Il bar dove il caffè costa 70 centesimi (se ti porti tazzina, cucchiaino e zucchero da casa)
In provincia di Savona l'iniziativa controcorrente rispetto alle furiose polemiche degli ultimi giorni
Nell'estate degli "scontrini pazzi", c'è chi va controcorrente. A Savona, in Liguria, c'è un bar dove il caffè costa solo 70 centesimi. Ma il cliente deve contribuire a suo modo, portando tazzina, cucchiaino e zucchero da casa.
Caffè a 70 centesimi a Savona: ti porti tazzina, cucchiaino e zucchero da casa
Un'idea nata quasi per caso dopo le polemiche che in questi giorni hanno spaccato l'opinione pubblica su quelli che sono stati ribattezzati "scontrini pazzi". Sì, perché proprio in Liguria (a Finale Ligure per la precisione) un ristoratore ha aggiunto due euro al conto di una famiglia che aveva chiesto un piattino extra per far assaggiare le trofie al pesto alla figlia di 3 anni, che aveva già pagato pure il coperto. La giustificazione addotta dalla titolare era legata alla necessità di lavare poi i piatti e le posate.
Da qui la provocazione: se ti porti tazzina, cucchiaino e pure zucchero da casa il caffè costa meno, 70 centesimi invece che 1,20 euro. Succede a Millesimo, in provincia di Savona.
Iniziativa nata per caso
La trovata, come hanno spiegato i titolari del bar a Repubblica, è nata per caso, da una battuta sull'argomento, e si è trasformata in un'opportunità. Sì, perché effettivamente è vero che se il cliente si porta tutto da casa il costo da affrontare per il barista è solo quello della materia prima.
E dalle prime battute sembra aver incontrato il favore dei clienti, disposti a portarsi da casa la tazzina per non rinunciare al piacere di un caffè al bar... pure scontato.
L'estate degli "scontrini pazzi"
Il primo "scontrino pazzo" dell'estate 2023 è stato a Gera Lario, in provincia di Como, dove un bar ha fatto pagare un supplemento di due euro per tagliare al metà un toast.
Poi c'è stato il caso di Finale Ligure, che è arrivato agli "onori" delle cronache nazionali grazie all'intervento di Selvaggia Lucarelli e infine quello di un ristorante di Alba, in provincia di Cuneo, dove per due cucchiaini in più per condividere una crema catalana è stato chiesto un sovrapprezzo di 1,50 euro.
Senza contare poi tutte le polemiche su caffè, cappuccini e brioches ad alto prezzo in località esclusive. L'ultimo caso a Porto Cervo, dove due turisti romani hanno pagato 60 euro per due caffè, due cioccolatini e due bottigliette d'acqua sentendosi dire - alla richiesta di spiegazioni - che si trattava di "un'esperienza" (con la platea del web che si è divisa tra coloro che hanno urlato allo scandalo e chi invece ha ribattuto che se vuoi fare colazione a Capri o in piazza San Marco non puoi pensare di pagare come nel bar sotto casa).
L'intervento di Gambero Rosso contro Tripadvisor
Una vicenda che dunque ha assunto contorni anche esagerati. E l'ultimo iscritto al dibattito è nientemeno che Gambero Rosso, la nota rivista dedicata ai ristoranti.
In un lungo articolo firmato da Andrea Cuomo e intitolato “Da sito di recensioni degli utenti ad arena per leoni da tastiera: l’ultima metamorfosi di Tripadvisor”, il Gambero Rosso parte dal caso comasco per affrontare il tema della piattaforma per le recensioni dei locali “che doveva essere un’alternativa dal basso alle guide paludate compilate da gastronomi accigliati ma con il tempo si è trasformata nell’Ok Corral dei clienti insoddisfatti, che si vendicano a colpi di uno su cinque e di ‘solo perché non si può mettere zero’ per sorrisi e piatti non abbastanza larghi e per conti non abbastanza stretti”.
Poi, affrontata la questione dei giudizi pubblicati da gente che non è mai stata effettivamente nel posto recensito e che fa recensioni negative sulla base delle polemiche del momento, come accaduto in Liguria con “la vicenda di Finale Ligure che ha rivelato un’ulteriore distorsione del sistema. In questo caso sono piovute una montagna di recensioni negative sul locale ligure che non avevano soltanto il difetto della virulenza, ma anche quello della contumacia”.
Alla fine il Gambero invita Tripadvisor a “riflettere se queste storiacce di panini e piattini non possano essere l’inizio della sua fine” perché “se una piattaforma di condivisione di esperienze gastriche non può difendersi non dico dagli hater a panza piena, ma almeno da quelli non mangianti, potrebbe perdere ogni credibilità, diventando un Facebook qualsiasi, un insultatoio gastronomico”.