Gli ultimi serial killer che hanno sconvolto l'Italia: da Stevanin a Bilancia, le ombre dei predatori
Alla fine degli anni Novanta l'Italia fu scossa da tre casi di assassini seriali: Donato Bilancia, Pietro Pacciani e Gianfranco Stevanin.
La cronaca, nella giornata di ieri, 17 novembre 2022, ha sconvolto l'Italia con un triplice omicidio nel quartiere Prati, della Roma bene. Tre prostitute sono state trovate accoltellate: due nel medesimo appartamento mentre l'altra a poche centinaia di metri di distanza. L'ipotesi serial killer, per gli inquirenti, è reale.
L'Italia ha sempre guardato al fenomeno dell'omicida seriale come un fenomenologia quasi "esotica" sentendosi ingenuamente al riparo da quel genere di devianza. In realtà anche nel Belpaese vi sono stati predatori seriali agghiaccianti. I casi più recenti - soprattutto in termini di impatto su società e opinione pubblica - riguardano Donato Bilancia, il Mostro di Firenze e Gianfranco Stevanin.
Storia dell'omicidio seriale in Italia
L'omicidio seriale in Italia trova riscontro soprattutto nel XX secolo, mentre i casi storici registrati sono pochi. Nel XIX secolo si ha notizia di Antonio Boggia che, nello spazio di dieci anni, uccise diverse persone, senza curarsi del sesso delle vittime, soprattutto commercianti e uomini d'affari. L'altro caso riguarda Callisto Grandi, conosciuto come "l'ammazzabambini" proprio perché sceglieva questo tipo di vittime.
Paolo De Pasquali, Medico Psichiatra, psicoterapeuta e criminologo, professore di Psicopatologia forense presso l'Università degli Studi di Firenze ha considerato quelle che lui definisce le "psicobiografie criminali" di 43 assassini seriali che hanno ucciso dal 1850 ad oggi. Gli elementi principali di questa analisi sono i seguenti:
Più della metà degli assassini seriali sono nati al nord (56%), il 16% al centro ed altrettanti al sud, mentre il 7% è nato nelle isole e il 4% all'estero. Il 44% di loro ha vissuto l'infanzia in una famiglia povera di affetti e il 35% in famiglie povere e "spezzate". Il 14% ha passato diversi anni in un orfanotrofio. Nel 21% dei casi considerati, i familiari erano soggetti aventi tare psichiche e quasi tutti i serial killer avevano già commesso altri reati prima dei delitti seriali, sia contro la proprietà che contro la persona.
In più del 40% dei casi, prima dei delitti, si sono verificati eventi traumatici fisici ma soprattutto psichici, anche se quasi mai c'è un rapporto diretto di causa-effetto tra evento stressante e inizio della serie omicidiaria.
Il 63% dei serial killer ha un inserimento sociale scarso o nullo. Il 26% degli assassini seriali sono disoccupati, il 14% ha un'attività illegale, il 38% svolge un lavoro non qualificato e soltanto il 7% ha un lavoro qualificato. Il 58% soffre di disturbi psichiatrici che non sempre, però, sono la causa dei delitti. L'età media in cui viene commesso il primo omicidio è trenta anni, mentre l'ultimo viene commesso a trentaquattro anni e gli omicidi vengono compiuti soprattutto al nord (70%), seguito dal centro (17%), mentre l'8% viene commesso al sud.
Come armi utilizzate, abbiamo le armi da fuoco (37%), armi bianche (16%), strangolamento (17%), corpi contundenti (12%) o veleni (4%). Il 70% degli assassini seriali italiani è di tipo organizzato, il 20% disorganizzato, il 10% a pianificazione parziale;
Il 10% degli assassini seriali ha avuto rapporti sessuali con le vittime prima di ucciderle e, nel 6% dei casi, ha praticato sevizie. Dopo l'uccisione, nel 60% dei casi, il cadavere viene lasciato sul posto e, soltanto in un 10%, viene trasportato altrove. Comportamenti necromanici si riscontrano in circa il 30% degli omicidi;
Soltanto l'1% degli assassini seriali si costituisce e una percentuale analoga tenta il suicidio. La metà di loro si allontana dal luogo dell'omicidio subito dopo aver sottratto soldi, documenti oppure oggetti (25%) e aver cancellato le tracce (30%). I soggetti che restano sul luogo del delitto lo fanno per affermare ancora di più il controllo totale sulla scena e sul cadavere. Il 10% lancia messaggi di sfida alle forze dell'ordine;
La maggior parte degli assassini seriali non si pente, rimane freddo, distaccato o manifesta atteggiamenti arroganti. Soltanto il 2% chiede perdono e il 14% dichiara che, se e quando tornerà in libertà, ricomincerà ad uccidere.
L'omicidio seriale in Italia viene commesso soprattutto da "predatori solitari", similmente a quanto avviene negli altri paesi industrializzati. A differenza, però, di quanto avviene nel resto del mondo e, soprattutto negli Stati Uniti, gli assassini seriali italiani agiscono soprattutto in provincia e nelle piccole città. Nella maggior parte dei casi, le vittime sono donne e, subito dopo, la categoria vittimologica più presente è quella dei bambini ed anche qui si conferma la tendenza generale dell'omicidio seriale. Gli omicidi seriali di prostitute sono tra i più comuni anche in Italia.
Il Mostro di Firenze: la perdita delle illusioni
Il più noto, a livello mediatico, è senza dubbio il Mostro di Firenze. Una serie di omicidi - tra i 14 e i 16 - di giovani ragazzi, scosse l'Italia dal torpore tra gli anni Ottanta e Novanta. In realtà la cronaca aveva già raccontato di altri omicidi seriali in tempi antecedenti, ma vennero sempre derubricati - dall'opinione pubblica - come pagine sepolte della cronaca locale. Del resto, le autorità ribadivano che in Italia (non considerando la criminalità organizzata) si uccideva essenzialmente per due sole ragioni: denaro e passione. Culturalmente, sostenevano, ci era estraneo il fenomeno dell'omicidio per piacere. Purtroppo, il "mostro di Firenze" ci ha violentemente risvegliato da questa illusione.
Un orrore lungo 17 anni quello messo in pratica da Pietro Pacciani, noto anche come "il Mostro di Firenze" e i suoi "compagni di merende", tra cui il portalettere Mario Vanni.
PIETRO PACCIANI IN AULA AL PROCESSO
I due sono stati accusati da un terzo membro del gruppo, Giancarlo Lotti, detto Katanga, che ha confessato di aver assistito alle uccisioni architettate e messe in atto dagli altri due. Dal 1968 al 1985 hanno compiuto otto duplici omicidi che hanno insanguinato le campagne toscane. Le vittime preferite erano le coppiette che si appartavano in macchina tra gli alberi. Pacciani è morto nel 1998 alla vigilia del processo, proprio mentre attendeva ancora la sentenza di una vicenda che nasconde molti misteri irrisolti. Nel 2009 è morto per cause naturali altro l'altro killer, Vanni, condannato a vita per 4 di quei duplici delitti.
MARIO VANNI E LE "MERENDE" CON PACCIANI
Omicidio seriale "in tandem"
I casi di omicidio seriale in coppia sono pochi: quello che ha visto coinvolti Wolfgang Abel e Mario Furlan è il più noto. Firmandosi "Ludwig", commettono - tra il 1977 e il 1984 - ben omicidi 15 in Veneto. Il loro obiettivo dichiarato è quello di ripulire il mondo da coloro che per loro sono i "rifiuti della società", omosessuali, prostitute, vagabondi. Il motore della coppia era Abel, che credeva ciecamente nelle virtù del nazismo; entrambi professavano la religione della "razza pura" e, dopo ogni omicidio, inviavano dei volantini di rivendicazione.
Vengono arrestati dopo aver tentato di dare fuoco alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere. Nel maggio del 1983 già avevano incendiato un cinema a luci rosse di Milano provocando la morte di 6 persone. Oggi Abel è in semilibertà, e Furlan è libero.
Gianfranco Stevanin: il "mostro di Terrazzo"
Ancora il Nordest teatro di omicidi seriali fra i più recenti a livello storico, con il caso di Gianfranco Stevanin, l'agricoltore veneto di Terrazzo che è stato uno dei serial killer che ha destato maggiormente l'attenzione dell'opinione pubblica.
In uno dei suoi poderi vengono ritrovati i corpi senza vita di tre donne, mentre nella sua abitazione sono rivenuti decine di oggetti di sessuali e migliaia di foto pornografiche. A lui sono stati imputati in tutto sei omicidi, compiuti nel 1994. Il killer confesserà in seguito di non aver ucciso le sue vittime con premeditazione: pare siano morte durante rapporti sessuali estremi o per overdose da cocaina. A modo suo, Stevanin "confessa" quattro delitti.
Donato Bilancia: il serial killer più recente e mediatico
Passiamo a Donato Bilancia, l'assassino seriale che, nella zona di Genova, ha seminato tra il 1997 e il 1998 panico e terrore. È stato condannato a 13 ergastoli per aver commesso una serie di 17 omicidi fra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte, in un arco di tempo di 6 mesi.
Nel 1998, pochi giorni dopo il suo arresto, tramite una lunga confessione, ha ammesso le sue responsabilità nella serie di omicidi apparentemente così diversi tra loro. Tredici ore di interrogatorio, in cui spiega minuziosamente, con tono calmo e distaccato, i suoi delitti.
Il caso Bilancia ha esercitato un certo fascino negativo sull'opinione pubblica, tanto che a lui si ispira "Ultima pallottola", una miniserie televisiva italiana, per la regia di Michele Soavi, trasmessa per la prima volta nel 2003 su Canale 5. Memorabile l'intervista che il serial killer concesse dal carcere a Paolo Bonolis una domenica di aprile del 2004, a Domenica In. Bilancia parlò per circa mezzora, non si dichiarò mai pentito. Nel 2020 è morto di Covid in carcere.