevo già convocato per il 12 gennaio un tavolo tecnico sulla sicurezza sul lavoro e sui correttivi più urgenti alla normativa al quale parteciperanno tutte le parti sociali e datoriali, i Ministri dell'Università e quello dell'Istruzione, l'Inail e l'Ispettorato nazionale del Lavoro".

"Quando muore un giovane durante un periodo di alternanza scuola-lavoro in azienda è una grave sconfitta per il sistema creato a protezione della vita di ogni lavoratore. Come ministro del lavoro e delle politiche sociali e come mamma sono vicina alla famiglia De Seta,  consapevole che nessun risarcimento economico potrà mai lenire il loro dolore. Ma a questo   si aggiunge anche il senso di profonda ingiustizia che deriva dal vulnus normativo esistente che consente il risarcimento economico ai familiari solo quando a subire l'infortunio mortale è il principale percettore del reddito. Questa regola è vigente da troppo tempo per sopravvivere ancora nel nostro ordinamento e  ha riguardato tante altre famiglie in questi anni".

Dunque, nelle parole del ministro, la volontà di cambiare la norma, includendo probabilmente tutti i membri della famiglia. Staremo a vedere, nella speranza che venga applicata il meno possibile e che si trovi finalmente un modo per garantire maggiore sicurezza per tutti i lavoratori.

 

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