TORMENTONE

Niente reddito di cittadinanza anche quando si rifiutano offerte di lavoro da privati

I correttivi proposti in Commissione lavoro dal Centrodestra. L'obiettivo è garantire manodopera al settore ricettivo e del turismo

Niente reddito di cittadinanza anche quando si rifiutano offerte di lavoro da privati
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Per il reddito di cittadinanza, autentico tormentone della vita politica degli ultimi anni del nostro Paese, ecco arrivare un nuovo "scossone": si perderà infatti il diritto alla misura di sostegno anche quando si rifiutano offerte di privati.

Reddito di cittadinanza, nuovi correttivi contro i furbetti

La misura di sostegno è da sempre al centro di vivaci polemiche: il primo a considerarlo uno strumento pessimo è il premier Mario Draghi, mentre il Movimento 5 Stelle che ne ha sempre fatto un cavallo di battaglia del suo programma elettorale, lo difende a spada tratta.

Contrarissimi da tempo anche Fratelli d'Italia, mentre Lega e Forza Italia vanno a corrente alternata, anche nei giorni scorsi il ministro alla Pubblica Amministrazione Renato Brunetta aveva lanciato vere e proprie picconate contro il reddito di cittadinanza.

Più attendiste le compagini di Centrosinistra.

Ora però arriva un'altra novità in aggiunta a quelle già messe in campo nei mesi scorsi: anche il no a un’offerta a chiamata diretta da un datore di lavoro privato rientra nel calcolo dei rifiuti che possono far perdere il sostegno.

Reddito di cittadinanza, i correttivi del Centrodestra

È la novità introdotta da un emendamento presentato dal centrodestra e approvato dalle commissioni della Camera, anche grazie ai voti del Partito democratico e di Italia Viva. Contrario invece il voto del Movimento 5 Stelle con il presidente Giuseppe Conte che ha commentato poco dopo i lavori della commissione:

"Non possiamo dire che è colpa del reddito di cittadinanza se non si accettano più certi lavori. I cittadini oggi vogliono anche una qualità del lavoro. Come si può costruire un progetto di vita con certi contratti".

Reddito di cittadinanza, cosa cambia

Secondo quanto maturato dalla Commissione, offerte congrue possono essere proposte anche direttamente da privati ai beneficiari che firmano il Patto per il lavoro e non solo dai Centri per l'impiego.

Il Patto per il lavoro, lo ricordiamo, prevede l’obbligo di accettare almeno una di tre offerte, altrimenti scatta l’esclusione dal sussidio.

Quindi, insomma, ecco cosa succede ora: i Centri per l'impiego hanno in mano le liste dei percettori di Reddito di cittadinanza e cercano di combinare le competenze del disoccupato con le richieste dei datori di lavoro; al terzo rifiuto di un'occupazione "congrua" (ecco sulla base di quali criteri) il reddito di cittadinanza sarà revocato.

Il problema è che i Centri per l'impiego solo limitatamente riescono a matchare con successo disoccupati e offerte di lavoro, per cui l'idea è fare in modo che anche i privati possano in autonomia fare offerte congrue ai percettori di reddito di cittadinanza: se si sentono dire di no, saranno loro stessi a comunicare l'eventuale rifiuto ai centri per l'impiego.

Non è ben chiaro come i privati potranno accedere agli elenchi dei percettori del reddito di cittadinanza: toccherà al ministro del Lavoro Andrea Orlando definire attraverso un decreto ad hoc, e spetterà a lui definire anche le modalità di comunicazione e di verifica della mancata accettazione dell’offerta di lavoro..

L'obiettivo del documento

La misura, nelle intenzioni dei parlamentari che hanno redatto l'emendamento è finalizzata a risolvere il problema della carenza di manodopera, nel settore ricettivo e nel turismo.

Due settori dove ultimamente molti datori di lavoro e gestori di attività hanno "denunciato" come la carenza di personale sarebbe proprio dovuta al fatto che molti beneficiari del reddito di cittadinanza preferiscano rifiutare un’offerta di lavoro integrandola molto spesso con lavori in nero.

I correttivi nel percorso della misura di sostegno sono stati messi sul tavolo da Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), Riccardo Zucconi (FdI), Rebecca Frassini (Lega), Paolo Zangrillo (FI), da Lucia Scanu e Manuela Gagliardi (Misto).

Quando sarà valida questa stretta sul reddito di cittadinanza? Entrerà in vigore a  partire dall’approvazione definitiva del Dl aiuti, perciò entro metà luglio.

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