Paradossi all'italiana

Perché il poliziotto Marcell Jacobs può avere i tatuaggi e Arianna e gli altri espulsi no?

Arianna Virgolino è stata sospesa dalla Polizia per un tatuaggio rimosso prima ancora di fare il concorso, ma Marcell Jacobs e i suoi tatuaggi rappresentano la Polizia italiana nel mondo: perchè?

Perché il poliziotto Marcell Jacobs può avere i tatuaggi e Arianna e gli altri espulsi no?
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Vincente, atletico, il personaggio positivo che in questo momento ci mancava. Marcell Jacobs è l'uomo del momento. Ma è anche tatuato, e molto, malgrado sia un poliziotto. Stride questo dettaglio, considerando che altri membri della Polizia di Stato in questi anni sono stati messi alla porta nemmeno per tatuaggi ancora presenti sulla loro pelle, ma anche solo per il fatto di averne avuti... senza appello, anche se erano stati poi cancellati. Un paradosso all'italiana che agenti espulsi come Arianna Virgolino ora non possono non sottolineare.

La storia di Arianna Virgolino

E' gentile e cordiale, l'ex (per ora) Agente di Polizia Arianna Virgolino, premiata per il suo impegno dal Prefetto di Lodi e allontanata lo stesso giorno per un tatuaggio rimosso ancor prima di entrare in Polizia. Ha voglia di raccontare la sua storia, di spiegare ogni minuto di questi anni di follia e di lotta, anni intensi e intrisi di coraggio, paradossi e forza di volontà.

Arianna risponde al telefono entusiasta che News Prima voglia raccontare proprio la sua storia, quella che pare non essere udita dalle orecchie di una giustizia divenuta lontana e paradossale, quella in cui crede da sempre ma che purtroppo non riconosce più.

Quando le chiedo di raccontarci la sua storia Arianna mette insieme i pensieri e li riordina in ordine cronologico, così da non perdere neppure un pezzo di questa che è la sua (e di altri) vicenda paradossale, riassumibile come l'allontanamento di un agente premiato per il suo impegno e cacciato dalla Polizia (lo stesso giorno della premiazione) per un tatuaggio ormai rimosso.

Il suo ingresso in Polizia

Arianna ci spiega che nel 2017 viene bandito un concorso per 1148 allievi agenti per la Polizia di Stato, il primo dopo oltre 20 anni aperto a chi proveniva dalla vita civile  (prima poteva accedervi solo chi faceva almeno un anno di esercito). Erano 89mila i candidati,  la competizione era tanta e ancor di più la voglia di farcela. Lei, che di giorno lavorava a tempo pieno (e indeterminato) e si occupava anche del suo bambino che all'epoca aveva solo 5 anni, studiava tutte le notti, quando messo a letto il bimbo si immergeva in uno studio che lei stessa definisce "leopardiano".

Voleva indossare quell'uniforme, voleva entrare in Polizia ed essere una di quei 1148 allievi: doveva farcela, a prescindere dagli sforzi e dai sacrifici.

Impegno e sacrifici vengono ripagati: l'11 agosto 2017 viene convocata per sostenere le preselezioni.

La preselezione e il concorso

Prima del concorso vero e proprio per entrare in Polizia è previsto un test di sbarramento iniziale, un questionario di 80 domande da fare in un'ora, che Arianna supera aggiudicandosi il "lasciapassare" per il concorso di Polizia. È una volta superato la preselezione che Arianna decide di farsi rimuovere il piccolo cuore con coroncina che ha sul polso dall'età di 18 anni, quando una persona cara glielo regalò come simbolo di amore fraterno eterno.

Un tatuaggio cui Arianna è molto legata, la cui cancellazione sa essere un sacrificio necessario per poter realizzare il sogno di entrare in Polizia. Così, passata la preselezione di agosto 2017, Arianna si sottopone a 9 interventi di terapia laser andando dolosamente a ribattere il tatuaggio con acqua ossigenata per essere sicura di non averne più traccia durante il concorso vero e proprio.

Il 23 aprile 2018, Arianna si presenta alla visita medica concorsuale, forte di aver ormai rimosso definitivamente il tatuaggio, durante la quale infatti il tecnico sul verbale scrive che sul polso della candidata vi è "un'area di eritema non distinguibile in figure".

In sostanza il tecnico vede una piccola cicatrice sul polso, che potrebbe essere stata causata in qualsiasi modo. Non la interpreta così invece la presidente della commissione che decide di escludere Arianna ritenendola "non idonea per un tatuaggio in via di rimozione".

Ma come? Per il tecnico "non è distinguibile in figure".

Il primo ricorso

Arianna non si scoraggia e fa ricorso impugnando il verbale di esclusione al Tar Lazio Roma che le da fin da subito ragione riconoscendo che il tatuaggio ormai era stato completamente rimosso, concedendole la possibilità di terminare l'iter concorsuale.

Il 17 ottobre 2018 l'Agente Virgolino riceve l'idoneità e l'8 novembre viene convocata per proseguire la formazione nel corso allievi a Peschiera del Garda (suo paese d'origine).

Una volta iniziato il corso Arianna, che all'epoca ha 29 anni, scopre di non essere la sola in quella posizione scomoda di "ammissione con riserva" dovuta a un tatuaggio rimosso: sono almeno 10 gli allievi che come lei hanno dovuto presentare ricorso al Tar per la stessa motivazione.

L'impugnazione dell'Amministrazione

Il 26 giugno 2019 Arianna presta il giuramento solenne in "tranquillità" perché  l'1 luglio sarebbe stato l'ultimo giorno entro il quale l'amministrazione avrebbe potuto appellarsi nei suoi confronti al Consiglio di Stato, mancano pochi giorni e di appelli non se ne sono visti, quindi è possibile che non arriveranno.

L'8 luglio 2019 viene assegnata alla sottosezione stradale di Guardamiglio (in provincia di Lodi), inizia a lavorare e a intessere relazioni con i colleghi, ambientandosi sull'A1 dove presta servizio, convinta che ormai sia tutto passato, i termini sono scaduti e lei ora è salva. Per due mesi svolge diligentemente il suo lavoro, con precisione e competenza com'è stata istruita a fare.

Poi, a fine agosto, arriva l'avviso che cambierà per sempre la sua vita: l'Amministrazione ha proposto appello per il suo caso e il Consiglio di Stato l'ha accolto (sanando il ritardo di oltre 50 giorni dai termini entro i quali poteva essere presentato). Un vero e proprio pugno nello stomaco per Arianna, che non riesce davvero a capacitarsi del perché di un simile accanimento nei suoi confronti per un tatuaggio cancellato ancor prima di provare il concorso.

"Mi sono sentita pugnalare alle spalle dalla mamma. Perché la Polizia è come una famiglia, l'amministrazione è la mamma, i fratelli sono i colleghi, e la mia mamma mi aveva appena accoltellato. Non mi sono persa d'animo, sono riuscita a mantenere la lucidità durante le ore di servizio ma quando terminavo i turni era davvero difficile mantenere la calma. Devo ringraziare di cuore tutti i miei colleghi che mi hanno sempre sostenuta".

Il 27 settembre 2019 viene pubblicata l'ordinanza del Consiglio di stato in cui viene accettata la richiesta da parte dell'amministrazione di sospenderla "perché infanga l'immagine della polizia".

Arianna non si dà pace:

"Se infangavo l'immagine della Polizia, perché mettermi alla Stradale, sempre a contatto con milioni di utenti, invece di mettermi al chiuso dentro agli archivi non aperto al pubblico? Perché mi hanno scelta più volte durante i picchetti di commemorazione dei colleghi che ci hanno lasciato? Nessuno ha mai pensato che fossi un danno."

Nonostante l'ordinanza sia datata il 27 settembre, il provvedimento di sospensione non arriva fino al 7 novembre 2019. E qui uno dei più grandi paradossi di questa storia.

Proprio quel giorno Arianna viene premiata dal Prefetto di Lodi per aver sedato, assieme ad altri due colleghi, fuori dall'orario lavorativo, una violenta rissa a Casalpusterlengo (Lo). In quell'occasione la poliziotta nonostante non indossasse la divisa non aveva esitato a intervenire scongiurando gravi conseguenze.

Quello è l'ultimo giorno in Polizia di Arianna.

Dopo due ore dalla premiazione l'ex Agente viene allontanata dalla Polizia, costretta a consegnare il distintivo per un tatuaggio inesistente.

Era il 7 novembre 2019. 

"Durante il primo lockdown non ho potuto fare nulla"

Il 6 febbraio 2020 viene discusso il merito dell'appello e la sentenza arriva il 9 marzo 2020.

"L'appello era stato presentato 58 giorni fuori dai termini e questo vizio era stato sanato, non potevo crederci. Le motivazioni sono arrivate il 9 marzo che era proprio il giorno dell'inizio del primo lockdown, io ero a casa a forza e vedevo i miei fratelli poliziotti che lottavano contro il virus mentre non potevo far nulla. In un momento così delicato hanno preferito guardare il piccolo alone che avevo sul polso piuttosto che farmi combattere affianco ai miei fratelli. Proprio nel Lodigiano, dove lavoravo, servivano operatori di Polizia sulla strada e io ero costretta a casa, non riuscivo a trattenere le lacrime nemmeno davanti a mio figlio."

L'ultimo passo giudiziario (per ora)

Dopo quei momenti difficili Arianna si rimbocca - di nuovo - le maniche rialzandosi da terra, facendosi forza e decidendo che quell'ingiustizia non l'avrebbe ingoiata. Contatta un avvocato,  raggruppa tutte le persone che come lei non erano state salvate dalla sospensione per tatuaggi (rimossi o in via di rimozione), e fa una revocazione della sentenza del Consiglio di Stato con la quale si autorizzava la sua sospensione, impugnandola in quanto ingiusta.

Purtroppo il 31 luglio 2020 viene - ancora una volta - rigettato il suo ricorso: il presidente della commissione giudicante aggiunge che se non avesse rinunciato alla causa sarebbe stata condannata a 2mila euro di spese procedurali.

"Mi è sembrata una minaccia" dice quasi ridendo Arianna, che di mollare la presa non è alcuna intenzione.

"Ora sto aspettando la sentenza (devo fare istanza di prelievo e chiedere il merito della rievocazione), ma quello che davvero aspetto è un passo avanti della Politica o un passo indietro del Ministero, che in altri casi come il mio ha depositato istanza di rinuncia.

Ad oggi sono state depositate 5 interrogazioni parlamentari da ogni parte politica, aspetto che almeno di una se ne discuta il prima possibile."

Una coincidenza che descrive bene la vicenda

"Sai qual è l'ennesima coincidenza?" - Mi chiede Arianna sul finire della nostra intervista - "Il 7 novembre 2020, esattamente un anno dopo la mia sospensione, per la prima volta nella storia d'Italia una donna è stata nominata Vice capo della Polizia di Stato. Un passo in avanti enorme per noi donne di Polizia, di cui sono entusiasta. Ma sai cosa?
Ha un geco tatuato sull'esterno del polso sinistro."

Maria Luisa Pellizzari, vice capo della Polizia di Stato

Un tatuaggio non fa il Poliziotto

Quello che Arianna vuole ora oltre al suo dovuto reintegro è che l'anacronistica norma per cui gli Agenti di Polizia non possono avere tatuaggi venga abolita, cancellata, dimenticata.

"Un tatuaggio non può pregiudicare l'operato di un poliziotto: non è un tatuaggio che fa la divisa. Senza contare che in qualsiasi reparto di Polizia ci sono appartenenti tatuati! Questa normativa deve essere abolita. Se sono stata dichiarata un nocumento alla Polizia per un alone mi chiedo quanti altri infanghino l'immagine della Polizia con braccia e petto tatuati. Sia chiaro: non ce l'ho assolutamente con i colleghi! Credo ci si debba concentrare su elementi più importanti, come l'idoneità psicologica, piuttosto che sui tatuaggi."

L'appello a Jacobs

Il poliziotto Marcell Jacobs

"Qualcuno deve intervenire sulla normativa e modificarla. Spero che Jacobs, che ora è il simbolo della Polizia non solo per l'Italia ma per il mondo, riesca a sostenere questa lotta di giustizia e mi auguro che qualcuno possa davvero fare qualcosa."

Non è sola

A combattere al fianco di Arianna ora ci sono altri cinque Agenti, allontanati dalla Polizia per tatuaggi (rimossi o quasi): Valeria di Nardo (di Fondi, Latina), Sara Alberti (Roma), Claudio Benasio (Agrigento), Antonia Colavito (Forlì) e Karen Bergami (Bologna).

"Io amo e amerò per sempre quell'uniforme che mi hanno strappato da dosso immotivatamente e che farò di tutto per tornare ad indossare!"

Giordana Liliana Monti

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