Da prima Brescia

"Uccise lo zio Mario e lo gettò nel forno": ergastolo confermato per Bozzoli, ma nel frattempo lui è scomparso

La Cassazione conferma la condanna: "Bozzoli sarebbe stato ucciso con atroci modalità, senza che questo provocasse nel nipote Giacomo alcuna titubanza"

"Uccise lo zio Mario e lo gettò nel forno": ergastolo confermato per Bozzoli, ma nel frattempo lui è scomparso
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La Corte di Cassazione ha confermato l'ergastolo per Giacomo Bozzoli: il 40enne era stato già condannato alla stessa pena in primo e secondo grado per l'omicidio dello zio Mario Bozzoli, l'imprenditore di 52 anni titolare di una fonderia a Marcheno, in provincia di Brescia, Lombardia. Secondo l'accusa la vittima, svanita nel nulla dalla sera dell'8 ottobre 2015, sarebbe stata uccisa e gettata in un forno.

Mario Bozzoli

Ora che la sentenza è diventata definitiva si presenta un intralcio di non poco conto nella sua esecuzione: il condannato risulta irreperibile. 

Giacomo Bozzoli

Confermato ergastolo per Giacomo Bozzoli, che è irreperibile

La Cassazione non ha rilevato vizi formali o logici nei due precedenti pronunciamenti. In aula non era presente Giacomo Bozzoli, sempre stato in libertà in questi nove anni, e nemmeno la vedova e i figli di Mario Bozzoli.

Presente invece Adelio Bozzoli, padre dell'imputato e fratello dello scomparso e che ha sempre ritenuto innocente il figlio Giacomo.

Per il condannato ora si apriranno le porte del carcere. Ma non si sa dove sia.

La difesa, rappresentata dall’avvocato Luigi Frattini e dal professor Franco Coppi, aveva presentato un ricorso di 145 pagine elencando undici motivi per l’annullamento della sentenza ma la Cassazione non li ha ritenuti validi.

Come racconta Prima Brescia, poche ore dopo la pronuncia della Cassazione un'amara sorpresa: i carabinieri si sono recati a casa di Giacomo Bozzoli, ma di lui nessuna traccia. Nella casa sulla sponda bresciana del Lago di Garda, dove risulta residente, i militari non hanno trovato nessuno.

Il forno in cui sarebbe stato bruciato il corpo di Bozzoli

L'omicidio di Mario Bozzoli e l'esperimento col maiale

La vicenda Bozzoli risale ormai a più di sette anni fa: dell'imprenditore Mario Bozzoli si erano perse le tracce l'8 ottobre 2015; l'ultima volta fu visto alle 19.15 di quello stesso giorno. A destare particolare attenzione la particolare fumata che proprio quella sera si sprigionò dal forno più grande della fonderia della famiglia a Marcheno e che mandò in blocco gli aspiratori.

Aspetto, questo, oggetto di un'attenta analisi da parte degli inquirenti. Proprio per far luce su questo particolare non trascurabile è stato infatti eseguito un tanto contestato esperimento che ha visto sacrificare il maialino soprannominato "Cuore" e che ha portato le associazioni animaliste a protestare per settimane.

Il maialino Cuore

Esperimento che ha dimostrato come il corpo dell'imprenditore di Marcheno possa essere stato, di fatto, bruciato nel forno più grande della fonderia.

Secondo la corte d'assise di Brescia Bozzoli, in un primo momento, sarebbe quindi stato vittima di un agguato teso da parte del nipote Giacomo e successivamente buttato nel forno con la complicità dei due addetti al forno stesso: Giuseppe Ghirardini e Oscar Maggi.

La morte di Ghirardini, presunto complice

Nella ricostruzione di Procura e forze dell’ordine pare che Ghirardini avrebbe ricevuto migliaia di euro in contanti da parte del nipote dell’imprenditore, per prendere parte al delitto. Non si è mai saputo come sia andata veramente, in quanto Ghirardini venne trovato morto in Valcamonica, a pochi passi dalle Case di Viso, probabilmente deceduto per avvelenamento.

Ghirardini, il presunto complice

Questa misteriosa morte si è verificata a soli sei giorni dalla scomparsa dell'imprenditore.
Dopo sette anni è stata archiviata l'inchiesta a carico di Alex e Giacomo Bozzoli: su di loro pendeva l'accusa di istigazione al suicidio di Ghirardini.

I familiari di Ghirardini, al contrario, non hanno mai pensato che l'uomo si fosse davvero suicidato.

Il movente

Quanto al movente, nelle motivazioni della sentenza di secondo grado i giudici spiegavano che dietro l'omicidio ci sarebbero dissidi di tipo economico legati alla fonderia:

"Giacomo è l'unico in cui è risultato coesistere, unitamente all'odio ostinato e incontenibile (...) nei confronti della vittima, anche l'interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari" si legge nelle carte. Mario Bozzoli era "colpevole a suo avviso sia di lucrare dalla società, sia di intralciare i suoi progetti imprenditoriali".

E il nipote era l'unico "che ripetutamente e senza freni aveva manifestato il desiderio di ucciderlo". Mario Bozzoli, continuavano i giudici, sarebbe stato ucciso con "atroci modalità", senza che questo provocasse nel nipote Giacomo "alcuna titubanza". Dopo aver commesso "l'orrendo crimine", il nipote si sarebbe in primis preoccupato di "eliminare dal proprio smartphone tutti quei messaggi che avrebbero potuto coinvolgerlo". Per tutto il processo avrebbe infine mantenuto un atteggiamento "freddo e imperturbabile".

A quasi 10 anni dalla scomparsa di Bozzoli, quando sembrava finalmente messa la parola fine dopo un lungo iter giudiziario sul caso, il nuovo colpo di scena. E ci si chiede, ora, dove sia il nipote Giacomo. 

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