Smart working, 6 italiani su 10 hanno adattato la propria casa per lavorare da remoto
Trasformare una stanza in un ufficio o acquistare una sedia più ergonomica per svolgere al meglio il lavoro da casa.
La pandemia da Covid-19 ha segnato nel profondo la vita di tutti i giorni, producendo importanti cambiamenti soprattutto nelle modalità di lavoro tradizionali. Prima il lockdown e poi la normativa sul distanziamento hanno reso necessario la graduale affermazione dello smart working, divenuto ormai un'abitudine consolidata per una grandissima percentuale di italiani, i quali, sono arrivati persino a rivoluzionare la propria abitazione per riuscire a lavorare nel migliore dei modi, anche se non in ufficio. Un'indagine statistica sullo smart working, per l'appunto, ha evidenziato come 6 lavoratori su 10 abbiano adattato la propria casa alle esigenze del lavoro da remoto.
Sei italiani su 10 hanno adattato la casa allo smart working
Ora che la situazione della pandemia da Covid-19 sembra essersi data una regolata, la prassi dello smart working è leggermente rientrata, anche se tuttora un terzo dei lavoratori (il 32%) ha la possibilità di lavorare da remoto e di recente il governo lo abbia riproposto in maniera semplificata fino a fine anno. Per tutti loro la casa si è trasformata in un luogo dove esercitare la propria professione, tant'é vero sono diversi gli italiani ad averla adattata in base alle esigenze dello smart working.
Dall'indagine di Taskrabbit, un network globale che mette in contatto chi ha bisogno di una mano per lavori dentro e fuori casa con tasker competenti e affidabili, condotta da GPF Inspiring Research, è infatti emerso questo quadro generale:
- il 33% ha deciso di rivoluzionare una stanza per ricreare l’ufficio
- il 23% di acquistare una sedia ergonomica da poter utilizzare per più ore consecutive
- il 7% ha deciso di insonorizzare una o più pareti per non essere disturbato durante l’orario lavorativo
C'è anche chi cambia casa a causa dello smart working
La ricerca di Taskrabbit, inoltre, delinea anche i fattori che spingerebbero gli abitanti del nostro Paese a cambiare casa per poter svolgere al meglio il proprio lavoro:
- il 56% degli intervistati che lavora in smart working si trasferirebbe in un nuovo appartamento per una connessione Wi-Fi migliore
- il 50% per una casa in una zona più bella e confortevole
- il 46% per uno spazio più comodo in cui lavorare
- il 44% per percorrere una distanza inferiore per raggiungere l’ufficio
Smart working: più a Roma che a Milano, più per le donne che per gli uomini
In particolare, a Roma metà degli intervistati in smart working (53%) prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare casa a favore di un’abitazione più vicina al luogo di lavoro, rispetto al 40% riscontrato a Milano. Non sorprende quindi che il 68% dei romani apprezzi lo smart working, rispetto al 40% dei milanesi.
Il lavoro da remoto viene preferito maggiormente dalle donne (72%) rispetto agli uomini (63%), ed è la fascia di lavoratori dai 55 ai 64 anni che lo apprezza di più (77%) dei lavoratori più giovani, ovvero quelli di età compresa tra i 35 e i 44 anni (58%).
"L’indagine mostra come gli italiani in questi anni abbiano rivoluzionato gli spazi della propria casa per renderli più adatti al loro lavoro. Chi ha la possibilità di non dover andare in ufficio ha infatti deciso di apportare dei piccoli cambiamenti al proprio appartamento per poter svolgere al meglio la propria professione - ha dichiarato Begüm Zarmann, Managing Director di Taskrabbit Europe - Abbiamo registrato un aumento del 92% di prenotazioni collegate al trasformare gli spazi della casa in un ufficio e un incremento del 61% prenotazioni per montare nuove scrivanie rispetto all’anno precedente. Siamo lieti di poter dare il nostro contributo per rendere un’abitazione ‘a prova di lavoro’”.