a 2mila euro annui

Sale a 2mila euro l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale per i senza tetto stranieri

Si passa da 397,34 a 2.000 euro all'anno: associazione benefiche sul piede di guerra

Sale a 2mila euro l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale per i senza tetto stranieri
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Con la legge finanziaria 203 del 30 dicembre 2023 dal 1° gennaio 2024 è stato innalzato il contributo obbligatorio per l’iscrizione volontaria al SSN per alcune tipologie di cittadini stranieri. Il governo italiano ha modificato l’ammontare del contributo portandolo a 2.000 euro annui.

Vediamo nel dettaglio chi è interessato a questa modifica e le ragioni per le quali le associazioni che si occupano dei senzatetto e di coloro che vivono in condizioni di grave precarietà e marginalità, sono sul piede di guerra.

Il contributo per l'iscrizione volontaria al sistema sanitario nazionale si alza a 2mila euro

Il Governo Italiano aumenta il contributo per l'iscrizione volontaria al sistema sanitario nazionale per i cittadini stranieri: si passa da 397,34 a 2.000 euro all'anno. i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia hanno la possibilità di accedere al Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in diversi modi a seconda del motivo del loro soggiorno, come spiegato sul sito del Ministero della Salute, aggiornato sul tema al 10 gennaio 2024.

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In particolare, hanno diritto all’iscrizione obbligatoria e gratuita tutti i cittadini stranieri che soggiornino per motivi di lavoro subordinato o autonomo, motivi familiari, per asilo, protezione sussidiaria, casi speciali, protezione speciale e cure mediche, per attesa adozione, affidamento o acquisto della cittadinanza.

E’ bene chiarire che tale provvedimento non riguarda quindi gli stranieri che hanno diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN, i quali possono continuare ad iscriversi gratuitamente, senza il versamento di alcun contributo al momento dell’iscrizione.

Per chi si alza la quota del SSN?

Ecco le categorie di stranieri interessate all'innalzamento:

-gli studenti e le persone alla pari anche per periodi inferiori a tre mesi

-coloro che sono titolari di permesso di soggiorno per residenza elettiva e non svolgono alcuna attività lavorativa,

-il personale religioso (non iscrivibile obbligatoriamente)

-il personale diplomatico e consolare delle Rappresentanze estere operanti in Italia, con esclusione del personale assunto a contratto in Italia per il quale è obbligatoria l’iscrizione al SSR

-dipendenti stranieri di organizzazioni internazionali operanti in Italia

-stranieri che partecipano a programmi di volontariato

-genitori ultra sessantacinquenni con ingresso in Italia per ricongiungimento familiare, dopo il 5 novembre 2008

-tutte le altre categorie individuate per esclusione rispetto a coloro che hanno titolo all'iscrizione obbligatoria.

Chi non deve versare il contributo:

Non sono tenuti invece a versare il contributo perché già iscritti obbligatoriamente e gratuitamente  al Servizio Sanitario Nazionale:

  • titolari di un permesso di soggiorno (o in attesa del rinnovo) per lavoro subordinato o autonomo, per attesa occupazione o per motivi familiari, per richiesta asilo, per asilo, per protezione sussidiaria, per protezione temporanea, per protezione speciale, per cure mediche/gravidanza (articolo 19, comma 2, lettera d-bis del T.U.286/98), per attesa adozione, per affidamento, per acquisto della cittadinanza.
  • in attesa del primo rilascio del permesso di soggiorno per lavoro subordinato o per motivi familiari o per protezione internazionale o temporanea;
  • i minori stranieri non accompagnati, anche nelle more del rilascio del permesso di soggiorno, a seguito delle segnalazioni di legge dopo il loro ritrovamento nel territorio nazionale e comunque tutti i minori indipendentemente dallo stato di regolarità del soggiorno, con conseguente diritto al pediatra di base da 0 a 14 anni e al medico di medicina generale da 14 a 18 anni.

Polemiche e il dramma dei senzatetto

La decisione ha sollevato, come prevedibile, polemiche sotto diversi fronti:

 “Il nostro obiettivo è supportare gli istituti per garantire il diritto alla salute a tutti i religiosi, offrendo le varie alternative possibili”, ha detto suor Marilena Argentieri, presidente Cnec, durante un incontro on line organizzato insieme a Usmi e Cism, con quasi 500 partecipanti.  “Non vogliamo chiedere esoneri o particolari privilegi – ha precisato – anche perché il problema non riguarda solo i religiosi e le religiose ma anche tante famiglie immigrate”.  “Le nostre comunità sono sempre più internazionali – ha affermato suor Micaela Monetti, presidente Usmi -. Va assicurato il diritto alla salute e il diritto alla migrazione. È importante agire uniti per una concertazione con il legislatore”. “Stiamo cercando di avere chiarezza e trovare vie possibili – ha puntualizzato padre Luigi Gaetani, presidente Cism –. Non per avere agevolazioni ma per il giusto riconoscimento del lavoro sociale dei religiosi e delle religiose in Italia, nella trasparenza e nella legalità”.

Alcune eccezioni riguardano alcuni Paesi che hanno accordi bilaterali con l’Italia di reciprocità nell’assistenza sanitaria, ma sono pochi: Argentina, Australia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Brasile, Montenegro, Capo Verde (momentaneamente sospeso), Principato di Monaco, Città del Vaticano e Santa Sede, Repubblica di San Marino, Serbia e Tunisia.

Clochard

A dare l’allarme anche diverse associazioni di volontariato che si occupano di persone ai margini, molte delle quali, appunto straniere. Come sarà possibile, adesso, sostenere per questi enti le quote che garantiscano un’assistenza sanitaria adeguata a cittadini senzatetto di origine straniera sprovvisti di permesso di soggiorno? Il provvedimento rischia di affossare gli ultimi e gli invisibili che si vedrebbero, infatti, privati di un’assistenza sanitaria di base, eccetto le emerge di natura vitale.

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