Punizione e prevenzione

Codice Rosso "rafforzato": cosa prevede il nuovo disegno di legge contro la violenza sulle donne

Si punta a pene più severe e tempi giudiziari più brevi

Codice Rosso "rafforzato": cosa prevede il nuovo disegno di legge contro la violenza sulle donne
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La tragedia di Senago - in cui è stata assassinata dal suo compagno la 29enne Giulia Tramontano, incinta al settimo mese - ha fortemente scosso l'opinione pubblica. Il Governo Meloni ha varato, nella giornata di mercoledì 7 giugno 2023, in Consiglio dei ministri, un disegno di legge per intervenire con urgenza sul tema, in ottica tanto di punizione quanto di prevenzione. Vediamo cosa cambierebbe e quali modifiche sono proposte nel testo in questa versione "inasprita" del Codice Rosso, legge contro la violenza sulle donne in vigore in Italia dal 2019.

Giulia Tramontano

Codice Rosso: le modifiche avanzate dal Governo Meloni

L’obiettivo dell’intervento è quello di rendere ancor più severe le misure del “Codice Rosso” già in essere: dovrebbero dunque aumentare le pene per gli uomini violenti, mentre parallelamente si punta ad accelerare i tempi della giustizia, rafforzando le misure di precauzione. Quindici articoli, ai quali hanno congiuntamente lavorato tre ministri: Eugenia Roccella (Pari opportunità), Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno).

Le misure principali

Il disegno di legge non entrerà in vigore da subito, ma dovrà prima passare dall’approvazione delle due camere del Parlamento, e nel frattempo potrà subire modifiche. Non è stato diffuso il testo, ma sono state elencate le misure principali dalla ministra per le Pari opportunità Roccella in una conferenza stampa.

Roccella ha spiegato che nella stesura del testo il Governo si è basato sul “Codice rosso” già in vigore, definendolo "una buona legislazione contro la violenza sulle donne", con l’obiettivo però di rendere più semplice l’applicazione delle norme e di favorire la prevenzione.

"Nonostante questa legislazione buona noi abbiamo un numero di femminicidi che non accenna a calare" ha chiarito Roccella.

Dall’inizio del 2023 in Italia ci sono stati 41 femminicidi.

Fra le misure previste c’è il rafforzamento del cosiddetto “ammonimento”, uno strumento che il questore può già usare contro una persona su cui c’è stata una segnalazione per atti di violenza domestica, cyberbullismo o stalking: permette il ritiro di eventuali armi legalmente possedute dalla persona “ammonita” e la procedibilità d’ufficio dei reati menzionati in caso di reiterazione della condotta, senza il bisogno di una querela. Il nuovo disegno di legge ha l’obiettivo di estendere i casi in cui si può applicare l’ammonimento anche ai cosiddetti “reati spia”, cioè quelli che sono indicatori di violenza di genere: percosse, lesione personale, violenza sessuale, violenza privata, minaccia grave, atti persecutori, diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, violazione di domicilio e danneggiamento. L’estensione dell’ammonimento riguarderebbe i casi in cui i reati in questione siano commessi "nel contesto delle relazioni familiari e affettive (attuali e passate)".

Inoltre è previsto un inasprimento delle pene per i reati commessi da una persona che aveva già ricevuto un ammonimento, anche se avvengono nei confronti di una persona diversa da quella che aveva inizialmente denunciato.

Altro obiettivo dichiarato è velocizzare i processi sulla violenza contro le donne: per l'Esecutivo rende noto che a questi processi sarà assicurata una certa priorità, ma non se ne specificano le modalità. Una delle misure che dovrebbero rendere più rapida la fase precedente al dibattimento è introdurre termini più brevi per la valutazione delle misure cautelari da parte del pubblico ministero: con la nuova legge dovrà decidere se richiederle entro 30 giorni dall’iscrizione della persona accusata nel registro degli indagati, e il giudice avrà altri 30 giorni per decidere se accogliere le richieste.

Estesa la misura carceraria

Se il testo venisse approvato senza modifiche sarà possibile imporre la detenzione in carcere non solo nei casi di violazioni degli arresti domiciliari, ma anche nei casi in cui venga violato il cosiddetto “allontanamento”: cioè l’obbligo di mantenere una distanza di almeno 500 metri dai luoghi frequentati abitualmente dalla persona vittima dei reati oggetto di indagine. Questo obbligo potrà essere imposto su decisione del tribunale anche attraverso il braccialetto elettronico.

Possibile, infine, il cosiddetto “arresto in flagranza differita” per una persona che si rende responsabile di maltrattamenti, atti persecutori, o che abbia violato un provvedimento di allontanamento: cioè si potrà arrestare anche nei casi in cui il reato sia dimostrabile attraverso video, foto o altro genere di documentazioni (per esempio chat o informazioni fornite da un gps), a condizione che non si superino le 48 ore dal fatto che si vuole documentare.

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