Ergastolano in fuga

Moglie e figlio di 9 anni rientrati a Brescia: il latitante Giacomo Bozzoli non tornerà indietro

il 39enne è stato condannato per aver ucciso e gettato lo zio nell'altoforno dell'azienda di famiglia

Moglie e figlio di 9 anni rientrati a Brescia: il latitante Giacomo Bozzoli non tornerà indietro
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Era andato a parlare con i professori del figlio di nove anni, aveva ritirato la pagella personalmente e presenziato anche alla festa di fine anno del piccolo. Suo padre Adelio, presente in aula quando la Cassazione ha confermato l'ergastolo per Giacomo Bozzoli, si diceva certo che il 39enne fosse a casa, nella villa bresciana che affaccia sul Lago di Garda.

Giacomo Bozzoli

E invece Giacomo Bozzoli - colpevole davanti alla legge di aver ucciso suo zio Mario e di averlo gettato nel forno dell'azienda di famiglia, nel 2015 - è fuggito all'estero. Con lui inizialmente anche moglie e figlio che sono tornati a casa ieri, venerdì 5 luglio 2024..

Giacomo Bozzoli fuggito all'estero con moglie e figlio

L’ultimo accesso su Whatsapp risale alle 3,30 del mattino del 24 giugno 2024. Poi di Giacomo Bozzoli, condannato in via definitiva in Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, si sono perse le tracce.

Mario Bozzoli

La moglie e il figlio sono tornati a casa nel Bresciano e la donna è stata sentita per quattro ore dai Carabinieri, ma ha restituito un racconto lacunoso e a tratti surreale, pieno di non ricordo perché avrebbe perso la memoria in seguito allo shock per la notizia della condanna del marito.

In pratica, Antonella Colossi ha ammesso che la famigliola era andata all'estero già da una decina di giorni. I tre avrebbero soggiornato insieme a Marbella, poi quando dall'Italia è arrivata la notizia della condanna, Bozzoli ha detto addio ai suoi cari.

Mamma e bimbo hanno da lì cominciato un rientro tortuoso, sembra raggiungendo prima la Francia in autostop e poi prendendo un treno giunto alle 14 di ieri in stazione Centrale a Milano. Colossi una volta scesa dal convoglio ha chiamato suo padre e s'è fatta venire a prendere da Chiari.

Bozzoli invece ha evidentemente deciso di provare a evitare il carcere a vita il più possibile, pur sapendo di dover tagliare i ponti con la sua vita "normale" e i suoi affetti. Potrebbe esser diretto in Nordafrica.

"Non è un film americano"

Gli inquirenti hanno spiccato un mandato di cattura internazionale.

Ergastolo confermato per Giacomo Bozzoli: "Uccise lo zio Mario in un agguato e lo gettò nel forno"
Giacomo Bozzoli

"Qualunque cosa abbia architettato per avere un futuro da uomo libero, la vedo complicata", dice uno degli investigatori al Corriere della Sera. "Può funzionare in un film americano, ma nella realtà e possibilità di farcela sono scarse tendenti a zero".

Giacomo Bozzoli non aveva restrizioni di nessun genere. Non gli è mai stato contestato il pericolo di fuga che sarebbe stato motivo di custodia cautelare. Il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli ha spiegato che in un processo indiziario è fisiologico che l’imputato sconti la pena solo dopo la condanna irrevocabile. Lui si è sempre professato innocente.

Perché Bozzoli è stato condannato all'ergastolo

La Corte di Cassazione ha confermato l'ergastolo per Giacomo Bozzoli: il 40enne era stato già condannato alla stessa pena in primo e secondo grado per l'omicidio dello zio Mario Bozzoli, l'imprenditore di 52 anni titolare di una fonderia a Marcheno, in provincia di Brescia. Secondo l'accusa la vittima, svanita nel nulla dalla sera dell'8 ottobre 2015, sarebbe stata uccisa e gettata in un forno.

Secondo la corte d'assise di Brescia Bozzoli, in un primo momento, sarebbe quindi stato vittima di un agguato teso da parte del nipote Giacomo e successivamente buttato nel forno con la complicità dei due addetti al forno stesso: Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi.

Ghirardini, il presunto complice

Quanto al movente, nelle motivazioni della sentenza di secondo grado i giudici spiegavano che dietro l'omicidio ci sarebbero dissidi di tipo economico legati alla fonderia:

"Giacomo è l'unico in cui è risultato coesistere, unitamente all'odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l'interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari" si legge nelle carte. Mario Bozzoli era "colpevole a suo avviso sia di lucrare dalla società, sia di intralciare i suoi progetti imprenditoriali".

E il nipote era l'unico "che ripetutamente e senza freni aveva manifestato il desiderio di ucciderlo". Mario Bozzoli, continuavano i giudici, sarebbe stato ucciso con "atroci modalità", senza che questo provocasse nel nipote Giacomo "alcuna titubanza". Dopo aver commesso "l'orrendo crimine", il nipote si sarebbe in primis preoccupato di "eliminare dal proprio smartphone tutti quei messaggi che avrebbero potuto coinvolgerlo". Per tutto il processo avrebbe infine mantenuto un atteggiamento "freddo e imperturbabile".

In questa brutta vicenda, iconico un test probatorio poi assurto agli onori delle cronache nazionale anche per le contestazioni degli animalisti: era stata gettata nel forno dell'azienda la carcassa di un maiale, per simulare il potenziale reato e confermare che il corpo della vittima potesse essersi effettivamente liquefatto.

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Marino

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