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Ema: "Non possiamo andare avanti a colpi di booster ogni 3-4 mesi"

Secondo l'agenzia europea del farmaco si rischia di indebolire la risposta immunitaria al virus.

Ema: "Non possiamo andare avanti a colpi di booster ogni 3-4 mesi"
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"Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che prevede di andare avanti con le vaccinazioni a distanza di poco tempo. Non possiamo andare avanti a colpi di booster ogni 3-4 mesi". Non lo dice qualche guru No vax, ma Marco Cavalieri,  il capo della strategia vaccinale dell’Ema, l'agenzia europea del farmaco.

Ema: no al booster ogni 3-4 mesi

Una dichiarazione importante quella del responsabile vaccinale dell'Ema, mentre in numerosi Paesi d'Europa si intensificano le terze dosi e in Israele si è già partiti con la quarta, somministrata per ora agli over 60.Ma questa potrebbe essere una buona strategia per una situazione emergenziale, ma non diventare un'abitudine.

 "Sebbene l'uso di richiami aggiuntivi possa far parte dei piani di emergenza, le vaccinazioni ripetute a brevi intervalli potrebbero non rappresentare una strategia sostenibile a lungo termine".

Il problema potrebbe essere - e mai come in questo caso è necessario usare il condizionale - un possibile indebolimento della risposta immunitaria.   

 "La risposta del sistema immunitario potrebbe non essere così buona come vorremmo che fosse, quindi dovremmo fare attenzione a non sovraccaricare il sistema immunitario con ripetute immunizzazioni. Secondariamente  c’è il problema di affaticare la popolazione con continue somministrazioni di booster”.

Ci sarebbero però categorie per le quali il ragionamento da fare è diverso.

"Ovviamente quando si tratta di vulnerabili, e persone immunodepresse, è un caso diverso e per loro la quarta dose più essere considerata già da ora".

Come un anti-influenzale?

Come comportarsi dunque? Innanzitutto è necessario non farsi prendere da smanie e panico, ma è buona prassi aspettare i dati che l'Ema potrebbe avere entro poco tempo. Dopodiché la strategia secondo Cavalieri potrebbe essere quella di trattare la dose booster come una sorta di anti-influenzale. E cioè, somministrarla in corrispondenza dei mesi freddi, quando oramai l'esperienza ci insegna che il virus diventa più aggressivo. Avendo la popolazione vaccinata di recente, infatti, il Covid potrebbe avere meno possibilità di propagarsi, o comunque di portare persone in ospedale.

E con Omicron?

Questo non vuol dire che i vaccini non servano, anche se sul proliferare di Omicron Cavalieri è stato cauto.

“Studi condotti in Sud Africa, Regno Unito e alcuni Paesi della Ue mostrano  che con i vaccini c’è  un rischio inferiore di essere ricoverati in ospedale dopo l’infezione da Omicron. I dati provenienti dal Sud Africa mostrano che le persone che hanno ricevuto due dosi hanno una protezione fino al 70% e i dati del Regno Unito mostrano che, mentre la protezione diminuisce pochi mesi dopo la vaccinazione, aumenta di nuovo fino al 90% dopo un’iniezione di richiamo. I dati mostrano che l’efficacia del vaccino contro le malattie sintomatiche è comunque  inferiore per Omicron rispetto ad altre varianti e tende a diminuire nel tempo. E' probabile che più persone vaccinate sviluppino una malattia dovuta a Omicron ma con un elevato livello di protezione contro infezioni gravi e ospedalizzazioni”.

LA CONFERENZA INTEGRALE DELL'EMA

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