non seguiremo Israele?

Quarta dose, Pregliasco stavolta dice no: "Insostenibile"

"Non si ottiene granché, un incremento dei titoli anticorpali ma il risultato clinico, stando ai primi dati che arrivano da Israele, non è così importante".

Quarta dose, Pregliasco stavolta dice no: "Insostenibile"
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L'Oms e l'Ema, nelle scorse settimane, erano già stati chiari sul tema, puntualizzando che non saremmo usciti dal Covid "a colpi di booster vaccinali". Una riflessione, sia chiaro, che non intende offrire il fianco ai No vax, ma che si basa su una politica sanitaria ad ampio raggio che invita, per esempio, a riflettere sul fatto che se ad essere immunizzati sono soltanto i cittadini dei Paesi abbienti, lasciando scoperti i milioni di indigenti, non si arginerà il fenomeno delle varianti, che arrivano proprio da dove il virus è lasciato "correre". In questo circolo vizioso si continuerà a riparare senza arginare il problema all'origine. Un tema sul quale, adesso più che mai, è opportuno riflettere in termini strategici, soprattutto a fronte della mossa di Israele, che ha deciso di partire con la somministrazione delle quarte dosi del vaccino anti Covid a tutta la popolazione sopra i 18 anni, dopo aver dato l'ok in principio soltanto agli over 60. Ad avanzare perplessità circa questa strada anche il noto virologo Fabrizio Pregliasco, da sempre in prima linea per esortare gli italiani a vaccinarsi, ma che questa volta commenta: "Non sostenibile".

Pregliasco: quarta dose non sostenibile

Il virologo, docente della Statale di Milano, non sembra così convinto dell'utilità della quarta dose:

"Non dobbiamo considerare a mio avviso quarte dosi di vaccino anti-Covid in Italia. Per ora è un discorso teorico, ma io credo che non sarà fattibile. Poi dovremo attendere l'Ema cosa dice e i dati israeliani ma a mio avviso non è facilmente sostenibile dal punto di vista organizzativo, economico e dell'accettazione da parte della popolazione".

Il professore entra poi nella clinica:

"Anche perché non si ottiene granché, un incremento dei titoli anticorpali ma il risultato clinico, stando ai primi dati che arrivano da Israele, non è così importante. La vaccinazione a mio avviso dovrà slittare in una strategia come quella dell'influenza: un richiamo annuale il cui target saranno i soggetti fragili e i soggetti più esposti".

Lo scienziato lascia spazio anche all'ottimismo:

"E' vero, l'Rt si è abbassato, ma purtroppo è ancora superiore a 1 nell'ultima rilevazione e quindi c'è ancora una fase di crescita, ma se non altro con una riduzione della velocità della crescita. La discesa è in vista. Omicron ci sta dando per alcuni versi una mano perché la sua elevata contagiosità in qualche modo coinvolge tantissime persone e, quindi, questo faciliterà non tanto un'immunità di gregge in quanto tale, ma comunque farà sì che una gran quota di soggetti immunizzati anche dall'infezione naturale non saranno più suscettibili al virus, speriamo per un bel po' di tempo".

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