Nuovo incubo

Speriamo che il "Sushi-terrorism" non arrivi anche nei nostri ristoranti all you can eat

Si tratta di una sfida nata sui social che sta terrorizzando il Giappone e facendo anche crollare le azioni della più famosa catena nazionale

Speriamo che il "Sushi-terrorism" non arrivi anche nei nostri ristoranti all you can eat
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Il mondo del sushi è finito improvvisamente al centro dell'attenzione mediatica. Non tanto per uno scandalo culinario, quanto piuttosto per una di quelle estemporanee challenge che diventano rapidamente di tendenza sui vari social media. Stiamo parlando della "Sushi-terrorism", una sfida online che consiste, ad esempio, nel leccare posate, confezioni di salsa di soia e addirittura pezzi di sushi che passano sul nastro girevole per poi rimetterli al loro posto. Un fenomeno riprovevole che, soprattutto in Giappone, sta preoccupando e non poco i gestori dei ristoranti. Speriamo che non arrivi anche nei nostri all you can eat...

"Sushi-terrorism": la nuova sfida virale sui social network

Quando si parla di challenge online ci si riferisce ad un contenuto diventato virali sui social media nel quale una o più persone si mettono alla prova in una particolare attività, invitando spesso altri utenti a fare lo stesso attraverso uno specifico hashtag. Soprattutto negli ultimi anni, sono state tantissime le sfide spopolate sulla Rete, come ad esempio le celebri "try not to laugh challenge", "ice bucket challenge" o "bottle flip challenge", tutti contenuti originali, creativi e divertenti destinati ad ottenere visibilità, accettazione e popolarità online

Accade però che, proprio per quest'ultimo scopo, attraverso il Web vengano condivise anche altre tipologie di challenge online, completamente opposte dal voler strappare una semplice risata. Alcune sfide della Rete, infatti, si caratterizzano per una forte connotazione negativa: se da un lato ci sono contenuti all'estremo che spingono gli utenti ad azioni pericolose, come il farsi riprendere mentre ci si sdraia sulle rotaie mentre passa un treno, dall'altro troviamo anche post e video beceri di persone che compiono gesti disdicevoli solo per fare qualche like in più.

E' proprio questa la fattispecie della "Sushi-terrorism", l'ultima challenge divenuta virale sui social media, soprattutto in Giappone.

La sfida online, per quanto semplice, è alquanto indegna: consiste nel farsi filmare con il cellulare mentre, seduti al tavolo di un ristorante sushi, si leccano posate, confezioni di salsa di soia o pezzi di cibo che scorrono lungo il carrello trasportatore, per poi riporli nello stesso posto in cui li si ha trovati. Altre azioni di questo tipo riguardano lo sputare nel piatto dei vicini, toccare il sushi di altri clienti dopo essersi messi le dita in bocca e aggiungere la salsa piccante wasabi su alcuni nigiri del nastro girevole.

I gestori dei ristoranti sushi su tutte le furie

Ovviamente, una sfida social simile, non è passata per nulla inosservata ed anzi ha generato, nel breve periodo, nelle gravi conseguenze, soprattutto per i gestori dei ristoranti sushi. Come segnalato dal The Guardian, infatti, la popolarità di questa video-challenge disgustosa ha fatto scendere del 5% le azioni dell’azienda che gestisce Sushiro, una delle catene di cucina giapponese più conosciute al mondo. Tali contenuti, inoltre, hanno creato grande scalpore in tutto il Giappone, andando a colpire indirettamente l'intera industria del sushi, un settore che nello Stato nipponico vale circa 740 miliardi di yen.

I vertici di Sushiro, preoccupati dalla "Sushi-terrorism", ora ne hanno avuto abbastanza. Per questo motivo hanno scelto di presentare una denuncia alla polizia contro uno dei creator che ha realizzato la sfida sui suoi canali social. Quest'ultimo, dopo la querela, si è scusato pubblicamente insieme ai suoi genitori, ma ha aggiunto di aver intentato cause penali e civili. Sushiro, inoltre, una volta a conoscenza degli atti indegni della "Sushi-terrorism" ha dovuto sostituire tutte le bottiglie di salsa di soia e smesso di mettere condimenti e utensili su ogni tavolo del ristorante, affermando ai commensali delle ragioni igienico-sanitarie.

La polizia di Tokyo, al momento, ha aperto ufficialmente un’inchiesta per indagare sui video pubblicati online da alcuni utenti nelle ultime settimane. Oltre a Sushiro, anche Hama Sushi e Kura Sushi, due delle più grandi catene di cucina giapponese, hanno annunciato di voler intraprendere azioni legali e installare videocamere di sorveglianza sopra i nastri trasportatori dei propri ristoranti.

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