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University ranking: Sapienza sugli allori per la quinta volta, ma l'Italia non brilla

Il 37% delle posizioni italiane ha registrato un peggioramento rispetto all’anno scorso, mentre solo il 12% ha migliorato la propria posizione (contro il 19% del 2024)

University ranking: Sapienza sugli allori per la quinta volta, ma l'Italia non brilla
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La quindicesima edizione del QS World University Rankings by Subject, pubblicata da Times Higher Education (THE), offre una panoramica approfondita sulla qualità degli atenei a livello globale. Questa classifica analizza oltre 1.700 università in 100 Paesi, suddividendole in 55 discipline accademiche e 5 macroaree di studio. L'Italia si distingue per la sua ampia presenza, posizionandosi settima al mondo per numero di voci in classifica e per università classificate, ma il quadro generale presenta luci e ombre.

Le eccellenze italiane

L'Italia conferma il suo prestigio accademico con ben sette piazzamenti nelle Top 10 globali. Un risultato di rilievo è il primato mondiale della Sapienza di Roma negli Studi classici e di storia antica, mantenuto per il quinto anno consecutivo. Anche la Scuola Normale Superiore di Pisa si distingue in questa disciplina, pur scivolando all'ottavo posto (-3 rispetto al 2024).

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La Sapienza, Roma

Un'altra new entry di rilievo è l'Iuav di Venezia, che guadagna sei posizioni e si piazza nona al mondo per Storia dell'arte. Il Politecnico di Milano si fa notare con un doppio posizionamento: sesto in Arte e design e settimo in Architettura. Anche la Bocconi di Milano rientra tra le migliori, conquistando la settima posizione per Marketing e la decima per Studi di economia e gestione.

Il Politecnico di Milano

L’Italia nel contesto europeo: seconda solo alla Germania

Nel confronto con gli altri Paesi europei, l’Italia si colloca al secondo posto per numero di università classificate, preceduta solo dalla Germania. Anche per numero di posizionamenti nella Top 10 mondiale per discipline, il nostro Paese è secondo in Europa, con sette presenze, superando Francia (6) e Germania e Giappone (3 ciascuno). Tuttavia, rispetto al 2024, l’Italia ha perso una posizione nella Top 10, mentre i Paesi Bassi dominano in Europa con 14 piazzamenti tra le migliori al mondo.

Un quadro in chiaroscuro

Se da un lato l'Italia può vantare una forte presenza nella classifica QS, dall'altro emergono segnali preoccupanti. Ben il 37% delle posizioni italiane ha registrato un peggioramento rispetto all’anno scorso, mentre solo il 12% ha migliorato la propria posizione (contro il 19% del 2024). Il 40% delle posizioni è rimasto stabile, mentre la flessione complessiva è del 25%.

Le 56 università italiane presenti in classifica hanno ottenuto complessivamente 632 piazzamenti, con un incremento di 55 rispetto alla scorsa edizione. Tuttavia, nelle cinque macroaree di studio (Arti e scienze umane, Ingegneria e tecnologia, Scienze della vita, Scienze naturali e Scienze sociali), la performance italiana è migliorata solo del 19%, con il 31% delle posizioni in peggioramento e solo il 15% stabili.

Il confronto globale: USA e UK dominano la scena

A livello internazionale, le università statunitensi restano le più competitive, primeggiando in 32 discipline, quasi il doppio rispetto al Regno Unito, che ne domina 18. Harvard si conferma l’ateneo più performante, con 19 primi posti, seguita dal MIT (Massachusetts Institute of Technology), che guida 12 discipline.

Le cause delle difficoltà italiane

Secondo Ben Sowter, vicepresidente senior di QS, il ranking evidenzia non solo la qualità della formazione universitaria, ma anche i fattori chiave per raggiungere l’eccellenza globale. Investimenti mirati, collaborazione internazionale e legami con l’industria sono determinanti per la ricerca, l’innovazione e le prospettive occupazionali.

Università italiana

L’Italia, pur avendo una solida tradizione accademica e alcune eccellenze riconosciute a livello globale, fatica a mantenere un trend di crescita costante. La mancanza di finanziamenti adeguati, il ritardo nell’internazionalizzazione e la difficoltà nel rafforzare i legami con il mondo del lavoro potrebbero spiegare il calo di molte posizioni nel ranking. Investimenti, innovazione e maggiore apertura internazionale potrebbero essere le chiavi per garantire un futuro più solido all’istruzione superiore italiana.

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