Omicron spaventa l'Europa: massima allerta per la variante già arrivata dal Sudafrica in Belgio
Il ministro Speranza: "Difficile possa essere fermata, ma in attesa di saperne di più è fondamentale insistere su vaccini e terze dosi".
La variante sudafricana fa tremare l'Europa e - nel pieno della quarta ondata - la fa piombare di nuovo nell'incubo. Perché la "nuova" forma del virus, capace di avere 32 mutazioni differenti della proteina spike secondo i primi dati, potrebbe anche "bucare" i vaccini. Non lo dice un No vax alla ricerca convincere la cittadinanza a non sottoporsi alla somministrazione del siero anti-Covid, ma lo sostiene l'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Attenzione, è bene chiarirlo subito a scanso di equivoci: si tratta al momento di informazioni preliminari, in attesa di dati più certi.
La variante sudafricana potrebbe "bucare" i vaccini?
L'Ecdc nel suo rapporto settimanale sulle malattie trasmissibili traccia un quadro che potrebbe mettere in allarme:
"Sulla base delle prove disponibili, la variante sudafricana del virus Covid potrebbe essere associata a una trasmissibilità molto elevata, a un indebolimento dell'azione dei vaccini ma non a un'infezione più grave".
Dall'agenzia precisano però che si tratta di informazioni preliminari: un rapporto specifico e con informazioni più aggiornate sulla variante è atteso nelle prossime ore.
Possibilista (ma con cautela) il National Institute for Communicable Diseases (NICD) sudafricano, l'istituto pubblico di riferimento sulle malattie infettive.
"Una parziale elusione della risposta immunitaria è probabile, ma è altrettanto probabile che i vaccini offriranno ancora alti livelli di protezione contro il ricovero e la morte".
E anche gli scienziati di casa nostra invitano a non lasciarsi prendere dal panico.
L'Organizzazione mondiale della sanità sta monitorando la variante e ha annunciato che si terrà a Ginevra una riunione di esperti. Ma ci vorranno settimane per sapere cosa significa potenzialmente in termini di contagiosità e l'impatto su diagnosi, terapie e vaccini.
Variante sudafricana: cosa sappiamo sinora sulla diffusione in Europa
E' l'argomento del giorno e gli studiosi stanno cercando di ricostruire la vicenda per trovare prima possibile le contromosse. Intanto è stato ricostruito (almeno in parte) il percorso della variante sino all'Europa. Il primo caso è stato registrato in Belgio in una donna che ha sviluppato i sintomi 11 giorni dopo aver viaggiato in Egitto attraverso la Turchia. Non aveva alcun collegamento con il Sudafrica o con qualsiasi altro Paese del Sud del Continente nero. Al momento della diagnosi la paziente aveva una carica virale elevata. Non era vaccinata, né già guarita dalla malattia.
Tra l'altro proprio il Belgio (come del resto l'Olanda dove molti pazienti sono stati trasferiti negli ospedali della Germania) sta vivendo in questi ultimi giorni un nuova impennata di casi e il Governo ha deciso di correre ai ripari introducendo nuove restrizioni: insomma, in questo ennesimo colpo di coda e risveglio del virus, la variante Omicron non poteva forse scegliere un posto "migliore" per approdare in Europa.
Anche in Israele è stato rilevato il primo caso della nuova variante. Il premier Naftali Bennet ha spiegato che oltre al primo caso accertato ce ne sono altri tre sospetti, "e forse ce ne sono altri".
"Siamo a un punto di allarme, la variante sudafricana è preoccupante. In una settimana nel Paese d'origine ha soppiantato quella Delta".
La situazione in Italia
Al momento nel nostro Paese non ci sono segnalazioni di casi, come ha specificato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che ha invitato alla calma.
"Al momento non ci sono dati sufficienti che ci indichino innanzitutto la trasmissibilità e in secondo luogo se la variante eluda o meno i vaccini attualmente disponibili. E' chiaro che allora sarebbe un problema: al momento è presto e non è presente in Italia, ma va attenzionata".
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un'ordinanza che vieta l’ingresso nel nostro Paese alle persone che negli ultimi 14 giorni siano state in Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia e Eswatini.
Intanto a Roma l'Istituto Spallanzani ha creato una task force per analizzare i dati internazionali. L'obiettivo è predisporre il sequenziamento dei ceppi ai fini di sorveglianza virologica.
Il ministro Speranza: "Situazione insidiosa, difficile fermare questa variante: essenziale la terza dose"
Come detto il ministro della Salute Roberto Speranza, oltre a firmare l'ordinanza riguardo il divieto d'ingresso nel nostro Paese per contrastare la variante sudafricana, ha ammesso che la situazione è "insidiosa e che sarà difficile fermare la variante".
Alla specifica domanda se la nuova forma del virus possa arrivare in Italia, il rappresentante del Governo ha infatti risposto:
"Difficile possa essere fermata. Questa variante va presa con grandissima attenzione. Ancora non c’è una valutazione finale, ma si tratta di un elemento nuovo e preoccupante. In attesa di saperne di più su questa mutazione è fondamentale insistere ancora sulla strada dei vaccini e accelerare sulla terza dose".
Ciò che si sa sulla variante sudafricana
Individuata per la prima volta l’11 novembre 2021 la nuova variante del Covid ha un numero enorme di variazioni che potrebbero aumentare la trasmissibilità e la capacità di eludere gli anticorpi: denominata B.1.1.529, è già sotto la lente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che per ora la classifica tra le varianti da monitorare. Secondo il National Institute of Communicable Diseases la presenza della variante è stata documentata col sequenziamento di 22 casi positivi. Oltre al Sudafrica è stata trovata anche in Botswana e Hong Kong, in un paziente appena rientrato dal Sudafrica. Al suo arrivo ad Hong Kong l'uomo era risultato negativo al tampone, ma è risultato positivo due giorni dopo, mentre faceva la quarantena, come riporta il Guardian.
Quello che preoccupa maggiormente sono le 32 mutazioni nella proteina spike, la parte del virus che la maggior parte dei vaccini usa per innescare il sistema immunitario contro il Covid. Si tratta di circa il doppio del numero associato alla variante Delta che ha provocato la quarta ondata in Europa. Anche Israele annuncia restrizioni ai viaggi verso alcuni Paesi dell'Africa meridionale. E vieta l'ingresso ai viaggiatori stranieri provenienti dai 6 Paesi finiti nella lista rossa della Gran Bretagna.
Von der Leyen: "Vaccini da adattare"
Sulla questione che sta spaventando l'Europa si è espressa anche la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen
"I contratti stipulati dalla Commissione europea con i produttori dei vaccini prevedono che siano immediatamente adattati per fronteggiare nuove varianti del virus. L’Europa ha preso le sue precauzioni. Dovremo muoverci velocemente e in modo compatto. Ho proposto agli Stati membri di attivare il freno d’emergenza per limitare la diffusione della nuova variante con la sospensione di tutti i voli dall’Africa australe fino a quando non avremo una chiara comprensione della gravità della variante".
Nel pomeriggio di venerdì 26 novembre 2021, il ll meccanismo di risposta alle crisi del Consiglio europeo (Ipcr) dopo aver riunito gli ambasciatori dei 27 Paesi membri ha approvato - a quanto si apprende da fonti italiane - la proposta della Commissione europea per l'attivazione del freno d'emergenza dando dunque il via libera allo stop coordinato dei Paesi europei ai voli provenienti dall'Africa australe a causa dell'emergere della nuova variante sudafricana.
Secondo l'Ema (l'Agenzia europea del farmaco) la valutazione è prematura, ma in ogni caso Pfizer ha fatto sapere che potrebbe essere in grado di predisporre un siero ad hoc entro circa tre mesi:
"Nel caso in cui emerga una variante di fuga dal vaccino, Pfizer e BioNTech prevedono di essere in grado di sviluppare e produrre un vaccino su misura contro quella variante in circa 100 giorni, previa approvazione normativa".
Un disastro annunciato?
Molti parlano di un disastro annunciato. C'è infatti chi sottolinea come (e lo aveva detto anche l'Oms) sarebbe stato meglio offrire i vaccini ai Paesi più poveri piuttosto che pensare a terze dosi e inoculazioni per i bambini. Anche il presidente Sergio Mattarella aveva a suo tempo lanciato l'allarme.
Col senno del poi sono sempre bravi tutti, ma il proliferare del virus (anche se i numeri parlano di una situazione non così drammatica in Africa, probabilmente però per una mancanza di dati effettivi) nel Continente nero potrebbe aver permesso di sviluppare le temute varianti. E ora la situazione rischia di farsi nuovamente molto critica.