Protesta azzardata

Rischiano cinque anni di carcere le giovani ambientaliste che hanno imbrattato la teca di un Van Gogh

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per i reati di deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici.

Rischiano cinque anni di carcere le giovani ambientaliste che hanno imbrattato la teca di un Van Gogh
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Un'iniziativa azzardata che ora potrebbe costare loro molto caro. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine contro le tre ambientaliste che hanno imbrattato la teca del "Seminatore" di Van Gogh esposta a Palazzo Bonaparte. Per loro, infatti, si potrebbero prospettare fino a cinque anni di carcere per i reati di deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici.

Imbrattato Van Gogh a Roma, le ambientaliste ora rischiano grosso

Non solo la gogna mediatica sui social, ma ora anche il rischio penale. Dopo quanto accaduto alla National Gallery di Londra e in altri importanti musei d'Europa, anche qui in Italia, venerdì 4 novembre 2022, è stato colpito uno dei più celebri luoghi della cultura per porre l'attenzione sulle problematiche del cambiamento climatico.

Teatro della protesta è stato Palazzo Bonaparte a Roma dove tre giovani ambientaliste del movimento "Ultima Generazione", protagonista dei sit-in sul grande raccordo anulare, hanno imbrattato con una zuppa di verdura la teca del "Seminatore" di Van Gogh. Fortunatamente, il quadro del pittore francese era protetto da una lastra di vetro e pare non aver subito danni significativi.

Fino a cinque anni di carcere

La loro azione, ovviamente, non è passata inosservata e sui social media ha scatenato un'ondata di reazioni avverse, considerando che è stato colpito un simbolo della cultura artistica mondiale, realizzato da uno dei più importanti pittori della storia. Nonostante ciò, Ultima Generazione aveva definito l’accaduto come "un grido disperato e scientificamente fondato, che non può intendersi come semplice vandalismo".

Per la Procura di Roma, tuttavia, la situazione risulta ben diversa. Gli inquirenti, infatti, hanno aperto un fascicolo di indagine contro le tre attiviste, contestando i reati di deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici, accuse che in caso di condanna possono arrivare a cinque anni di carcere.

Il neo ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano, a riguardo ha dichiarato:

"I reati contro i beni culturali sono puniti gravemente e gli autori sono perseguibili penalmente - aggiungendo che - attaccare l’arte è un atto ignobile che va fermamente condannato. La cultura, che è alla base della nostra identità, va difesa e protetta, non certo utilizzata come megafono per altre forme di protesta".

Le azioni legali contro le attiviste all'estero

Nella nostra Penisola, l'iniziativa contro il "Seminatore" si è trattato del primo attacco con imbrattamento sebbene già a luglio due attivisti di "Just Stop Oil" si fossero incollati al vetro protettivo della "Primavera di Botticelli" nella galleria degli Uffizi a Firenze.

Fuori dai confini nazionali, invece, negli scorsi mesi sono andate in scena proteste simili a quella di Palazzo Bonaparte: zuppa di pomodoro contro "i Girasoli" di Van Gogh a Londra, purè di patate su "Il Pagliaio" di Monet a Potsdam in Germania e salsa di pomodoro contro "la Ragazza con l’orecchino di perla" di Jan Vermeer, all’Aia.

In quest'ultima circostanza i pm olandesi gli attivisti avevano previsto quattro mesi di reclusione, ma alla fine la giudice responsabile del caso aveva optato per un solo mese, così da non scoraggiare proteste future. In Germania, invece, gli attivisti sono stati subito arrestati: su di loro pendono le accuse di danneggiamento e violazione di proprietà privata, ma al momento non ci sono notizie di un’incriminazione definitiva.

Ben diverse le conseguenze dell'imbrattamento avvenuto a Londra dove le due attiviste sono state arrestate per "danno criminale e violazione di proprietà privata aggravata".

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