Una pratica guida

Riscaldamento: la mappa aggiornata di quando si può accendere Comune per Comune

Dal 3 novembre in alcuni Comuni è stato possibile accendere i termosifoni, altri dovranno aspettare ancora un po'.

Riscaldamento: la mappa aggiornata di quando si può accendere Comune per Comune
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L'autunno climatico è arrivato per davvero. E in alcune città inizia a fare freddo. Così è tempo di accendere i riscaldamenti, ma non per tutti. Quest'anno i tempi sono cambiati in base alle nuove norme impostate dal Governo, che ha deciso di ridurre tempi e orari per contrastare il caro energia e i problemi legati alle forniture di gas a seguito della guerra in Ucraina. Nelle scorse settimane il Ministero della Transizione ecologica ha impostato nuove date e orari per partenza e conclusione. Con il perdurare del caldo, però, molte Amministrazioni comunali hanno deciso di posticipare i tempi.

Vediamo allora quando posso accendere il riscaldamento in ogni Comune d'Italia e chi può già farlo.

Dopo i rinvii si può accendere il riscaldamento (ma non tutti)

Via libera il 3 novembre anche a Torino, dove però il sindaco Stefano Lo Russo ha firmato un’ordinanza che impone una riduzione temporale delle ore di accensione: massimo dieci ore al giorno fino al 30 novembre.

Restando in Lombardia, termosifoni accesi dal  3 novembre  anche a Mantova e Brescia e Voghera. A  Pavia si parte dal 4 novembre, a Bergamo dal 5, a Vigevano dal 7.

Dopo i rinvii è quasi tempo di accensione anche in Emilia Romagna: dal 6 novembre caloriferi accesi a Ravenna, al 7 novembre tocca invece a Bologna, Reggio Emilia, Modena e Rimini.

Nella "capitale della Riviera" l'Amministrazione ha spiegato anche quanto si risparmia:

“Ogni giorno di ritardata accensione degli impianti garantisce un risparmio di circa 20mila euro: una cifra importante, che ci permette di riutilizzare queste risorse per finanziare progetti e servizi rivolti alla città. Accarezziamo così un triplice obiettivo che riguarda l’attenzione ambientale, il risparmio sul caro bollette e allo stesso tempo la possibilità di reinvestire dei soldi a favore dei cittadini”.

Quando posso accendere il riscaldamento?

L'Italia, come è oramai noto, è divisa in zone climatiche (sei per la precisione) in cui valgono regole differenti. A determinare la suddivisione sono le particolari condizioni climatiche di ciascuna zona. Vediamole nel dettaglio.

  • Zona F: all'interno della Zona F rientrano i Comuni più freddi, tra cui le province di Cuneo, Belluno e Trento. Qui gli impianti di riscaldamento centralizzati possono essere accesi (e spenti) senza alcuna limitazione.
  • Zona E:  rientrano alcuni Comuni di Lombardia e Piemonte, dell'Emilia-Romagna  e tutte le città con Gradi Giorno compresi tra 2.101 e 3.000. Ad esclusione delle province già citate, la Zone E include tra le principali: Alessandria, Aosta, Bergamo, Brescia, Como, Bolzano, Modena, Parma, Padova, Reggio Emilia, Rimini, Trieste, Gorizia, Piacenza, Ravenna, Venezia, Udine, Verona, Perugia, Rieti, Frosinone, Campobasso, L’Aquila e Potenza. Questi Comuni non sono freddi come i precedenti, ma comunque le temperature tendono a  essere molto basse. Proprio per questo motivo, la Legge prevede la possibilità di tenere accesi i riscaldamenti centralizzati dal 22 ottobre al 7 aprile per una durata giornaliera massima di tredici ore.
  • Zona D: include province con Gradi Giorno tra 1.401 e 2.100 per le quali è prevista la possibilità di tenere accesi i riscaldamenti dall'8 novembre al 7 aprile di ogni anno per una durata giornaliera massima di undici ore. Nella Zona D rientrano, tra le principali, le province di: Roma, Ancona, Genova e Firenze, Pescara, La Spezia, Livorno, Grosseto, Lucca, Macerata, Pisa, Pesaro, Viterbo, Avellino, Siena, Chieti, Foggia, Matera, Teramo e Vibo Valentia.
  • Zona C:   contraddistinta da un clima più mite rispetto alle precedenti, include tutte le province con Gradi Giorno tra 901 e 1.400. Il riscaldamento può essere acceso dal 22 novembre al 23 marzo, con una durata massima giornaliera di nove ore. Tra le principali province che rientrano in questa zona ci sono Napoli, Latina, Caserta, Salerno, Bari, Brindisi, Benevento, Catanzaro, Cagliari, Lecce, Ragusa, Cosenza, e Taranto.
  • Zona B:  fascia climatica dal clima piuttosto caldo ed include le province con Gradi Giorno tra 600 e 900. I termosifoni qui possono essere accesi dal 8 dicembre al 23 marzo per un totale di sette ore al giorno. All'interno della zona B rientrano, tra le altre, le province di: Palermo, Siracusa, Trapani, Reggio Calabria, Agrigento Messina, e Catania.
  • Zona A: in questa particolare fascia climatica rientrano  le province italiane più calde, con Gradi Giorno inferiori a 600. La Legge prevede la possibilità di accendere i riscaldamenti solamente dal 8 dicembre al 7 marzo di ogni anno, per cinque ore al giorno. Qui rientrano solo tre Comuni: Lampedusa, Linosa, Porto Empedocle.

La mappa Comune per Comune

All'interno di alcune province però ci sono Comuni compresi in fasce differenti. Vediamo dunque con una pratica infografica la suddivisione per Comuni. Nel link qui sotto, per maggiore chiarezza, potete scaricare la tabella che cita tutti i Comuni italiani, in modo da non sbagliarvi.

CLICCA QUI E TROVA IL TUO COMUNE

Quando posso accendere il riscaldamento nel mio Comune

A chi non si applicano le nuove norme

Come è giusto che sia, però, ci sono alcune eccezioni. Le nuove date di accensione Le spegnimento dei riscaldamenti non si applicano ad alcune strutture dove un clima più caldo è necessario per salvaguardare la salute di soggetti fragili. Stiamo parlando di case di riposo, ospedali. Ma anche di scuole, asili nido, piscine e saune, dove una corretta climatizzazione è fondamentale per il regolare svolgimento delle attività.

La circolare del Ministero prevede deroghe anche per gli impianti alimentati a energie rinnovabili e le strutture usate per attività industriali e artigiane.

Occhio a stufe e camini, rischiate la multa

Quest'anno in molti stanno anche pensando a soluzioni alternative. Tantissimi hanno scelto di utilizzare le stufe a pellet, con la conseguenza di un'esplosione dei prezzi e di una maggiore difficoltà di approvvigionamento.

Ma c'è anche chi proferisce metodi più "antichi": stufe e camini. Ma attenzione, qui si rischia una multa fino a cinquemila euro. Bisogna infatti controllare che non siano apparecchiature obsolete e che rientrano nei parametri di immissione di Co2 nell'aria. Altrimenti si rischia davvero grosso...

                                                                                                                                                                                               Tomaso Garella

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