ricercatori di Harvard

"La vita ha smesso di allungarsi": il controverso studio scientifico che smonta il sogno di vivere 100 anni

Secondo lo studio, condotto dal demografo Jay Olshansky, "la corsa dell’umanità verso una vita più lunga sembra essersi arrestata"

"La vita ha smesso di allungarsi": il controverso studio scientifico che smonta il sogno di vivere 100 anni
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Uno studio scientifico in netta controtendenza rispetto al percepito attuale. Siamo infatti abituati a sentir parlare di una popolazione sempre più anziana, con relative problematiche sociali circa la facoltà di ammortizzare queste nutrite fasce. Senza contare gli enormi sviluppi scientifici, in primis la medicina di precisione, capaci di influire positivamente sulla longevità.

Eppure il recente studio pubblicato su Nature Aging, da un gruppo di demografi dell'Università di Harvard, offre una visione più complessa. Che va, in quale modo, a smontare il mito di un futuro da centenari per le nuove generazioni. La percezione comune, infatti, è che, rispetto ai nostri nonni, le generazioni attuali abbiano la possibilità di vivere più a lungo, e che raggiungere i 100 anni sia ormai una prospettiva realistica.

Un rallentamento nell'aspettativa di vita

Secondo lo studio, condotto dal demografo Jay Olshansky, "la corsa dell’umanità verso una vita più lunga sembra essersi arrestata".

Sebbene la percentuale di centenari possa aumentare, in particolare tra le generazioni del Baby Boom, l'aumento dell'aspettativa di vita ha subito un rallentamento significativo.

Nei 10 Paesi presi in esame (tra cui Italia, Stati Uniti e Hong Kong), l'aspettativa di vita è cresciuta di 6,5 anni negli ultimi 30 anni. Tuttavia, questo incremento è considerato modesto rispetto al passato, e per Olshansky segna la fine di quella che è stata definita "la prima rivoluzione della longevità umana".

L'evoluzione della longevità

Nel XX secolo, l'aspettativa di vita si è allungata rapidamente: all'inizio del Novecento, si poteva morire anche a 39 anni, mentre nel 1990 l'aspettativa era già salita a 74 anni, con un incremento di circa tre anni per decennio. Tuttavia, questa tendenza si è interrotta.

Nell'ultimo trentennio, i progressi sono stati più lenti: nel 2020 l'aspettativa di vita era di 78 anni, per poi ridursi leggermente a 77 anni nel 2021, un calo in parte attribuito alla pandemia di COVID-19.

Limiti biologici e il ruolo della medicina

Nonostante i progressi in campo medico e un miglioramento generale della qualità della vita, Olshansky sostiene che esista un limite biologico alla durata della vita umana. Questo "tetto" sarebbe vicino ai livelli attuali, a meno che la scienza non riesca a rivoluzionare i meccanismi dell'invecchiamento. Tali rivoluzioni, secondo il demografo, non sono però imminenti. La medicina, pur avendo compiuto notevoli passi avanti, non sembra in grado di offrire a breve termine soluzioni che estendano significativamente la vita umana oltre questi limiti.

Un dibattito ancora aperto

Questa teoria non è condivisa da tutti gli scienziati. Già dagli anni '90, esisteva un dibattito acceso sull'esistenza di un limite biologico all'aspettativa di vita. Alcuni studiosi, come il demografo James Vaupel dell'Istituto Max Planck, ritenevano che la vita media potesse continuare ad aumentare di circa tre anni ogni decennio. Secondo questa visione, non ci sarebbe un limite fisso e invalicabile.

D'altra parte, Olshansky, già nel 1990, aveva previsto che l'aspettativa di vita umana avrebbe raggiunto un tetto intorno agli 85 anni. Questo scontro di idee ha generato una vera e propria "guerra ideologica" all'interno della comunità scientifica. Il dibattito tra Vaupel e Olshansky ha raggiunto anche il campo delle scommesse. Steven Austad, gerontologo dell'Università del Texas, scommise con Olshansky che il primo bambino destinato a vivere fino a 150 anni sarebbe nato nel 2000. La scommessa da 300 dollari è ancora in sospeso, e la risposta definitiva richiederà probabilmente molti decenni prima di essere conosciuta...

Lo studio, sul finale, chiosa:

"Le prove qui presentate indicano che l’era dei rapidi aumenti dell’aspettativa di vita umana dovuti alla prima rivoluzione della longevità è finita. Considerati i rapidi progressi che si stanno verificando oggi nella geroscienza, c’è motivo di essere ottimisti sul fatto che una seconda rivoluzione della longevità si stia avvicinando sotto forma di sforzi moderni per rallentare l’invecchiamento biologico, offrendo all’umanità una seconda possibilità di alterare il corso della sopravvivenza umana. Tuttavia, finché non sarà possibile modulare il tasso biologico di invecchiamento e alterare radicalmente i fattori primari che guidano la salute umana e la longevità,, un’estensione radicale della vita nelle popolazioni nazionali già longeve rimane poco plausibile in questo secolo."

Insomma, secondo i ricercatori, potrebbe succedere, ma forse noi non faremo in tempo a godere di questa seconda rivoluzione della longevità.

Commenti
Daniele Pirola

Grazie Gabriele del suggerimento. In genere un'immagine di repertorio si crea con l'a.i. quando non ne esistono di pari efficacia tra le vere. Il punto non è tanto l'originalità o meno, quanto il fatto di esplicitare con trasparenza l'uso della tecnologia per ricreare una scena emblematica :)

Gabriele

Per favore, almeno voi che fate informazione smettetela di usare immagini create dall'AI e usatene di vere... :(

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