Orlando apre a un Governo anche con Cinque stelle e Terzo Polo dopo il voto
Il ministro del Lavoro spinge per riproporre una maggioranza a larghissimo respiro per ribaltare i pronostici.
Orlando contro Letta per salvare "campolargo"... e il Partito democratico. Quello del ministro del Lavoro (uscente) è un vero e proprio "lavoro" che, iniziato quasi sottotraccia, sta ora emergendo alla luce del sole.
Il succo è che il 25 settembre gli astenuti potrebbero essere soprattutto a sinistra. Trascinata da Fratelli d'Italia la comunque irrequieta coalizione di centrodestra è tanto favorita che qualche elettore di centrosinistra potrebbe decidere di non fare neppure lo sforzo di arrivare alle urne (anzi, gira voce che sull'onda della "ventata" di novità, ci sia chi è pronto a addirittura a votare Giorgia Meloni).
Per convincere gli indecisi e i riottosi che quello al Pd non sarebbe un voto inutile, insomma, Orlando suona la carica: se dalle urne Centrosinistra, M5S e Terzo polo portassero a casa una buona dote di voti, sarebbe possibile pensare a un accordo. Una coalizione di Governo non ufficializzata prima, ma dopo il voto, in pratica.
Orlando contro Letta per salvare "campolargo"
Ecco perché il ministro, da sempre voce non tanto ribelle, ma comunque sempre fortemente autocritico, in queste ultimissime ore sta cercando di dare la scossa, anche a costo di andare palesemente contro le strategie e la linea di portata avanti (almeno apparentemente) dal segretario nazionale da quando è stata ufficializzata la data del voto per le Politiche.
Ecco allora perché Orlando spinge perché torni d'attualità il tema di possibili alleanze, oltre che con la Sinistra, con il Movimento 5 Stelle, magari addirittura con Renzi e Calenda.
"Il voto al Pd non deve essere un voto perso"
L'obiettivo è presto detto e abbastanza banale nella sua concretezza. Secondo il ministro, ma secondo anche molti altri, mettere sul tavolo strategie a più ampio respiro servirebbe a convincere gli elettori più scettici e pessimisti e i cittadini che ancora non hanno deciso cosa votare, che il voto al Partito democratico non sarebbe un voto perso.
Perché, sondaggi ormai acclarati alla mano, in una corsa quasi praticamente in solitaria, quella del Partito democratico il 25 settembre inizia a delinearsi come una sconfitta annunciata.
E poco importa (anzi forse è proprio questo il motivo della scossa) che nel Centrodestra Lega e Forza Italia siano dati "in picchiata" (i lumbard pare sorpassati dal M5S, gli azzurri in alcune regioni stimati addirittura sotto il 3%).
I conti sui sondaggi e le possibilità di sopravvivenza
Il ragionamento che fa Orlando allora è semplice: Fratelli d'Italia al momento è una corazzata vincente e traina a sé gli altri più deboli. Il Pd da solo è perdente, ma se la sua tela venisse allargata ad altre realtà (anche se con annessi tutti i distinguo che conosciamo) si andrebbe ad arginare la previsione per FdI e si potrebbe sognare un clamoroso ribaltone.
Letta farà questo passo? In molti in realtà ritengono che il segretario dem stia spettando sornione che magari il Centrodestra non riesca a presentare una squadra di Governo per mettere poi la freccia di sorpasso e mettere sul tavolo ancora una larghissima maggioranza orientata a Sinistra, magari ancora a sorpresa con il M5S.