dopo il Sì di Draghi

Italia verso la terza dose di vaccino: cosa dicono gli studi e la situazione di chi la sta già facendo

Moderna ha annunciato di aver condotto uno studio clinico che dimostrerebbe che la somministrazione di una terza dose ridotta del proprio vaccino aumenta in modo significativo i livelli di anticorpi efficaci anche contro la variante Delta.

Italia verso la terza dose di vaccino: cosa dicono gli studi e la situazione di chi la sta già facendo
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Nella giornata di ieri, giovedì 2 settembre 2021, il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, protagonista insieme ad alcuni dei ministri dell'Esecutivo di una conferenza stampa a Palazzo Chigi ha chiarito la questione relativa alla terza dose di vaccino (aprendo anche alla possibilità dell'obbligo di somministrazione del siero anti-Covid). Un tema di assoluta attualità intorno al quale si è largamente discusso nelle ultime settimane sia a livello etico, che politico.

Draghi dice sì alla terza dose

L'ex numero uno della Bce ha risposto in maniera affermativa a chi faceva domande sulla terza dose e anche sull'obbligo vaccinale. Vediamo cosa dicono i dati scientifici in merito alle terze inoculazioni nei Paesi che già hanno iniziato, come Israele.

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Il caso di Israele (dove la terza dose c'è già)

I dati di Israele, che da un mese ha iniziato la campagna di richiamo con Pfizer a partire dagli over 60 e adesso anche per gli over 12, sembrano più che buoni, col rischio di positività al Coronavirus che scende dell’84% a 20 giorni dalla somministrazione del vaccino.

Sebbene Israele sia ancora nel pieno della quarta ondata, l’aumento delle immunizzazioni con un nuovo richiamo secondo gli esperti dovrebbe avere effetti positivi sull’evoluzione della curva epidemiologica.

Lo studio di Moderna

Moderna ha annunciato di aver condotto uno studio clinico che dimostrerebbe che la somministrazione di una terza dose ridotta del proprio vaccino aumenta in modo significativo i livelli di anticorpi efficaci anche contro la variante Delta, e di aver condiviso i dati sull’efficacia con la Food and Drug Administration (Fda) statunitense per ricevere l’autorizzazione. La farmaceutica riferisce di aver sperimentato una terza dose del prodotto ridotta del 50% (cioè da 100 microgrammi di mRna a 50 microgrammi) e che i dati preliminari indicano che la somministrazione ha come effetto un deciso aumento della risposta anticorpale efficace contro la variante Delta.

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Il terzo richiamo è andato a circa 350 persone che erano state coinvolte nello studio originale e hanno constatato una risposta immunitaria con produzione di anticorpi neutralizzanti migliore di quella osservata dopo la seconda dose, con un profilo di sicurezza simile. Presentata la domanda di autorizzazione alla Fda, Moderna ha intenzione di rivolgersi anche all’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e ad altre autorità nel mondo.

Pfizer-Biontech ha già presentato domanda di autorizzazione alla somministrazione della terza dose del proprio prodotto.

L'Ema

Nel suo ultimo rapporto Ema ha ribadito che per il momento la priorità rimane quella di completare il ciclo vaccinale già approvato per la popolazione idonea. Tuttavia, alla luce dei risultati preliminari di studi su popolazioni fragili (immunodepressi, trapiantati, etc), è da prendere in considerazione sin d’ora la possibilità di ricorrere a una dose extra per anziani e persone con condizioni che hanno pregiudicato una buona risposta immunitaria al termine del ciclo vaccinale approvato.

Soluzione che piace al consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi, che prevede una nuova fase di immunizzazione in autunno per le categorie fragili e probabilmente in seguito per gli operatori sanitari, i primi a essere stati vaccinati. Ciò non significa che in autunno ci sarà un richiamo per tutti, ha ribadito il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.

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