Covid: 100mila casi in un giorno, secondo l'Oms restrizioni tolte troppo in fretta
Non solo l'Italia: anche nel resto d'Europa nell'ultima settimana i casi sono aumentati.
I contagi Covid risalgono e sfiorano quota 100.000 in un giorno (dati di martedì 22 marzo 2022), ma il Governo mantiene la linea della riduzione delle restrizioni con la road map presentata nei giorni scorsi che prevede l'allentamento delle misure a partire dall'1 aprile. Ma mentre gli italiani non vedono l'ora di riassaporare un po' di "normalità", dall'Oms arriva una "ramanzina" ai Paesi che hanno revocato troppo "brutalmente" le misure anti-Covid e ora si trovano con un aumento dei casi.
Covid: per l'Oms restrizioni tolte troppo in fretta
A sostenere che i Paesi europei (Italia compresa) abbiano avuto fretta nel togliere le restrizioni è il direttore regionale per il Vecchio Continente dell'Organizzazione mondiale della sanità, Hans Kluge durante una conferenza stampa tenuta in Moldavia.
“Quello che vediamo è che 18 Paesi su 53 della nostra Regione europea (tra cui Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna) hanno visto un aumento di Covid-19 nella scorsa settimana, mentre la mortalità sta ancora diminuendo”.
A motivare la crescita dei casi è soprattutto la variante BA.2 di Sars-CoV-2, (Omicron 2) molto più trasmissibile, ma - da quello che sappiamo al momento - non più grave.
"Questo effetto si osserva in quei Paesi che stanno allentando le restrizioni in maniera brutale, passando da troppo a troppo poco”.
Convivere col virus
Kluge ha poi rimarcato anche che il futuro prevede una convivenza con il Covid, “ma questo non significa che non possiamo uscire dalla pandemia. Credo che si debba distinguere fra questi due aspetti”.
“Abbiamo la possibilità di uscire dalla pandemia se i Paesi fanno quattro cose: prima di tutto se proteggono i vulnerabili, gli anziani e le persone con malattie; in secondo luogo devono rafforzare i loro sistemi di sorveglianza e sequenziamento per poter velocemente intercettare varianti o anche nuovi virus. Tutti devono poi avere accesso ai nuovi antivirali: se li forniamo alle persone con sintomi prima possibile riduciamo drasticamente gravità della malattia, ricoveri e morte. Infine bisogna occuparsi del carico del post Covid o Long Covid, perché il 15% dei pazienti che hanno avuto la malattia hanno ancora sintomi 12 settimane più tardi, e di tutto quello che è saltato durante la pandemia, interventi chirurgici, screening oncologici rimandati”.
C'è però anche da guardare con ottimismo al futuro per tre ragioni:
"Ora il mondo ha un ampio capitale di immunità contro Sars-CoV-2, fra vaccinazioni e infezioni. Inoltre, l'inverno sta finendo e le persone si riuniranno di meno in luoghi piccoli e affollati. Infine, Omicron è più lieve nelle persone completamente vaccinate. Bisogna però fare ancora attenzione: nei Paesi con bassi tassi di vaccinazione questa è ancora una malattia che uccide”.