Fiducia votata da pochi intimi: Draghi verso le dimissioni
Atteso lo scioglimento delle Camere del presidente Mattarella. Si vota il 2 ottobre.
Il centrodestra non ha votato, il Movimento Cinque Stelle neppure. Alla fine la fiducia sulla risoluzione Casini richiesta dal premier Mario Draghi è stata votata da pochi intimi. A partecipare al voto, infatti, sono stati Pd, Italia Viva, Insieme per il Futuro e Leu, oltre a qualche "dissidente", che ha votato in maniera differente rispetto al proprio gruppo. "No" è invece arrivato da Fratelli d'Italia. Solo 95 i senatori che hanno votato.
Fiducia votata da pochi: Draghi si dimette
Mario Draghi voleva una fiducia quasi incondizionata e lo si era capito dalle parole pronunciate stamattina, quando non aveva fatto concessioni a nessuno dicendo in pratica: la linea è questa e si va avanti, altrimenti si va a casa.
Parole forti, le sue, che hanno colpito sia il Movimento Cinque Stelle, che ha aperto la crisi, sia il Centrodestra, che di fatto l'ha concretizzata dopo l'annuncio del non voto.
Il premier è dunque atteso al Colle dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a questo punto dovrebbe sciogliere le Camere, mandando il Paese a nuove elezioni, probabilmente da calendarizzare il 2 ottobre. Fino ad allora si andrà avanti con un Governo di transizione, che porti alle urne.
La questione numero legale
Qualcuno aveva anche paventato lo spettro del numero legale. Alcuni "non votanti" sono comunque rimasti in aula proprio per garantire il numero legale per evitare una possibile nuova votazione, che ad ogni modo non avrebbe cambiato le cose.
Appena sono iniziate le operazioni di voto Draghi ha lasciato Palazzo Madama, salutando (con un sorriso amaro) coloro che lo attendevano fuori.
In serata è atteso da Mattarella, che probabilmente domani scioglierà le Camere.