"Con l'euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando di più". Vent'anni dopo lo possiamo dire: non è andata così...
La frase di Prodi su quale sarebbe stato il suo impatto è entrata nella storia. Ma non è stata proprio profetica...
"Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più".
La frase (pronunciata nel 1999 dall'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi) è ormai entrata nelle pagine dei libri di storia e in tanti, sotto sotto, ci avevano sperato. La realtà, dopo 20 anni, pare però decisamente diversa. Si lavora uguale (se si lavora meno è perché purtroppo alcune attività non ci sono più o hanno delocalizzato), si guadagna uguale, ma si spende di fatto di più perché è aumentato il costo della vita. Ecco perché i 20 anni dell'euro che si celebrano in questi giorni, si presentano con tante ombre e poche luci.
Vent'anni di euro, un compleanno con ben poco da festeggiare
Si inaugurano oggi, lunedì 28 febbraio 2022, a partire dalle 12 le "Celebrazioni ufficiali della Lira italiana e l'Euro" con molte iniziative in tutta Italia. Ad aprire la manifestazione, dalla Fontana di Trevi a Roma, sarà Mara Venier, testimonial e madrina.
Ma probabilmente in pochi vorranno festeggiare il compleanno della moneta unica. Già, perché parliamo di una ricorrenza dal sapore agrodolce, evidenziato dall'indagine promossa qualche tempo fa da Altroconsumo. Non senza però qualche sorpresa.
La vita degli italiani e il loro portafogli sono cambiati, ma è opinione ormai acclarata che ciò non sia avvenuto in meglio. Qualche esempio rende bene l'idea e toglie dal campo quasi tutti i dubbi.
Il "caro" euro nella vita di tutti i giorni
Basta prendere in mano i listini e le tariffe di 20 anni fa e quelli di oggi.
Nel 2001 un caffè al bar costava in media 0,46 euro, per la classica pizza e bibita vent'anni fa si spendevano 5,50 euro, un biglietto dell'autobus valeva 1.500 lire (0,77 euro).
Oggi quella stessa tradizionale e immancabile abitudine degli italiani costa più di 1 euro, per mangiare in pizzeria (altra abitudine tra le più amate degli italiani) bisogna tirare fuori in media 9,66 euro.
Anche per un altro "totem" del tempo libero, il cinema, il prezzo è aumentato, mentre per salire sui mezzi pubblici bisogna avere in mano un biglietto da 1,50 euro (2 se parliamo di Milano).
Una "fotografia" cambiata in tutti i settori
Ma anche guardandosi intorno, si può vedere come la situazione sia cambiata. Costano di più praticamente tutti gli elettrodomestici (ad eccezione di notebook, macchinette del caffè, lavastoviglie e forni a micro onde), il pane, il carburante, l'energia elettrica.
Una parziale consolazione è data da offerte e promozioni: in particolari situazioni, con un occhio attento a pubblicità e volantini, la spesa nei supermercati molte volte può costare meno.
Vent'anni di euro, il ruolo dell'inflazione
In queste variazioni (al rialzo dei prezzi, al ribasso del potere d'acquisto) ha evidentemente rivestito un ruolo fondamentale l'inflazione.
Negli ultimi vent'anni i prezzi sono aumentati complessivamente del 33,4% a fronte di un tasso di inflazione annua del 3,8%, secondo l'Istat.
Anche in questo caso con una parziale consolazione: gli ultimi anni hanno fatto segnare una crescita meno netta: tra il 2019 e il 2020 infatti i prezzi sono diminuiti dello 0,1%, mentre nel biennio 2019-2021 la crescita si è attestata allo 0,27%.
Quadro mutato, ma non drammatico
Al tirar delle somme, il quadro presentato da Altroconsumo ci presenta un'immagine diversa dell'Italia, ma non drammatica.
Certo, di recente, prima la crisi, poi il Covid hanno inciso molto.
Quello sull'Euro è dunque un giudizio difficile e sicuramente in chiaroscuro. A pesare sui detrattori della moneta unica è forse proprio quell'alta aspettativa che si era creata. Perché, che si lavori un giorno in meno, guadagnando di più è in effetti una frase passata alla storia, ma non certo per la sua valenza profetica...