Arrestato Matteo Messina Denaro: era latitante da 30 anni
Aveva fatto perdere le sue tracce nell'estate del 1993. L'arresto 30 anni e un giorno dopo quello di Totò Riina
Matteo Messina Denaro è stato arrestato. Il boss era latitante da 30 anni e ricercato numero uno in Italia. L’uomo si trovava ricoverato in day hospital nella clinica privata "Maddalena" di Palermo.
Arrestato Matteo Messina Denaro
Nato a Castelvetrano il 26 aprile 1962, era capo del mandamento di Trapani e boss indiscusso della mafia nella provincia siciliana. Dopo gli arresti e le scomparse di personaggi del calibro di Totò Riina e Bernardo Provenzano, era probabilmente il più importante malavitoso in circolazione, arrivando a esercitare il proprio potere ben oltre la provincia trapanese, anche se molti sostengono che negli ultimi anni si fosse dedicato esclusivamente alla propria latitanza.
Era l'ultimo dei boss mafiosi di spicco ancora latitante.
Dopo 30 anni di latitanza, catturato dai #Carabinieri il boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. Si trovava all’interno di una struttura sanitaria dove si era recato per sottoporsi a terapie cliniche pic.twitter.com/4oO4xNCIjf
— Arma dei Carabinieri (@_Carabinieri_) January 16, 2023
Era "scomparso" trent'anni fa
Di lui non c'era traccia dall'estate 1993, da quando andò in vacanza a Forte dei Marmi insieme ai fratelli Filippo e Giuseppe Graviano. Da quel momento si rese del tutto irreperibile. Da allora nei suoi confronti venne emesso un mandato di cattura per associazione mafiosa, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materiale esplosivo, furto e altri reati minori.
Gli omicidi
Era stato condannato all'ergastolo per decine di omicidi. Tra questi il più efferato che si ricordi fu quello del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito Santino, che aveva rilasciato dichiarazioni sulla strage di Capaci. Il bambino, dopo 779 giorni di prigionia, fu strangolato e sciolto nell'acido. Messina Denaro fu accusato di avere un ruolo anche nelle stragi del '92, costate la vita ai giudici Falcone e Borsellino, negli attentati del '93 a Milano, Firenze e Roma.
Trent'anni dopo l'arresto di Totò Riina
Per una coincidenza, tra l'altro, l'arresto di Messina Denaro è avvenuto a trent'anni quasi esatti da quello di Totò Riina, un altro uomo che ha fatto la storia di Cosa Nostra. Il boss corleonese fu infatti arrestato a Palermo il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza.
Quel giorno i carabinieri intercettarono l'auto del capomafia appena uscita dal residence di via Bernini in cui viveva da tempo con la famiglia. L'operazione fu condotta dal gruppo guidato dal Capitano Ultimo; con loro il pentito Baldassare Di Maggio che riconosce Salvatore Biondino e Totò Riina a bordo di una Citroen ZX. Riina, seduto sul sedile passeggero dell'utilitaria guidata da Salvatore Biondino, viene bloccato intorno alle 8,30 sulla rotonda di via Leonardo da Vinci. Il capitano Ultimo aprì lo sportello:
"Riina, lei è catturato per mano dei carabinieri".
Gli elogi di Mattarella e Meloni e dei palermitani
Un'operazione importante per lo Stato, come dimostrano anche le dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della premier Giorgia Meloni.
Il capo dello Stato si è congratulato con l'Arma dei Carabinieri e con il ministro dell'Interno per esprimere la propria soddisfazione per l'accaduto.
Il Presidente della Repubblica Sergio #Mattarella ha telefonato questa mattina al Ministro dell’Interno e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri per esprimere le sue congratulazioni per l’arresto di Messina Denaro, realizzato in stretto raccordo con la magistratura
— Quirinale (@Quirinale) January 16, 2023
Complimenti alle Forze dell'ordine sono arrivati anche dalla presidente del Consiglio dei ministri.
"Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi di fronte alla mafia. All'indomani dell'anniversario dell'arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata, Matteo Messina Denaro, viene assicurato alla giustizia.
I miei più vivi ringraziamenti, assieme a quelli di tutto il Governo, vanno alle forze di Polizia, e in particolare al Ros dei Carabinieri, alla Procura nazionale antimafia e alla Procura di Palermo per la cattura dell'esponente più significativo della criminalità mafiosa.
La prevenzione e il contrasto della criminalità mafiosa, come attesta il fatto che il primo provvedimento dell'Esecutivo ha riguardato il regime penitenziario duro per i mafiosi, continueranno ad essere una priorità assoluta di questo Governo".
A Palermo, invece, la popolazione ha applaudito i Carabinieri, ringraziandoli per l'operazione: