La tragedia di Montefalcione

Cellulare cade nella vasca e 16enne muore folgorata: "Con un caricabatterie a norma Maria Antonietta si sarebbe salvata"

Secondo la Procura di Avellino il caricabatterie a cui era collegato il cellulare era difettoso: sotto indagine cinque imprenditori, quattro di origini cinesi

Cellulare cade nella vasca e 16enne muore folgorata: "Con un caricabatterie a norma Maria Antonietta si sarebbe salvata"
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Una possibile svolta nelle indagini sul caso di Maria Antonietta Cutillo (in copertina), ragazza di 16 anni morta folgorata lo scorso 2 maggio dopo che il suo cellulare, mentre parlava con un'amica, le è caduto nella vasca in cui si stava facendo un bagno. La Procura di Avellino che indaga sulla tragedia di Montefalcione afferma che se le componenti elettriche del caricabatterie, a cui era collegato lo smartphone di Maria Antonietta, fossero state a norma, la ragazza si sarebbe salvata. Sotto la lente la posizione di cinque imprenditori, indagati per omicidio colposo.

Morte Maria Antonietta Cutillo: il caricabatterie del cellulare era difettoso

Lo scorso 2 maggio 2023, Montefalcione, Comune della provincia di Avellino (Campania), è rimasto improvvisamente scioccato per la morte di Maria Antonietta Cutillo, ragazza di soli 16 anni.

La giovane ha perso la vita in casa mentre si stava facendo il bagno nella vasca e aveva lasciato il cellulare attaccato al caricabatterie. A un certo punto si è sentita con un'amica, quando il cellulare le è scivolato dalle mani, finendo nell'acqua.

Dall'altro capo del telefono l'amica ha sentito gridare e poi non ha più avuto risposte dalla sedicenne. E così ha contattato immediatamente i genitori per dare l'allarme. Mamma e papà si sono precipitati a casa, dove purtroppo hanno trovato la figlia ancora nella vasca, priva oramai di vita, uccisa dal corto circuito generatosi quando il telefono è caduto in acqua.

Sul posto sono arrivati gli operatori del 118, che però non hanno potuto fare nulla per salvare Mariantonietta. Sulla vicenda sono però intervenuti i carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano per eseguire tutte le indagini del caso.

A distanza di quattro mesi circa dalla tragedia, ora è arrivata una possibile svolta. Secondo la Procura di Avellino, infatti, se le componenti elettriche di quel caricabatterie fossero state a norma, la ragazza si sarebbe potuta salvare.

Sequestrato un gran numero di caricabatterie: cinque imprenditori indagati

I carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip del Tribunale di Avellino, nei confronti di 5 imprenditori operanti in Toscana e in Lombardia, quattro dei quali di origine cinese.

Per effetto del provvedimento cautelare è stato sequestrato un gran numero di caricabatterie di fabbricazione cinese, allo stato risultati non conformi agli standard di fabbricazione comunitari e pertanto potenzialmente pericolosi.

I sequestri sono stati eseguiti a Calenzano e Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, Pontedera in provincia di Pisa e Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano.

I cinque imprenditori sono indagati per il reato di omicidio colposo, nonché dei reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci. Le indagini, svolte dai militari della Compagnia di Mirabella Eclano e coordinate dalla Procura di Avellino, che si sono avvalse del contributo del Reparto tecnologie informatiche del Racis, hanno accertato, allo stato degli atti, l'esistenza nella tipologia di caricabatterie utilizzata dall'adolescente di difetti di fabbricazione di uno dei componenti interni.

Più precisamente, riporta il Corriere della Sera, il condensatore ceramico a disco di questo particolare prodotto di importazione cinese, dopo essere stato sottoposto ad accertamenti tecnici non ripetibili, avrebbe mostrato difetti riconducibili alla scarsa qualità tecnica del materiale con il quale tali dispositivi sono realizzati.

Secondo il giudizio del Racis, laddove il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito impiegando componenti elettrici in armonia con i criteri tecnici previsti dal decreto legislativo 86/2016, non si sarebbe verificata la scarica elettrica che ha causato la morte della 16enne. I dispositivi sequestrati inoltre sono risultati privi di foglio di istruzioni d'uso, delle avvertenze di sicurezza e dichiarazioni di conformità “Ce”, così come della marcatura di “classe Y” che le norme tecniche richiedono per i dispositivi elettronici di tale specie.

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