La sua storia clinica

Fedez e il tumore: "Dopo la malattia non bisogna essere per forza migliore. Io sono peggiorato"

La riflessione del rapper milanese sulla narrazione che si crea dopo che una persona ha superato una grave patologia.

Fedez e il tumore: "Dopo la malattia non bisogna essere per forza migliore. Io sono peggiorato"
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Dal palco de "Il Tempo della Salute", evento organizzato dal Corriere della Sera, Fedez, insieme a Massimo Falconi, chirurgo che l'ha curato, è tornato a parlare del grave tumore al pancreas che lo aveva colpito qualche mese fa. Raccontando la sua storia clinica, dalla scoperta della patologia, all'operazione e alla riabilitazione successiva, il rapper, marito di Chiara Ferragni, ha tenuto a fare una riflessione sulla narrazione che si crea dopo che una persona ha superato una malattia:

"Ma chi lo ha detto che uno per forza deve essere migliore? Forse io sono ancora peggio di prima".

Fedez racconta il suo tumore a "Il Tempo della Salute"

Fedez, come raccontato da Prima Milano, è tornato a parlare del suo tumore in pubblico durante l'evento "Il Tempo della Salute" organizzato dal Corriere della Sera. Un incontro nel quale il rapper milanese, consapevole dell'importanza della condivisione di certe esperienze, ha raccontato la storia del suo cancro, come l'ha scoperto, come l'ha affrontato e com'è la sua vita oggi.

Nel corso dell'evento, Fedez ha spiegato i motivi della sua scelta:

"Ho deciso di parlare sui social della mia malattia in parte perché sentivo la necessità di condividere quello che mi stava accadendo, in parte anche per aiutare chi sta vivendo o dovrà vivere la mia stessa esperienza. Quando ho avuto la diagnosi ho cercato su internet e ho trovato poche informazioni. Il tumore neuroendocrino del pancreas è molto raro ed era quello di Steve Jobs, notizia non rassicurante. Non avevo altri riferimenti.

E poi c’è Gianluca Vialli, con il quale sono riuscito a parlare il giorno dopo e mi ha aiutato, mi ha dato sollievo. Ero consapevole che avrei ricevuto anche critiche, come quelle, puntualmente arrivate, sul mio affrontare esami e cure da 'privilegiato', ma volevo aiutare gli altri. Mi hanno persino chiamato 'narcisista patologico'.

Ma ho ottenuto anche tanto affetto e sono tuttora convinto e contento della mia scelta. Per me il cancro non era tabù, purtroppo abbiamo avuto diversi casi in famiglia e ho perso alcuni parenti. Nei primi terribili giorni, e per tutto il periodo successivo, l’aiuto più grande è arrivato dalla mia famiglia e dagli amici. L’appoggio che può arrivare se parli è uno dei motivi per cui non bisogna nascondersi. La vicinanza di chi ti vuol bene è un grande aiuto per non scoraggiarsi".

La scoperta della malattia e il percorso

La diagnosi della malattia per Fedez è arrivata per caso e, per fortuna, in tempi precoci.

"L’ho scoperto per caso tramite un esame di controllo, sono ipocondriaco e faccio dei check up, tra i quali una Tac ai polmoni per un pregresso problema respiratorio che ha evidenziato qualcosa che non andava. Da lì è partito l’iter di controlli: questo è stato il mio vero grande privilegio".

Non c’erano metastasi e l’esame istologico ha evidenziato che la neoplasia non aveva intaccato i linfonodi. Per lui niente chemio dunque, ma un intervento chirurgico che ha previsto l’asportazione di duodeno, cistifellea, testa del pancreas e un pezzo di intestino.

"Dopo il tumore si deve essere migliore? Io sono persino peggiorato"

"Devo assumere farmaci ogni giorno, stare attento all’alimentazione, ho spesso problemi di digestione e fitte allo stomaco, che spero passino col tempo - afferma Fedez - Ma sto bene, riesco a fare le stesse cose di prima, la mia vita non è cambiata poi molto".

Su come sta procedendo la sua vita dopo l'operazione che gli ha asportato il tumore, Fedez ha però tenuto a fare una riflessione sulla narrazione che si crea dopo che una persona ha superato una malattia.

"Si crea una sorta di imperativo a essere migliori. Ma chi lo ha detto che uno per forza deve essere migliore? Il pensiero che ho fatto io è questo: se non sono migliorato, forse sono ancora peggio di prima. E lì subentra un senso di colpa che non dovrebbe esserci perché non è detto che dalla malattia bisogna uscire migliori. Se si è stronzi si può anche rimanere benissimo stronzi come prima, senza che per questo subentri un senso di colpa".

Questo concetto, inoltre, è stato ribadito senza fronzoli dal rapper milanese anche nella puntata del suo podcast "Muschio Selvaggio" su YouTube, con ospite il filosofo Umberto Galimberti.

"Molto spesso c'è il danno delle mete prestabilite, ovvero: se ti accade qualcosa devi arrivare a un determinato punto. Non è così. Quando mi sono ammalato di cancro, la narrazione che nella mia testa doveva esserci era: ho avuto il cancro e di conseguenza questa esperienza mi migliorerà come essere umano. Ma chi c.... lo ha detto?.

Ti dicono che quando ti ammali scopri il vero senso della vita, ma col c...., la mia vita è peggiorata, sono diventato depresso e sono diventato un essere umano peggiore io, dopo il cancro. Ed è questa la figata del mio cancro. Perché dovrei essere una persona migliore?".

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