DA PRIMA FIRENZE

Bastano delle larve per dire che i "compagni di merende" del Mostro di Firenze non esistono?

Un esperimento smentirebbe il superteste Lotti, che raccontò d'aver fatto il "palo" per Vanni e Pacciani durante l'ultimo delitto degli Scopeti

Bastano delle larve per dire che i "compagni di merende" del Mostro di Firenze non esistono?
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Sono sufficienti delle larve per stabilire che i "compagni di merende" del Mostro di Firenze non esistono e che quindi il postino amico di Pietro Pacciani, ovvero Mario Vanni, non c'entra nulla con la più celebre catena di delitti compiuti da un serial killer in Italia?

Difficile. Il punto è questo: il "superteste" oculare Giancarlo Lotti (in copertina: Vanni, Pacciani e Lotti), anche lui sedicente compagno di merende dei due, aveva detto che Vanni e Pacciani avevano commesso l'ultimo delitto del "Mostro", quello dei fidanzati Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot alla piazzola degli Scopeti a San Casciano Val di Pesa, la domenica 8 settembre 1985.

Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot

Ora, da un recente esperimento con delle larve, è saltato fuori che i corpi dei ragazzi francesi scoperti senza vita nella loro tenda da campeggio lunedì 9 settembre da un cercatore di funghi in avanzato stato di decomposizione, sarebbero difficilmente compatibili con una morte avvenuta solo poche ore prima.

Delitto degli Scopeti

L'esperimento è partito dalla richiesta di revisione della sentenza di condanna del Vanni avanzata da un nipote che vuole riabilitarne la memoria. Un dettaglio? Eh, no, perché l'unica verità giudiziaria al momento ufficiale sul Mostro passa proprio per la condanna del 31 maggio 1999 nei confronti dei "compagni di merende" Lotti e Vanni, che - se non fosse morto nel frattempo il 22 aprile 1999 - avrebbe quasi sicuramente portato a una nuova condanna anche di Pacciani (che era stato ritenuto colpevole in primo grado e poi assolto in Appello).

Insomma, se le larve riabilitassero il Vanni, crollerebbe a cascata tutto il castello.

Con anche un parziale deficit mentale, il "compagno di merende" Lotti non è mai stato in effetti un testimone "granitico". Confusionario, ha ritrattato nel tempo dettagli e ricostruzioni: è semplicemente possibile che si sia sbagliato sulla data del giorno del delitto. Che basti questo a smontare l'impianto sembra difficile. Certo, si potrebbe dire per contro che la sua inaffidabilità di fondo mini proprio alle basi la solidità del verdetto contro i "compagni di merende", ma questa è altra faccenda… qui di larve si parla.

Dopo l'esperimento con le larve: "Ora rifacciamo il processo"

L'esperimento giudiziale fatto in questi giorni alla piazzola di Scopeti, dove i due francesi poi assassinati avevano piazzato la loro tenda, potrebbe comunque demolire, in linea teorica, la versione raccontata da Giancarlo Lotti e spianare la strada verso la revisione della condanna di Mario Vanni, come chiesto dal nipote del postino di San Casciano.

Nei giorni scorsi, nella radura di Scopeti è stata montata una canadese molto simile a quella della coppia di turisti. Dentro è stata posta della carne che, con il passare delle ore, ha iniziato il suo normale decorso: due entomologi hanno quindi osservato, cronometro alla mano, l'arrivo di larve e mosche. Una fauna cadaverica che sarebbe paragonabile a quella presente sul cadavere della vittima, stando alle foto delle autopsie.

Delitto degli Scopeti

Secondo l'esame di parte, l'omicidio sarebbe avvenuto prima dell'otto settembre, il sabato sera o addirittura il venerdì e, dunque, Lotti avrebbe mentito.  I risultati smentirebbero in maniera categorica le dichiarazioni del teste oculare, secondo Fabiola Giusti che, con Stefano Vanin, due luminari dell'entomologia forense - scienza che quarant'anni fa non era ancora sviluppata al livello di conoscenze attuale - ha ricreato, nello stesso luogo e nei medesimi giorni del mese, l'ambiente in cui, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre, il cercatore di funghi Luca Santucci s'imbatté per caso nei due cadaveri.

La richiesta di rifare il processo a Genova

Adesso gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, con la relazione dei loro consulenti, depositeranno entro l'anno la richiesta di revisione del processo che si concluse con la condanna di Vanni.

"Nè Pacciani, nè Vanni, nè tantomeno Lotti sono gli autori di questi ultimi delitti del Mostro - sono le parole dell'avvocato Antonio Mazzeo del foro di Pistoia che difende gli eredi di Mario Vanni, riportate da Prima Firenze - Stando agli ultimi fatti, siamo di fronte a un elemento decisivo per chiedere la revisione del processo perché una delle cose che Lotti ha sostenuto fino alla morte è che tutto era avvenuto l'otto settembre. A noi interessa mettere in discussione la condanna dei compagni di merende. Non esistono i compagni mostri che lavorano su commissione, l'autore era uno solo e non è nessuno di quelli che sono stati condannati".

Il tribunale competente per la richiesta di revisione sarà quello di Genova, che in passato -  correva l'anno 2004 - aveva già respinto una richiesta analoga presentata dal difensore di allora di Vanni, l'avvocato Nino Filastò.

Il videoservizio di Italia7, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek: 

 

Il delitto degli Scopeti

Dopo il settimo delitto, passa un anno di terrore, prima che il mostro torni in azione. Una anno di paura: tutti sanno benissimo che lui tornerà.

A San Casciano, 20 chilometri a Sud di Firenze, c’è uno spiazzo fra i cipressi, lungo via degli Scopeti, a non molta distanza dal cimitero americano.

Forse Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, in vacanza in Italia, non sanno nemmeno della faccenda del mostro.

Lui ha 25 anni e fa il musicista, lei ne ha 36 e s’è appena separata dal marito: insieme se ne vanno dal paesino francese di Audincourt per trascorrere un periodo di ferie e approdano per caso agli Scopeti: posteggiano la Volkswagen bianca e accanto montano la loro tendina blu.

Delitto degli Scopeti

Qualcuno taglia con un coltello la tenda da dietro, qualcun altro invece è sul lato dove si trova l’ingresso e spara. Il ragazzo viene inseguito e finito col coltello mentre prova a scappare. Lei viene tirata fuori dalla tenda e mutilata del pube e del seno sinistro, poi l’assassino riporta il corpo nella tenda.

L’intento è quello di ritardare il ritrovamento (essendo stranieri fra l'altro difficilmente sarebbe stato lanciato un allarme per la loro scomparsa) e lanciare una macabra provocazione all'indirizzo degli inquirenti: il mostro infatti invia al sostituto procuratore Silvia Della Monaca una busta contenente il capezzolo della ragazza, ma il colpo di teatro non va in porto, perché due ore prima della consegna della missiva un cercatore di funghi si imbatte nei cadaveri.

La scia di sangue lasciata dal mostro di Firenze finisce qui, nel settembre 1985, 11 anni dopo il primo delitto "ufficiale" e ben 17 dopo il cosiddetto delitto zero del 1968 (quello di Antonio Lo Bianco e Barbara Locci, uccisi a Signa), che però venne associato al Mostro quasi fortunosamente - per intuizione investigativa di un maresciallo dei Carabinieri - e scoperto solo in seguito, ovvero nel 1982, dopo che il "killer delle coppiette" ne aveva già uccise quattro.

daniele.pirola@netweek.it

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