Giornata Internazionale

Il luogo più pericoloso? La tua casa. Violenza sulle Donne: "Una vittima ogni dieci minuti"

I dati Istat e quelli delle Nazioni Unite sono allineati: partner, ex partner, familiari e conviventi sono i principali aguzzini

Il luogo più pericoloso? La tua casa. Violenza sulle Donne: "Una vittima ogni dieci minuti"
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Il luogo più pericoloso? La tua casa. Nella Giornata contro la violenza sulle Donne, che cade ogni 25 novembre, i dati parlano da soli; a chiarire, senza possibilità di revisionismi, quanto il tema sia attualissimo e che le modalità di esercitare violenza sono costituite da un ampio ventaglio. Una ragnatela di soprusi che diventa prigione: perché esiste anche la violenza economica, di cui si parla ancora poco, che rende le donne impotenti e incapaci di costruirsi una dignitosa quanto legittima alternativa agli inferni domestici.

violenza donne donna
Violenza donne

"Perché non se ne è andata?", si chiede qualcuno, con una certa faciloneria, davanti all'ennesimo femminicidio. Perché non aveva alcuno strumento per poterlo fare. Perché era terrorizzata. Perché viveva sotto costante ricatto. Perché aveva paura per i propri figli.

Mamme vittime di violenza domestica

E intanto, dati alla mano, ogni 10 minuti una donna è vittima di violenza.

Ogni 10 minuti una donna è vittima di violenza

Nel 2023, almeno 85.000 donne e ragazze sono state vittime di omicidi intenzionali, un dato drammatico evidenziato dalle Nazioni Unite. Di queste, la maggior parte è stata uccisa da familiari. Secondo l'UNODC e UN Women, "la casa rimane il luogo più pericoloso per le donne", con il 60% delle vittime che subiscono violenze da coniugi o membri della famiglia. Questi femminicidi, pari a 140 al giorno o uno ogni 10 minuti, rappresentano una tragedia che colpisce tutte le fasce sociali e ogni età, con Caraibi, America Centrale e Africa tra le aree più colpite, seguite dall’Asia.

In Europa e nelle Americhe, i partner sono i principali responsabili, mentre in altre regioni sono spesso coinvolti altri familiari. I dati di alcuni Paesi, tra cui la Francia, mostrano che molte vittime avevano denunciato abusi fisici, sessuali o psicologici prima di essere uccise, suggerendo che "molti omicidi avrebbero potuto essere prevenuti", per esempio con provvedimenti giudiziari. Tuttavia, il tasso globale di femminicidi non mostra segni di calo significativo dal 2010, evidenziando quanto questa violenza sia radicata in norme culturali difficili da cambiare. Nonostante gli sforzi, il fenomeno rimane a livelli allarmanti. "Non è inevitabile", ha dichiarato Sima Bahous, direttrice di UN Women, esortando a migliorare leggi e raccolta dati.

Le polemiche dopo le dichiarazioni di Valditara

Un tema, quello del patriarcato e della visione perversa legata a possessione delle donne, su cui, soltanto pochi giorni fa, nel nostro Paese, si è sollevata una polemica in seguito alle dichiarazioni del ministro dell'Istruzione Valditara. L'esponente della maggioranza ha sostenuto che il patriarcato non esista più e che molte violenze di genere siano attribuibili al fenomeno migratorio.

Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe
Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara

Immediata la risposta di Gino Cecchettin, padre di Giulia, uccisa un anno fa dal fidanzato veneto, Filippo Turetta, che non si rassegnava alla fine del rapporto:

"Mia figlia l'ha uccisa un italiano".

Giulia Cecchettin e Filippo Turetta

Le donne e la violenza domestica: i dati Istat

Veniamo ai dati del Paese, con il report Istat. Anche qui i partner, si confermano la fonte principale di violenza.

Il 13,6% delle donne ha subito violenze fisiche o sessuali da partner o ex, pari a 2,8 milioni. Tra queste, il 5,2% da partner attuali e il 18,9% da ex partner. Per molte, la violenza è stata il motivo principale per porre fine alla relazione (41,7%) o un elemento determinante (26,8%).

Anche uomini non partner sono autori di violenze: il 24,7% delle donne ha subìto almeno un episodio da estranei o conoscenti, con il 13,2% da sconosciuti e il 13% da persone conosciute. La distribuzione tra conoscenti include il 6,3% da semplici contatti, il 3% da amici, il 2,6% da familiari e il 2,5% da colleghi. Le minacce (12,3%), gli spintoni (11,5%) e le percosse (7,3%) sono comuni, mentre le forme più gravi, come tentati strangolamenti o l'uso di armi, sono meno frequenti.

Fra le donne vittime di violenza sessuale, le molestie fisiche sono le più diffuse (15,6%), seguite da rapporti non consensuali (4,7%), stupri (3%) e tentati stupri (3,5%). Nel 62,7% dei casi, gli stupri sono commessi dal partner, seguiti da amici (9,4%) e familiari (3,6%).

Dati istat

Differenze culturali

Le donne straniere subiscono violenze fisiche in misura maggiore rispetto alle italiane (25,7% contro 19,6%), ma le italiane sono più colpite da violenze sessuali (21,5% contro 16,2%). I tassi di stupri e tentati stupri sono più alti tra le straniere, soprattutto moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%). Inoltre, le straniere sono più spesso vittime di partner o ex (20,4% contro 12,9%).

Rispetto al 2006, si registra una riduzione della violenza fisica e sessuale da parte di partner attuali ed ex, così come delle molestie sessuali da estranei (dal 6,5% al 4,3%). Tuttavia, restano stabili le forme più gravi come stupri e tentati stupri. Negli ultimi cinque anni, 2,4 milioni di donne hanno subito violenza fisica o sessuale, di cui 246.000 stupri o tentativi di stupro.

Violenza psicologica ed economica

Anche i partner attuali o ex esercitano violenza psicologica ed economica: il 26,4% delle donne ne è stata vittima nel 2014. Le forme gravi, come minacce o l’uso dei figli per intimidazioni, colpiscono il 13,5% delle ex. La violenza psicologica da partner attuali è però diminuita dal 42,3% del 2006 al 26,4%.

Perché il Bonus mamme lavoratrici 2024 non è stato pagato
Mamme lavoratrici

Ed è proprio sulla violenza economica che vale la pena soffermarsi. Si tratta di un fenomeno, ancora sommerso e in aumento. Per molte donne il controllo, la gestione dei soldi da parte dell'uomo è la normalità. Se a ciò si aggiungono i problemi legati al gender pay gap e al fatto che, spesso per occuparsi dei figli, le donne rinunciano a lavorare, è evidente come queste dinamiche si trasformino presto in una trappola.

Lo stalking

Lo stalking è una forma di violenza diffusa: il 21,5% delle donne ha subito atti persecutori da un ex partner, mentre il 16,1% li ha subiti da chiunque. Molte donne (78%) non cercano aiuto; solo il 15% si rivolge alle forze dell'ordine e meno dell'1,5% si affida a centri specializzati.

Report della Polizia

In aumento i casi di stalkingmaltrattamenti in famiglia e violenze sessuali in Italia. E' quanto emerge da un report del Servizio analisi criminale della Direzione centrale polizia criminale diffuso in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Nei primi sei mesi del 2024 c'è stata una crescita del 6% degli atti persecutori (reato che colpisce le donne nel 74% dei casi) e del 15% dei maltrattamenti contro familiari e conviventi (che interessano le donne nell'81% dei casi) Salgono anche le violenze sessuali, con un incremento dell'8%. Vittime nel 91% dei casi sono donne, di cui il 28% minorenni e il 77% italiane.

Anche questo report conferma che l'inferno, principalmente, è in casa.

Femminicidi in Italia nel 2024

Per ciò che concerne il numero dei femminicidi in Italia, i dati sono differenti a seconda delle fonti, ma sempre altissimi.

Sono 98 le vittime di femminicidio nel 2024, 51 dal marito, fidanzato o dall'ex, quasi 3mila le violenze sessuali nel corso del primo semestre dell'anno, 33mila chiamate al numero anti violenza 1522. Lo dice il ministero dell’Interno.

Stando, invece, al Rapporto Eures, sono 99 le donne uccise in Italia tra il 1 gennaio e il 18 novembre 2024, gli omicidi sono avvenuti soprattutto nelle regioni del centro, mentre diminuiscono al nord e soprattutto al sud.

I dati, spesso si discostano (seppur di poco) per via delle date in cui sono stati presi in considerazione i fenomeni. 

Mattarella: "Nessuna giustificazione"

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione della ricorrenza odierna ha diffuso una nota:

"È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul, è il primo strumento giuridicamente vincolante ad aver riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani. L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 2013, dotandosi di strumenti di tutela per garantire una piena protezione alle vittime di violenza di genere.

Quanto fatto finora non è, tuttavia, sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati. È un’emergenza che continua. Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa, donne che lottano per la propria indipendenza, per poter scegliere il proprio destino. “Nessuna scusa” è il tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare la giornata odierna. È addirittura superfluo sottolineare che, quindi, non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. Occorrono azioni concrete.

È fondamentale continuare a lavorare per eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti discriminatori che rendono ancora oggi le donne più deboli nella società, nel lavoro e nella famiglia. Le istituzioni, le forze della società civile devono sostenere le donne nella denuncia di qualsiasi forma di sopruso, offrendo protezione e adeguato supporto. È un valore per l’intera società far sì che siano pienamente garantiti i diritti umani dell’universo femminile".

Turetta e Impagnatiello: due vicende emblematiche

Corrispondono perfettamente ai profili emersi dai dati: giovani, italiani, integrati nella società, apparentemente "bravi ragazzi".

Impagnatiello a processo

Parliamo di Alessandro Impagnatiello e Filippo Turetta, due storie differenti ma con il medesimo tragico epilogo. Giulia Tramontano, uccisa al settimo mese di gravidanza dall'uomo con cui progettava un futuro.

Giulia Tramontano

E poi Giulia Cecchettin, pugnalata a morte una notte di novembre, da chi diceva di amarla, di non poter vivere senza di lei.

Giulia Cecchettin

Le due Giulie che hanno sconvolto l'Italia, strappate alla bellezza di loro vent'anni, da quei "bravi ragazzi". Soltanto successivamente emerge la verità: Tramontano tradita e avvelenata da mesi; Cecchetin vittima di stalking, in scacco alle ossessioni di Turetta. Di "normale" non c'era nulla in quella routine. L'inferno era già in atto, l'epilogo - forse - prevedibile?

Ironia, amara, proprio oggi, Giornata contro la violenza sulle Donne, Impagniatello riceverà la sentenza. La Corte d’Assise di Milano deve decidere sulla pena da applicare per l’omicidio aggravato della compagna Giulia Tramontano, uccisa il 27 maggio 2023 a coltellate, mentre era incinta di sette mesi. I pm chiedono l’ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi.

Turetta a processo

Nella medesima, quantomai simbolica, giornata, Filippo Turetta si è presentato nell'aula della Corte d'Assise di Venezia per seguire la terza udienza del processo a suo carico. Il pm Andrea Petroni pronuncerà la requisitoria finale, che potrebbe concludersi con una richiesta di ergastolo per l'imputato.

Quel "fine pena mai" irreversibile che entrambi hanno inflitto alle loro Giulie.

Commenti
Giannichedda

Attenzione che Salvini si arrabbia quando fate servizi di questo genere commessi da italiani . Lui vorrebbe che mostriate solo ed esclusivamente fatti commessi da stranieri x la sua propaganda infinita

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