Tensione ai massimi livelli con Parigi, Salvini rispolvera la linea dura dei porti chiusi
Il vicepremier leghista annuncia: "Stretta in vista, multe sequestri e più controlli. Il governo pronto al pugno duro sugli sbarchi".
Lo scontro diplomatico sull'accoglienza dei migranti tra Francia e Italia non si placa. Parigi alza ancora i toni, definendo "Giorgia Meloni la grande perdente di questa situazione", mentre la Germania tenta di riportare il focus sul tema del sostegno del soccorso umanitario.
A rincarare la dose ci pensa il vicepremier – segretario della Lega – Matteo Salvini, che sceglie la linea dura:
"Il governo è pronto al pugno duro sugli sbarchi".
In controtendenza il ministro forzista degli Esteri Antonio Tajani che, pur ribadendo le ragioni di Roma, è sembrato tendere la mano ai francesi:
"Siamo pronti a parlare con Parigi e a chiudere una polemica che non è partita da noi". In riferimento alla Ocean Vikings accolta dai cugini d’Oltralpe in seguito al secco diniego di Palazzo Chigi.
Tensione alle stelle tra Francia e Italia sui migranti
Al momento un incontro tra la premier Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron non è previsto al G20 che si apre martedì 15 novembre 2022, a Bali. Le chances di disinnescare l’escalation di tensione con l’Eliseo, che non dà segnali di apertura, sono esigue.
Il portavoce del governo francese, Olivier Véran, ha confermato che Parigi non farà quanto era stato previsto, ovvero accogliere "un po' più di 3.000 persone" sbarcate in Italia, "di cui 500 entro la fine dell'anno", nel quadro del meccanismo di solidarietà.
Un invito a fermarsi prima che sia troppo tardi arriva dal ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn:
"Francia e Italia sono due pilastri imprescindibili per giungere ad una riforma del sistema europeo di gestione delle migrazioni. Una lite continua tra Roma e Parigi"danneggerà l'intera Ue".
Salvini tira dritto
Nonostante gli avvertimenti Salvini tira dritto e rispolvera temi da sempre a lui cari, come i porti chiusi: multe, sequestri e pugno duro. Le parole chiave del governo Meloni sono le stesse utilizzate dal primo governo Conte per ciò che concerne la gestione dell'immigrazione. E, ancora più nello specifico, gli sbarchi delle Ong.
"Chi sbaglia, paga. Bene così – ha attaccato nelle scorse ore il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini – Stretta in vista, multe sequestri e più controlli. Il governo pronto al pugno duro sugli sbarchi".
Così il leghista prova a rilanciare la linea che lo ha premiato – sotto il fronte dei consensi – quando era all'Interno, con Matteo Piantedosi, oggi al Viminale.
Come dimenticare l’episodio che ha visto protagonisti proprio Salvini e la capitana del’Ong Sea Watch Carola Rakete che, ignorando gli stop imposti dal leghista mentre era titolare del Viminale, ha “forzato” la situazione conducendo in porto a Lampedusa la nave da lei guidata con 42 migranti a bordo. La comandante tedesca – arrestata con l’accusa di tentato naufragio e resistenza a una nave da guerra – è stata assolta quando la Cassazione affermò che l'obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell'atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare ma comporta l'obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro.
In quei giorni il “braccio di ferro” a distanza tra la capitana e il capitano leghista agli Interni, che difendeva strenuamente la linea dei porti chiusi, aveva diviso l’opinione pubblica nazionale e internazionale.
La direzione dell'Esecutivo
La guerra del nuovo Governo alle Ong, al momento ha acuito la tensione diplomatica con la Francia (che ha accolto 234 persone a Tolone, salvate dalla Ocean Viking e rifiutate dai porti nostrani) mentre gli altri profughi a largo delle coste calabre – per intervento di un giudice – sono stati fatti sbarcare tutti, contro la linea del nuovo Esecutivo che puntava ad annettere sul suolo italiano soltanto gli individui riconosciuti come fragili.
Il governo Meloni, nel solco dei decreti Sicurezza salviniani, studia un provvedimento da utilizzare per arrivare al sequestro amministrativo delle imbarcazioni - disposto dai prefetti - nel caso queste non rispettassero l'obbligo di far sbarcare solo fragili, donne e bambini. Saranno inoltre rilanciate le maxi-sanzioni alle imbarcazioni delle Ong che, all'epoca del decreto sicurezza bis, potevano raggiungere anche il milione di euro. Piantedosi potrebbe riportare alla luce anche la norma che concede al Viminale la possibilità di limitare o vietare l'ingresso, il transito e la sosta alle navi per motivi di sicurezza.
La linea di Meloni (e Salvini) è chiara, mentre la quota forzista della Maggioranza procede con maggiore cautela.