contro ogni previsione

Quali sono i Paesi più corrotti del mondo: a che punto è l'Italia

Fra le più virtuose ci sono Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda

Quali sono i Paesi più corrotti del mondo: a che punto è l'Italia
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La Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda sarebbero i Paesi più virtuosi del mondo. Noi italiani, considerati secondo lo stereotipo “trafficoni, che tanto ci si mette d’accordo in qualche modo”, in realtà siamo al 42° posto della classifica globale dei 180 Paesi considerati da Transparency International.

Una buona (e decisamente inaspettata) notizia. Anche se si può sempre migliorare.

La classifica dei Paesi più corrotti del mondo nel 2023

Transparency International pubblica la classifica annuale dell'Indice di Percezione della Corruzione, collocando l'Italia al 42° posto della classifica globale dei 180 Paesi considerati. Il nostro Paese conferma il punteggio del 2022, 56 punti, calcolati attraverso l’impiego di 13 strumenti di analisi e di sondaggi rivolti ad un pubblico di esperti. Il punteggio finale è determinato in base ad una scala che va da 0 (alto livello di corruzione percepita) a 100 (basso livello di corruzione percepita).

Dettagli Italia

A livello globale, nel 2023, la Danimarca si conferma  al vertice con 90 punti, seguita dalla Finlandia con 87 punti e dalla Nuova Zelanda con 85 punti. Seguono Norvegia, Singapore, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi, Germania e Lussemburgo. Confermato, insomma, lo stereotipo dei Paesi del Nord Europa buoni maestri in termini di civiltà.

La top ten dei 10 Paesi più corrotti del mondo

Se l’Europa occidentale mantiene il punteggio più alto (65), l’Africa sub-sahariana (33 punti) e l’Europa dell’Est e l’Asia centrale (35 punti) sono le aree mondiali con il punteggio più basso, e dunque le più corrotte.

I più corrotti

In fondo alla classifica, ovvero i più corrotti, la Somalia con 11 punti, il Venezuela, la Siria e il Sud Sudan con 13 punti, e lo Yemen con 16 punti. La media globale rimane invariata per il dodicesimo anno consecutivo. Nell’ultimo decennio, infatti, sebbene 28 Paesi abbiano compiuto progressi significativi, altri 35 hanno subito un peggioramento.

"Pochi progressi"

Vent’anni dopo l’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, osserva Transparency, il progresso rimane limitato: il CPI 2023 rivela che in più di un decennio la maggior parte dei Paesi ha fatto pochi progressi nell’affrontare la corruzione del settore pubblico. Oltre i due terzi dei Paesi ottengono infatti un punteggio inferiore a 50 su 100. Ciò significa che più dell'80% della popolazione mondiale vive in Paesi con un CPI al di sotto della media globale di 43.

“La corruzione continuerà a prosperare finché i sistemi giudiziari non riusciranno a punire gli illeciti e a tenere sotto controllo i governi. Quando si compra la giustizia o si interferisce politicamente, sono le persone a soffrire. I leader dovrebbero investire pienamente e garantire l’indipendenza delle istituzioni che rispettano la legge e combattono la corruzione. È tempo di porre fine all’impunità per la corruzione”, tuona Transparency International".

La situazione in Italia

Guardando all'Ue, l’Italia si attesta al 17° posto tra i 27 Paesi membri.

"Il consolidamento del punteggio del nostro Paese nel CPI 2023 conferma l’Italia nel gruppo dei Paesi europei più impegnati sul fronte della trasparenza e del contrasto alla corruzione. Un risultato che è anche frutto dell’applicazione di alcune misure normative adottate in materia di whistleblowing e di appalti pubblici", ha commentato Michele Calleri, Presidente di Transparency International Italia. "In un tempo in cui le guerre e gli altri conflitti internazionali si incancreniscono, pregiudicando i commerci e le normali migrazioni, qualcuno potrebbe pensare che, allora, la corruzione sia tollerabile e che i controlli possano attenuarsi, ma sbaglia. La corruzione nuoce all’economia e mortifica l’integrità delle persone, in ogni epoca e in ogni contesto. Occorre che la politica e i governi mantengano in cima alla loro agenda i temi della trasparenza e della lotta alla corruzione.”

Per Transparency, in Italia restano tuttora irrisolte alcune questioni che incidono negativamente sulla capacità del nostro sistema di prevenire la corruzione nel settore pubblico: carenze normative sul conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato, la mancanza di una disciplina in materia di lobbying, nonché la recente sospensione del registro dei titolari effettivi per arginare il fenomeno dell’antiriciclaggio.

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