Fondazione per Giulia, Valditara: "Patriarcato finito, colpa dell'immigrazione". Gino Cecchettin: "Mia figlia uccisa da un italiano"
Hanno suscitato dure polemiche le parole del ministro dell'Istruzione durante la presentazione della fondazione a nome di Giulia Cecchettin
Alla Camera dei Deputati, nella giornata di lunedì 18 novembre 2024, è stata presentata la Fondazione Giulia Cecchettin, un’iniziativa nata per promuovere l’educazione all’affettività nelle scuole, con l’obiettivo di contrastare la violenza di genere e i femminicidi.
Nel corso dell’evento, Gino Cecchettin, padre della giovane uccisa un anno fa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha lanciato un appello alla collaborazione:
“La violenza di genere è un fallimento collettivo. Non possiamo permetterci di essere indifferenti. È il tempo di unire le forze per educare e produrre un cambiamento”. Con profonda emozione, ha ribadito che il suo impegno è volto a trasformare il dolore in un’opportunità di crescita collettiva: “Nel nome di Giulia, io posso scegliere di fare crescere l’amore”.
Hanno suscitato critiche le parole del ministro dell'Istruzione Valditara, intervenuto con un video-messaggio che ha, sostanzialmente, derubricato il fenomeno del patriarcato come un residuo culturale. Puntando invece il dito contro l'immigrazione illegale, a suo dire vera responsabile delle violenze sulle donne.
Pronta la replica della sorella di Giulia, Elena Cecchettin:
"Mia sorella uccisa da un ragazzo bianco, italiano e “per bene”.
Le parole di Valditara: l’immigrazione e la lotta al patriarcato
Durante la presentazione, ha suscitato polemiche il video-messaggio del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Il ministro ha collegato l’aumento delle violenze sessuali anche alla “devianza legata all’immigrazione illegale”, un’affermazione che ha acceso il dibattito. Inoltre, Valditara ha sminuito la rilevanza della lotta al patriarcato, definendola una battaglia “ideologica” che “non porta soluzioni”. Ha sostenuto che il patriarcato giuridico in Italia si è concluso con la riforma del diritto di famiglia del 1975, aggiungendo che “ci sono ancora residui di maschilismo e machismo che vanno combattuti”. Per Valditara, la scuola è il luogo da cui partire per una “battaglia culturale”, ma il suo intervento ha evitato di menzionare iniziative concrete attuate dal ministero.
L’intervento di Roccella: radici profonde e misure governative
La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha adottato toni più moderati, sottolineando come la violenza di genere abbia radici profonde, presenti anche in paesi avanzati come la Finlandia. Roccella ha evidenziato le azioni del governo, tra cui il Codice Rosso e la pubblicazione del Libro Bianco per gli operatori del settore, privilegiando però un approccio securitario.
Le reazioni dei familiari: il peso delle parole
Di segno opposto le reazioni di Gino ed Elena Cecchettin alle dichiarazioni del ministro.
Il padre di Giulia, pur senza entrare direttamente in polemica, ha sottolineato la necessità di costruire un fronte comune: “Ci sono valori condivisi e altri su cui dovremo confrontarci”. Ma ribadisce:
"Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano. La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto”, ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera.
Più dura la sorella Elena, che ha criticato aspramente l’intervento:
“Forse, se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione si ascoltasse, non continuerebbero a morire centinaia di donne ogni anno”. Ha poi lodato il lavoro del padre: “Ha raccolto i pezzi di due anni di dolore per aiutare le donne e le famiglie a prevenire la violenza”.
Infine la stilettata:
"Mia sorella uccisa da un ragazzo bianco, italiano e “per bene”.
Le critiche dell’opposizione
Le dichiarazioni di Valditara hanno sollevato un coro di critiche dalle opposizioni. Il segretario di PiùEuropa, Riccardo Magi, ha definito le parole del ministro “una strumentalizzazione razzista”, ricordando che oltre l’80% dei femminicidi in Italia è commesso da cittadini italiani.
Dal Partito Democratico, Alessandra Moretti ha ribadito che “la lotta al patriarcato non è ideologia, ma una battaglia necessaria”.
Anche dal Movimento 5 Stelle condanne simili, descrivendo l’intervento come “delirante e inopportuno”.
Nonostante le critiche, Valditara ha replicato accusando la sinistra di “gettare benzina sul fuoco” e preferire le risse al dialogo costruttivo.
Tirando le somme, l’evento, nato per ricordare Giulia Cecchettin e promuovere un cambiamento culturale, è stato segnato da profonde divergenze. Le parole dei familiari e l’impegno della Fondazione si sono contrapposti alle polemiche sollevate dai messaggi istituzionali.