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Vaccini Covid adattati alle varianti: cosa sono e quando arriveranno in Italia

Pfizer al lavoro per creare un unico vaccino bivalente diretto contro le varianti al momento prevalenti (oggi Omicron) aggiunte ai ceppi originari.

Vaccini Covid adattati alle varianti: cosa sono e quando arriveranno in Italia
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Vaccini anti Covid alle varianti: cosa si intende, precisamente, con questa definizione? Ma soprattutto a che punto siamo e chi li sta sviluppando? Cosa cambia rispetto ai sieri attualmente utilizzati? Tracciamo un quadro della situazione con ciò che si sa ora sull'argomento.

Vaccini adattati alle varianti: cosa sono e a che punto siamo

Attualmente la quarta dose, prevista in Italia per soggetti immunocompromessi, per over 80, ospiti delle Rsa e fragili dai 60 anni in su, viene eseguita con i vaccini del 2021, preparati con il Coronavirus originario (quello di Wuhan, per intenderci). Nessuna delle aziende produttrici ha ancora messo a punto una versione definitiva ed aggiornata per le varianti del Sars-Cov-2 che si sono susseguite, sebbene i vaccini in uso risultino comunque efficaci nel prevenire la malattia grave, pur proteggendo poco - per esempio - dal contagio con Omicron.

Il presidente di Pfizer, Albert Bourla, si augura di avere - entro l'autunno - un vaccino contro le varianti mutate: ovvero aggiornato in base al "cammino" del virus. Ma, al momento, non è pensabile parlare di date certe.

"Una strada è arrivare a un unico vaccino bivalente diretto contro le varianti al momento prevalenti (oggi è Omicron) aggiunte ai ceppi originari (quelli di Wuhan). La sperimentazione è cominciata a fine 2021. La piattaforma utilizzata è sempre quella a Rna messaggero che permette una modifica in tempi rapidi ai quali però bisogna aggiungere quelli necessari per la sperimentazione e la richiesta di autorizzazione agli enti regolatori", spiega Valentina Marino, direttore medico di Pfizer Italia.

Anche Moderna non rimane al palo: lo scorso mese di marzo l’avvio di uno studio di fase 2 su un candidato vaccino bivalente da somministrare come richiamo e disegnato sulla variante Omicron, prodotto con la tecnica dell’Rna messaggero. Il ceppo virale che sta circolando nel mondo attualmente, in netta prevalenza sulle altre, sarà abbinato a quello presente nel vaccino oggi utilizzato (basato sui ceppi di Wuhan).
Per l'estate del 2023, tra l’altro, la stessa società vorrebbe proporre un prodotto che contenga sia gli antigeni del Covid sia quelli dell'influenza, così da proporre in una volta sola un vaccino unico per entrambe le infezioni. Pfizer invece sta sperimentando esclusivamente il vaccino aggiornato.

Cosa succederà in autunno?

Il direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), Nicola Magrini, ha parlato di quello che potrebbe aspettarci nei prossimi mesi:

"Nella lotta al Covid-19 il vaccino pan-coronavirus è l'obiettivo: avrà tempi più lunghi ma non troppo più lunghi. Intanto arriveremo al prossimo richiamo con un vaccino adattato, con o senza virus influenzale, in autunno”.

Pfizer e Moderna, in particolare, hanno anche già iniziato le sperimentazioni sull’uomo e l'Agenzia europea per i medicinali (Ema), valuterà i dati relativi a sicurezza ed efficacia presumibilmente entro giugno. Momento nel quale si comprenderà meglio se effettivamente occorra mettere in produzione un nuovo vaccino o meno.

E' ancora presto anche per dire se sarà necessario (o obbligatorio) per tutti sottoporsi all'inoculazione.

Come si adatta un vaccino

Ma come viene "adattato" un vaccino? La sequenza dell'Rna va modificata per risultare fedele a quella della proteina Spike della nuova variante, dopo che la stessa ha raccolto una trentina di mutazioni rispetto agli inizi della pandemia. Siamo ancora in fase di sperimentazione, prima dell'estate non avremo risposte certe ma solo ipotesi sul tavolo.

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