Covid e aria condizionata in ufficio: meglio accendere o tenere spento?
Non sono gli impianti a facilitare la diffusione del virus, ma piuttosto la mancanza di ventilazione meccanica controllata.
Al di là della oramai celeberrima frase di Draghi "preferite la pace o l'aria condizionata?", con le temperature che si alzano giorno dopo giorno l'uso dei condizionatori si fa inevitabilmente più massiccio.
Ma con i contagi Covid in risalita, è una buona idea tenere l'aria condizionata accesa in ufficio?
La domanda è lecita, perché il posto di lavoro è il luogo dove passiamo la maggior parte della nostra giornata e dunque è quello in cui saremmo potenzialmente più esposti a un eventuale contagio. Perché, va detto, la pandemia è tutt'altro che finita e anzi c'è chi profetizza estiva a fine luglio il picco della nuova ondata estiva.
Covid e aria condizionata: meglio accendere o tenere spento?
A rispondere alla domanda sono, intervistati dal Corriere, Giorgio Buonanno, ingegnere, professore di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino, esperto di ventilazione e trasmissione aerea dei virus, e Francesca Romana d’Ambrosio, ingegnera, professoressa di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Salerno, già presidente AiCARR (Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione) e coautrice del volume "La climatizzazione dell’aria. Riflessioni suggerite dalla Covid-19".
La base di partenza è che non sono gli impianti di condizionamento a facilitare la diffusione del virus, ma piuttosto la mancanza di ventilazione meccanica controllata (che è in sostanza un impianto da aggiungere ai climatizzatori domestici per immettere aria esterna).
Secondo gli esperti, spegnere i condizionatori non ridurrebbe il rischio di contagio, ma aumenterebbe quello di stress termico.
Il condizionatore non aumenta i rischi
Insomma, tenere acceso il condizionatore non aumenta il rischio di contagio. Anche perché questo è influenzato da una serie di fattori piuttosto casuali e difficilmente generalizzabili.
Anche posizionarsi accanto a un fancoil non aumenta i rischi. La posizione più pericolosa è quella in cui il flusso d'aria è costantemente indirizzato da chi è positivo a chi non lo è. Però bisognerebbe trovarsi seduti uno in fronte all'altro con il condizionatore alle spalle del soggetto positivo. Una situazione difficilmente riscontrabile. Inoltre, se il fancoil è dotato di filtro, la possibilità di contagiarsi si riduce.
Sull'apertura delle finestre, invece, gli esperti interpellati sono un po' scettici. Dipende infatti da quanta aria entra e da come si diffonde nell’ambiente, ma sicuramente peggiora gli aspetti legati al comfort termico e al risparmio energetico.
Sì aria dall'esterno, no al ricircolo interno
Insomma, se l'impianto porta aria pulita dall'esterno, aiuta a contrastare il contagio rispetto allo scambio d'aria (il ricircolo) all'interno di un ambiente chiuso, senza apporto di nuova d'aria dall'esterno.
AiCARR, associazione italiana del settore climatizzazione, aveva messo a punto una serie di protocolli di azione anti-Covid per il funzionamento degli impianti di ventilazione e condizionamento dell’aria già durante la pandemia.
"Considerato che l’aria esterna non è normalmente contaminata dal virus, AiCARR consiglia di areare frequentemente gli ambienti non dotati di ventilazione meccanica; se negli ambienti sono presenti impianti di ventilazione che forniscono aria di rinnovo, AiCARR suggerisce di tenerli sempre accesi (24 ore su 24, 7 giorni su 7) e di farli funzionare alla velocità nominale o massima consentita dall’impianto per rimuovere le particelle sospese nell’aria (l’aerosol) e contenere la deposizione sulle superfici. La ventilazione meccanica e la filtrazione dell’aria possono avvenire tramite impianti dedicati (di sola ventilazione), o tramite impianti di climatizzazione (impianti misti ad aria primaria e impianti a tutt’aria); la diluizione con aria esterna e i filtri ad elevata efficienza riducono la presenza di particolato e di bio-aerosol contribuendo in tale maniera alla riduzione dei rischi di contagio. AiCARR consiglia di valutare sempre l’opportunità o la necessità di chiudere le vie di ricircolo e di evitare che l’aria immessa sia contaminata da quella estratta o espulsa dagli ambienti".