Stop velox selvaggi: nel decreto Salvini, niente rilevatori su zone 30 e strade sotto i 90 all'ora
“Gli autovelox dovranno essere omologati a livello nazionale e i sindaci dovranno spiegare perché li mettono e dove”
Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini ha preso nuovamente di petto la questione autovelox, mettendo i puntini sulle i:
“Gli autovelox dovranno essere omologati a livello nazionale e i sindaci dovranno spiegare perché li mettono e dove”.
Complice la sollevazione popolare a evidente favore di Fleximan (colui che ha distrutto, con tanto di emulatori, un significativo quantitativo di Autovelox nel Nordest, diventando anche una maschera di Carnevale applaudita dalle folle), il leader del Carroccio decide di entrare a gamba tesa nella questione, promettendo anche un nuovo Codice della strada.
Il vicepremier, insomma, sposa a viso aperto le critiche dei cittadini nei confronti dei rilevatori installati "per fare cassa".
"Negli autovelox non c'è assolutamente nulla di sbagliato se vengono messi per salvare vite vicino alle scuole, agli ospedali, nelle strade dove ci sono tanti incidenti. Se vengono moltiplicati dalla sera alla mattina anche su stradoni a due corsie per fare cassa e tassare gli automobilisti, sono semplicemente un'altra tassa”, chiarisce il vicepremier.
Salvini: "No autovelox per fare cassa"
"Stiamo lavorando al nuovo codice della strada per ridurre morti, incidenti e feriti. Gli autovelox dovranno essere omologati a livello nazionale e i sindaci dovranno spiegare perché li mettono, dove e con quale motivazione. Come ministero siamo impegnati per limitare il moltiplicarsi degli autovelox "fai-da-te" ovunque. I rilevatori di velocità sono utili nei punti e nelle strade più a rischio ma non possono essere piazzati ovunque, senza alcuna motivazione di sicurezza, solo per tartassare lavoratori e automobilisti".
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Già a giugno il ministro delle infrastrutture e dei trasporti aveva dichiarato "Abbiamo pronto lo schema di decreto interministeriale col quale gli autovelox saranno approvati e omologati uniformemente in tutta Italia e con cui saranno definite le condizioni per le installazioni e l’esercizio dei dispositivi, con regole certe, sanzioni giuste e diritto alla difesa dei cittadini”.
Cosa contiene il decreto per marzo 2024?
Veniamo dunque al decreto ad hoc, ancora fermo ai box. Abbozzato a giugno 2023, il ddl governativo sulla riforma del Codice della Strada (riforma che, tra altre misure, include anche un protocollo unico e riconosciuto in tutta Italia per le procedure di approvazione e omologazione dei sistemi di rilevazione della velocità) venne approvato dal Consiglio dei Ministri il 18 settembre 2023. Attualmente il testo è al vaglio della Commissione Trasporti: il 1° marzo 2024 approderà alla Camera, poi il passaggio in Senato.
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Al netto di quando, realmente, il decreto si concretizzerà, vediamo cosa contiene al suo interno.
Attualmente, il vigente Codice della strada stabilisce che gli apparecchi per il controllo della velocità, noti come autovelox, possono essere installati sulle strade comunali senza la necessità di presenza di un agente. È sufficiente che tali dispositivi siano chiaramente visibili e segnalati da opportuni cartelli posti ad almeno 80 metri di distanza.
In prospettiva, è prevista l'emanazione di un nuovo decreto a marzo, il quale includerà delle restrizioni per i dispositivi di rilevazione della velocità.
I dispositivi non potranno poi essere installati nelle strade urbane in cui vigono dei limiti di velocità inferiori ai 50 chilometri orari. Niente da fare, quindi, per le zone 30, come quella istituita di recente a Bologna.
Nelle strade provinciali e regionali, invece, il divieto di autovelox riguarda quelle con un limite di velocità inferiore ai 90 chilometri orari. Per le strade extraurbane si può infatti ricorrere agli autovelox solo se il limite di velocità imposto non venga ridotto di oltre 20 chilometri orari rispetto a quello previsto per quel tipo di strada, che è 110 chilometri orari nelle extraurbane principali. L’obiettivo è quello di vietare che vengano fissati più limiti di velocità che variano bruscamente sullo stesso tratto, a poca distanza uno dall’altro, mettendo in difficoltà gli automobilisti.
Viene anche precisato che fuori dai centri abitati debba esserci almeno un chilometro tra l'avviso della presenza dell'autovelox e l'apparecchio in funzione. Anche per il centri storici è prevista una distanza minima tra la segnalazione e il dispositivo, che non è stata però ancora definita esattamente.
Ulteriori dettagli includono la specifica che gli autovelox potranno essere installati solo in situazioni di comprovate necessità legate alla sicurezza e dovranno ottenere l'autorizzazione preventiva della Prefettura.