21 dicembre

Accade oggi: sono passati dieci anni esatti dalla profezia Maya sulla fine del mondo

Il presagio della civiltà mesoamericana, ai tempi, aveva in qualche modo innescato un fenomeno di isteria di massa.

Accade oggi: sono passati dieci anni esatti dalla profezia Maya sulla fine del mondo
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Tra tutte le svariate predizioni sul futuro susseguitesi nella storia, quella più recente e che ha saputo avere maggiore impatto sulla coscienza collettiva è rappresentata dalla profezia Maya, un presagio dell'antica civiltà mesoamericana che indicava il 21 dicembre 2012 come data ultima per la fine del mondo. Sebbene fosse stata smentita a più riprese da studiosi e scienziati, tale credenza era riuscita, nel tempo, ad innescare nel senso comune un certo tipo di isteria di massa per il quale, in tutto il mondo, tantissimi individui si erano premuniti in tutti i modi possibili per difendersi dal devastante evento globale.

Ovviamente, nulla di quello che era stato predetto si è poi avverato, e proprio oggi, 21 dicembre 2022, per chi non se lo ricordasse, ricorre esattamente il decimo anniversario della "fine del mondo” profetizzata dai Maya. Vediamo però da dove nasce questa profezia e per quale ragione è stata presa sul serio da un così grande numero di persone.

L'origine della credenza

I Maya, come altre culture mesoamericane, misuravano il tempo utilizzando un sistema di tre calendari.

Per i giorni avevano un calendario religioso rituale di 260 giorni (chiamato Tzolkin) e un calendario solare di 365 giorni (Haab'), suddiviso in 18 periodi di 20 giorni ciascuno. Sebbene i Maya non contassero gli anni, le date di questi due calendari erano combinate tra loro per dare luogo a cicli di 18 980 giorni (circa 52 anni) per un totale di 52 cicli diversi ricorrenti.

Un ulteriore calendario, infine, il cosiddetto Lungo computo, calcolava il tempo trascorso dalla data della creazione del mondo secondo la mitologia maya. Questo calendario, a differenza dei precedenti, era progressivo e suddivideva il tempo in cicli non ricorrenti (b'ak'tun) della durata di 144mila giorni, suddivisi a loro volta, su base 20 o base 18, in quattro ulteriori sottocicli.

Stando alle indicazioni di questo calendario, il 20 dicembre 2012 è terminato il 13esimo b'ak'tun a cui è seguito, il 21 dicembre 2012, il 14esimo b'ak'tun.

Secondo il Popol Vuh - uno dei principali documenti storici sul corpus mitologico dei Maya - il Lungo computo attuale è solo il quarto in ordine di tempo, poiché gli dei avrebbero distrutto le tre precedenti creazioni ritenendole fallimentari. La terza creazione fu distrutta al termine del 13esimo b'ak'tun, una data che sarebbe ritornata nuovamente alla fine del 2012.

Questa circostanza, assieme a un riferimento epigrafico sul "Monumento 6" di Tortuguero - un sito archeologico maya situato nella parte sud-occidentale dello Stato di Tabasco in Messico - è stata alla base del fenomeno New Age che associava un evento di significativa discontinuità storica alla data summenzionata.

La profezia Maya sulla fine del mondo

Sulla base di interpretazioni di impronta prevalentemente New Age, furono formulati due diversi scenari sulla corrispondenza di questa data:

  • con eventi quali la fine del mondo
  • con trasformazioni radicali del mondo stesso come l'inizio dell'Era dell'Aquario, un periodo di pace globale e profonda evoluzione spirituale

A occuparsi direttamente della fine del calendario maya furono alcuni studiosi e scrittori riconducibili al movimento New Age. Il primo di essi fu Frank Waters che nel 1975 in Mexico Mystique ipotizzò che alla fine del tredicesimo baktun il mondo sarebbe stato distrutto da una serie di catastrofici terremoti.

L’anno dopo fu il filosofo Terence McKenna, uno dei più importanti esponenti della cultura psichedelica americana, a spiegare in un libro scritto con il fratello Dennis, una complicata funzione matematica (Timewave Zero) che essi avevano elaborato quattro anni prima durante un viaggio in Amazzonia.

L’espressione “Profezia Maya”, attualmente diventata di uso comune, si deve probabilmente proprio a "Le Profezie dei Maya. Alla scoperta dei segreti di una civiltà scomparsa", scritto nel 1995 da Adrian Gilbert e Maurice M. Cotterell. In questo libro i due scrittori descrivono molte teorie sui Maya non considerate dagli archeologi e ripropongono la tesi secondo cui furono gli Egizi e i sopravvissuti alla scomparsa di Atlantide a fondare le antiche civiltà dell’America Centrale.

Entrambi gli scenari profetizzati potevano definirsi apocalittici, tenendo conto del duplice significato del termine: o in senso figurato come devastazione totale, cataclisma rovinoso, disastrosa sciagura, o nel suo senso etimologico di rivelazione.

La confutazione degli studiosi dei Maya

La credenza in catastrofi nel giorno 21 dicembre 2012 o in vicinanza a esso, fu una supposizione considerata sbagliata dalla corrente principale degli studiosi degli antichi Maya, eppure fu comunemente citata nei mezzi di comunicazione di cultura popolare come il problema del 2012.

Sandra Noble, executive director della Foundation for the Advancement of Mesoamerican Studies, Inc. a Crystal River in Florida, affermò a riguardo:

"Considerare il 21 dicembre 2012 come un giorno del giudizio o un momento di cambiamento cosmico è un'invenzione assoluta e un'opportunità per molte persone di fare profitto".

La fine di un ciclo del calendario era infatti vista dal popolo Maya semplicemente come occasione di grandi celebrazioni per festeggiare l'ingresso nella nuova epoca, in questo caso il 14º b'ak'tun.

La profezia scatenò un fenomeno di isteria di massa

Nonostante ciò, complice la narrazione sulla profezia Maya che divenne virale in tutto il mondo, questa credenza ha acquisito proporzioni cosmiche al punto da scatenare un fenomeno di isteria di massa capace di generare un business universale: vennero prodotti kit di sopravvivenza, gadget come bracciali e magliette, rifugi sotterranei senza dimenticare che su Youtube vi sono ancora numerosi video-guida che spiegano come equipaggiarsi.

Si vendettero scatolette di cibo a lunga conservazione, filtri per depurare l’acqua, lampadine a raggi UV che in 90 secondi disinfettavano i liquidi da virus e batteri, medicinali e valigette da pronto soccorso provviste di ogni cosa, walky-talky o altri sistemi alternativi per comunicare. E per rimanere nel tema di uno scenario apocalittico, le tute contro attacchi nucleari, chimici, batteriologici, maschere antigas, coltelli e bussole.

Si diffusero anche orologi e sveglie che segnavano il conto alla rovescia: giorni, ore, minuti e secondi che scandivano l’avvicinarsi della presunta apocalisse. Addirittura per 228 euro un sito mise in vendita un visore notturno a raggi infrarossi “per le notti buie e piene di pericoli”.

Alcune aziende negli Stati Uniti che promettevano la salvezza costruendo veri e propri bunker dotati di ogni comfort, alcuni anche lussuosi e dotati di tecnologie hi-tech. Ovviamente, anche il settore del turismo approfittò per ottenere la sua impennata dato che molte agenzie organizzarono viaggi last minute, intesi come ultimi viaggi prima della fine del mondo e tanti hotel approfittarono di pacchetti vacanze per far trascorrere l’ultimo giorno di vita sul mondo in qualche località esotica.

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