Variante Omicron: c'è (già) il vaccino italiano. Cosa succede ora
Takis: "Grazie a tutto quello che abbiamo imparato dall'inizio della pandemia, abbiamo disegnato il vaccino Covid-eVax, versione Omicron, in poche ore".
E' massima allerta per la variante sudafricana Omicron, già arrivata in Europa - Italia compresa - e diffusa in diversi Paesi del mondo. Al momento non è ancora opportuno sbilanciarsi: ancora non è chiaro, infatti, se questa variante (così attenzionata per via del numero enorme di variazioni, che potrebbero aumentare la trasmissibilità e la capacità di eludere gli anticorpi) buchi i vaccini. Nell'incertezza i colossi farmaceutici di tutto il mondo si stanno già muovendo, non soltanto Moderna - che ha annunciato un vaccino contro Omicron pronto per l'inizio del 2022 - ma anche l'italiana biotech Takis che annuncia: pronta in Italia la prima piattaforma di un vaccino anti Covid-19 progettato in modo specifico per contrastare la variante Omicron, si prevede di poter cominciare i test preclinici fra poche settimane.
Omicron: un vaccino italiano già pronto?
L'azienda, in collaborazione con la Rottapharm Biotech, è al lavoro da tempo sul vaccino Covid-eVax, sperimentato nella fase 1 nell'uomo. Il vaccino contro la variante Omicron è un vaccino di seconda generazione, basato cioè sulla stessa piattaforma del vaccino Covid-eVax. La stessa piattaforma è stata finora adattata alle varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta e sperimentata con successo negli animali.
Luigi Aurisicchio, amministratore delegato e direttore scientifico della Takis, ha chiarito:
"Grazie a tutto quello che abbiamo imparato dall'inizio della pandemia, abbiamo disegnato il vaccino Covid-eVax, versione Omicron in poche ore e in poche settimane saremo in grado di testarlo nei modelli preclinici. Mentre cerchiamo di sconfiggere la pandemia, è imperativo essere proattivi mentre il virus si evolve. Negli scorsi mesi abbiamo generato quasi in tempo reale modifiche di Covid-eVax contro le varianti Alpha, Beta, Gamma, Delta e tante altre, dimostrandone l'immunogenicità in modelli animali. A differenza delle precedenti varianti, Omicron presenta un alto numero di mutazioni nuove, per questo motivo è difficile prevedere se i vaccini attuali siano ancora protettivi: ecco perché ci stiamo muovendo il più velocemente possibile per adattare il nostro vaccino anche contro questa variante".
Lucio Rovati, presidente e direttore scientifico di Rottapharm Biotech, ha aggiunto:
"E' però fondamentale avere a disposizione più piattaforme tecnologiche vaccinali come Covid-eVax, che siano prontamente adattabili a eventuali nuove varianti come richiamo della risposta immunitaria precedentemente indotta da altre piattaforme vaccinali, o per l'utilizzo in Paesi dove non c'è attualmente disponibilità di vaccini. Visto l'impatto della pandemia sulle nostre vite e sull'economia mondiale, l'Italia può fare la sua parte e mettere a disposizione la propria esperienza".
Il problema sono ancora una volta i fondi:
"Resta il fatto - osserva Aurisicchio - che la mancanza dei finanziamenti attualmente ci impedisce di proseguire gli studi clinici per portare avanti lo sviluppo di questo vaccino italiano. Ci auguriamo che l'Italia con le risorse del Pnrr possa effettuare investimenti strategici e favorire la ricerca italiana per rendere il Paese più competitivo nel mondo delle biotecnologie".
I tempi
Per farsi un'idea concreta dei tempi, dobbiamo iniziare a chiarire cosa significa "test preclinici" e dove si collocano nella "catena di montaggio" del vaccino.
La prova preclinica serve per dimostrare la sicurezza di nuovi vaccini prima che possano essere esaminati sugli esseri umani. I nuovi vaccini, come quelli per Covid-19, devono passare con la fase di prova preclinica rigorosa come componente di un più ampio, ciclo di sviluppo di un vaccino. Si tratta quindi della fase che precede la sperimentazione sugli esseri umani.
Superato questo scoglio si passa alla vera e propria sperimentazione clinica che, come spiega l'Istituto Superiore di Sanità, include tre fasi di studi:
Studi di fase 1: generalmente condotti su volontari sani per l’identificazione della dose ottimale e la valutazione della sicurezza nell’uomo.
Studi di fase 2: a carattere esplorativo e condotti su piccoli gruppi di persone, generalmente meno di 100.
Studi di fase 3: disegnati allo scopo confermativo e condotti su migliaia o decine di migliaia di persone.
Cosa si intende, invece, per vaccini di seconda generazione? Sieri con anticorpi e risposte immunitarie protettive ad ampio spettro, che ci difendano dalle future e insidiose varianti, perfezionando e superando le formule di quelli già approvati in un'ottica di adeguamento, sempre più mirato ed efficiente, in relazione anche alle mutazioni del virus. Omicron docet.