Il caso della settimana

Antonio Scurati e Serena Bortone, ennesime “vittime” di una “democratura” targata Meloni: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo

Una clima, quello che sta avvolgendo il nostro Paese, che di democratico ha poco o niente

Antonio Scurati e Serena Bortone, ennesime “vittime” di una “democratura” targata Meloni: l’Irriverente commento di Simone Di Matteo
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Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” recita l’articolo 21 della Costituzione Italiana, indiscutibile testamento figlio di un sentimento antifascista che nega di fatto la censura e che l’attuale destra al Governo pare esser riluttante a voler condividere. Ma è risaputo, in fondo, che l’Italia è quel Paese in cui “fatta la legge, trovato l’inganno” e dove qualsivoglia tipo di tentativo di aggirare le norme passa per la ricerca del capro espiatorio perfetto. Un po’ quello che è accaduto nella vicenda che vede protagonisti lo scrittore, giornalista e docente Antonio Scurati e la giornalista RAI Serena Bortone, ennesime vittime di una “democratura” targata Meloni.

La censura ad Antonio Scurati e il coraggio delle proprie convinzioni della Bortone

Dall’ormai lontano 1946, il 25 aprile viene celebrato l’anniversario della liberazione d’Italia, più comunemente noto come Festa della Liberazione, per rammentare la liberazione del nostro amato stivale dall’occupazione nazista e dal regime fascista. Una ricorrenza significativa, dunque, che dovrebbe spingerci ad imparare dagli errori del passato (ma alla luce della quale, al contrario, non facciamo altro se non commettere gli stessi identici sbagli) e un monito con cui l’Esecutivo odierno sembra non aver alcuna intenzione di entrare in sintonia. Tra chi non si è mai dichiarato apertamente “antifascista” (e non è assolutamente necessario dover fare “nomi e cognomi” quasi fossimo dei Giuseppe Conte qualunque, si sa di chi stiamo parlando) e chi ha esplicitamente affermato di “non aver nulla da festeggiare” in tale occasione, infatti, quella di domani si è dimostrata essere in svariate circostanze una data problematica con cui dover fare annualmente i conti, anziché una commemorazione degna di un retaggio culturale che dovrebbe renderci fieri.

Ed è con delle premesse del genere che Scurati avrebbe dovuto presenziare nei giorni scorsi nella trasmissione Che Sarà, condotta da Bortone su Rai 3, per esporre un suo monologo pensato per la celebrazione in questione. In quanto tale, perciò, era inevitabile che facesse riferimento a quell’argomento che per i Fratellini e le Sorelline di Giorgia Meloni non deve essere nominato, ossia al fascismo. E così, qualcuno ha ben pensato di giocare d’anticipo bloccando la sua ospitata, e di fatto censurandolo, senza alcuna spiegazione che non fosse la solita cortina di fumo negli occhi di chi vuole sollevarsi da ogni responsabilità, a cui ci siamo tristemente abituati e alla quale, con ogni probabilità, avremmo dovuto opporre una maggiore resistenza (scusate il gioco di parole, ma era d’obbligo!). Basti pensare al Direttore di Viale Mazzini, il quale ha negato qualsiasi manovra censuratoria, ribadendo il pluralismo del servizio pubblico (il medesimo probabilmente mostrato nell’annullare il contratto di Scurati) e vittimizzando l’azienda al grido di “ennesimo tentativo di aggressione nei confronti della Rai”. Oppure, all’intervento del Presidente del Consiglio in persona che, pur pubblicando il discorso di del giornalista per intero, ha preferito di gran lunga “buttarla in caciara” parlando di presunti cachet eccessivamente elevati e accusando la sinistra di voler montare un caso “in un’Italia piena di problemi”.

Fonte foto: web

Ebbene, a parer mio, “in un’Italia piena di problemi”, ancora una volta, colei che sarebbe chiamata a risolverli non fa che alimentarli, attaccando la controparte politica nemmeno se alcune incombenze riguardanti gli aspetti sociali, civili, culturali ed economici non fossero di sua competenza. “In un’Italia piena di problemi” la prima cosa che un Capo dell’Esecutivo, degno della carica che ricopre, dovrebbe fare è allontanare chi come Daniela Santanché è accusato di vari reati invece di tenerseli stretti perché, altrimenti, non avrebbe più supporto alcuno. “In un’Italia piena di problemi” la maggiore preoccupazione di chi rappresenta la Nazione, la medesima per cui ci batte il petto ad ogni rintocco di orologio, dovrebbe essere quella di trovare soluzioni concrete piuttosto che scappatoie per evitare di dover ammettere i propri fallimenti. E infine, “in un’Italia piena di problemi” l’informazione dovrebbe essere ancor più libera e non a senso unico come sottolineato dal sindacato dei giornalisti Rai.

Per carità, non che ci si possa aspettare qualcosa di diverso da chi ripropone il carcere tra le pene per i giornalisti, tenta di imporre un bavaglio agli intellettuali o porta in tribunale chi la pensa in maniera differente. Tuttavia, se ciò è vero, altrettanto lo è il fatto che il clima in cui ci stiamo ritrovando, in cui si attenta continuamente al mantenimento della libertà e alla sopravvivenza dell’intero apparato di democratico, di democratico non ha un bel niente. Pertanto, faremmo tutti prima e meglio a prendere esempio dalla Bortone che, non curante di qualunque provvedimento disciplinare le si ritorcerà ora contro e leggendo in diretta quello che in molti non vorrebbero sentire, è rimasta fedele alle proprie convinzioni!!!

Se vi siete persi il commento della scorsa settimana dell'Irriverente Simone Di Matteo dedicato all'addio di Amadeus alla Rai, potete recuperarlo QUI!

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