Stop auto a benzina e gasolio dal 2035: soddisfatti i produttori, ma Ford taglia 4mila posti di lavoro
Il taglio del personale per la casa automobilistica statunitense si inserisce nel piano per reinventare il marchio e concentrarsi su una gamma più ridotta di veicoli elettrici
Con l'esito favorevole della votazione alla plenaria del Parlamento Ue, dal 2035 sarà stop definitivo alla produzione di auto a motore termico alimentate a benzina e gasolio. Una svolta storica nel mondo dell'automotive, fatta in nome della transizione all'elettrico e della strategia di abbattimento delle emissioni di CO2 entro il 2050. Una notizia accolta con soddisfazione dai produttori del settore, anche se c'è da segnalare una prima conseguenza del nuovo provvedimenti: Ford, nota casa automobilistica statunitense, ha già fatto sapere di tagliare 4mila posti di lavoro in tre anni nell’ambito di un piano per reinventare il marchio e concentrarsi su una gamma più ridotta di veicoli elettrici.
Stop auto a benzina e gasolio dal 2035: soddisfatti i produttori
Dopo il via libera allo stop alle auto a motore termico dal 2035, oltre alle reazioni politiche, anche tantissimi esponenti dal mondo dei produttori di automobili si sono espressi riguardo al nuovo provvedimento votato e approvato in Parlamento Ue:
"L'accordo richiede ora alla filiera automotive italiana e all’intero sistema Paese un rapido ed effettivo cambio di passo - nota ufficiale dell'Anfia, l'associazione nazionale filiera industria automobilistica - Chiediamo al governo di riprendere al più presto il confronto con la filiera automotive per identificare ulteriori strumenti volti ad ampliare le possibilità delle imprese di avviare investimenti e riconversioni produttive, negoziando nuovi strumenti a Bruxelles, se necessario, perché in particolare il quantum minimo dei contratti di sviluppo rischia di escludere dal sostegno pubblico molte PMI, cuore del tessuto industriale del nostro Paese.
A livello europeo - aggiunge Anfia - sono prioritarie l’attuazione di una politica energetica che permetta di generare energia elettrica al 100% da fonti rinnovabili entro il 2035 e la definizione di un piano strategico per la localizzazione in Europa le attività della filiera delle batterie per veicoli elettrici a monte delle gigafactory (come il trattamento termico e chimico dei precursori per trasformarli in catodi/anodi), ad oggi una prerogativa quasi unicamente cinese, così da evitare una svantaggiosa dipendenza dalla Cina, già leader nell’estrazione dei metalli e nella loro raffinazione. Lo sviluppo infrastrutturale - conclude - con target vincolanti per i singoli Stati membri, è un’altra fondamentale condizione da realizzare per garantire ai consumatori una capillare fruibilità, oltre che l’accessibilità economica, dei veicoli a zero emissioni, salvaguardandone il diritto alla mobilità".
Soddisfazione anche da parte di Motus-E, che chiede però al Governo di impegnarsi di più su incentivi e politiche di conversione delle imprese e riqualificazione dei lavoratori:
"Come rappresentanti della filiera della mobilità elettrica, che già sta investendo in questa direzione, siamo pronti a supportare il nostro Paese e il Governo italiano in questa trasformazione, che ci porterà fino al 2035. Non si tratta di un percorso forzato, bensì di una volontà politica, quella di tutti i Paesi europei, che segue l'andamento del mercato. Un segnale, per imprese e cittadini, fondamentale della direzione che il mercato sta già prendendo.
Per questo, chiediamo un chiaro segnale sul piano degli incentivi nel triennio 2023-2025 a favore della mobilità elettrica, sia per i privati che per le flotte aziendali; e chiediamo di varare un piano vero e proprio di utilizzo e rafforzamento dei fondi a favore del settore automotive per il sostegno e la formazione di nuove competenze di lavoratori e imprese che accompagni questo periodo di transizione".
Più interlocutorio è invece il commento di Oliver Zipse, presidente dell'Acea e ad di BMW:
"Ora vogliamo vedere quale sarà il contesto operativo necessario per raggiungere l'obiettivo fissato dalla Ue. Questo include l'abbondanza di energia rinnovabile, una rete di ricarica pubblica e privata senza interruzioni e l'accesso alle materie prime".
Ford però taglia 4mila posti di lavoro
In concomitanza della decisione del Parlamento europeo di dire stop alle auto a motore termico dal 2035, è giunta la notizia di una rivoluzione all'interno della celebre casa automobilistica statunitense Ford che si sta preparando a tagliare 4mila posti di lavoro circa nei prossimi tre anni, nell’ambito di un piano per reinventare il marchio e concentrarsi su una gamma più ridotta di veicoli elettrici.
In particolare, la casa automobilistica statunitense ha dichiarato di voler eliminare 3.800 posti di lavoro nel settore dello sviluppo prodotti e dell’amministrazione in Europa, adducendo l’aumento dei costi e la necessità di accelerare il passaggio dal motore a combustione interna ai veicoli elettrici come fattori preponderanti. Nel dettaglio, saranno tagliati circa 2.300 posti di lavoro in Germania, 1.300 nel Regno Unito e 200 nel resto d’Europa. Ford ha dichiarato che entro il 2025 saranno eliminati 2.800 ruoli di ingegnere e circa 1.000 posti di lavoro nei team amministrativi, di marketing, di vendita e di distribuzione in tutta Europa.
La ristrutturazione aprirà la strada a un futuro redditizio, dice l’azienda e le consentirà di competere con i marchi automobilistici rivali in Europa. La perdita di posti di lavoro creerà una “struttura dei costi più snella e competitiva” per l’azienda e contribuirà alla transizione verso un portafoglio di prodotti più piccoli, più mirati e sempre più elettrici, ha dichiarato l’azienda.
Ford intende mantenere in Europa 3.400 ingegneri che si baseranno sulla tecnologia di base fornita dalle loro controparti statunitensi e la adatteranno ai clienti europei, secondo quanto dichiarato da Martin Sander, direttore generale dell’operazione europea di veicoli elettrici (EV) di Ford e responsabile dell’attività tedesca.
“C’è molto meno lavoro da fare sulle trasmissioni che abbandonano i motori a combustione. Ci stiamo muovendo in un mondo con meno piattaforme globali, dove è necessario un minore lavoro di ingegneria. È per questo che dobbiamo fare degli aggiustamenti”.