PARTITI IN CRISI

Crollo dei consensi, l'ultima tentazione Lega-M5S: lasciare il Governo per recuperare terreno

Il dilemma dei due movimenti che avevano il consenso più alto solo un anno fa. I pentastallati cercano di rialzarsi, Lega alla svolta.

Crollo dei consensi, l'ultima tentazione Lega-M5S: lasciare il Governo per recuperare terreno
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Crollo dei consensi, l'ultima suggestione Lega-M5S: lasciare il Governo per recuperare appeal. Come era prevedibile l'esito del voto di domenica potrebbe portare delle conseguenze anche sulla tenuta e sulle dinamiche dell'Esecutivo guidato da Mario Draghi.

Lega-M5S e la tentazione di uscire dal Governo

La prima a lanciare il sasso nell'acqua, forte dell'eccellente risultato alle Amministrative è stata la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni che ha chiamato in causa soprattutto i pentastellati dopo la loro debacle alle Comunali:

"La principale forza che sostiene il governo Draghi non esiste più nella nazione. Credo che ci si debba davvero interrogare se tenere ancora in piedi questo Governo e questo Parlamento".

Una disamina che del resto ha trovato nell'ex premier e ora "segretario" Giuseppe Conte terreno fertile.

Le riflessioni dell'ex premier Conte

Perché non solo l'ex presidente del Consiglio, ma anche alcuni parlamentari iniziano sempre più a pensare che per recuperare il consenso ormai quasi completamente sgretolato si debba tentare la carta dell'uscita dal Governo.

Del resto, la crescita di FDI degli ultimi mesi è figlia della libertà di manovra di cui Giorgia Meloni gode stando all'opposizione, rispetto agli inevitabili equilibri da mantenere per le forze che sostengono l'Esecutivo (non ha funzionato nemmeno il tentativo della Lega di essere a fasi alterne in contemporanea partito di lotta e di Governo).

Conte insultato a Messina, la reazione contro un elettore

La riflessione su una possibile exit strategy è stata confermata dallo stesso Conte:

"Ho incontrato tante persone che mi hanno fatto questa richiesta: uscire dal Governo. L'ho toccata con mano questa richiesta. Il nostro elettorato sta soffrendo. Non ci sentiamo di voltare le spalle ai cittadini. L'ho detto quando siamo entrati al governo e ora che ci siamo avvitati in una spirale recessiva. Siamo responsabili ma che nessuno ci dica state zitti, che ci sia una sospensione della dialettica politica".

Nel frattempo, l'ex premier impegnato a Messina per le Amministrative è stato mal apostrofato da un elettore appunto evidentemente deluso. E l'ha affrontato personalmente.

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"Pagliaccio, hai cambiato posizione", l'invettiva del cittadino, ma l'ex premier si è fermato e ha cercato il confronto, rispondendo per le rime:

"Dimmi, dove ho cambiato posizione? Dove lo trovi un politico che si ferma a parlare, a spiegarti le cose guardandoti negli occhi. Se non mi dici dove ho cambiato posizione, il pagliaccio sei tu".

Ennesimo nuovo corso M5S, cosa succederà?

Cosa succederà? E' presto per dirlo: al momento Conte si è limitato ad aggiungere che la scoppola delle Amministrative avrà come conseguenza la riorganizzazione del movimento a livello regionale con la scelta di nuovi coordinatori, il ritorno nelle piazze, nei quartieri con gazebo, raccolte firme, iniziative, confronto con la gente:

"Parte la fase due del M5s: dobbiamo essere presenti per le strade e nei quartieri continuativamente. I protagonisti saranno i gruppi territoriali che i nostri iscritti potranno costruire nelle nostre città per ottenere la piena partecipazione dei cittadini che devono tornare protagonisti" anche per sconfiggere l'astensionismo".

I tormenti di Salvini, capitano al timone di nave in burrasca

Alle riflessioni di Conte si accompagnano i tormenti del leader della Lega Matteo Salvini.

Ancor di più in questo caso però la Lega deve ponderare le sue mosse. Tanto per intenderci, uscire subito dal Governo in realtà significherebbe dare quasi immediatamente ragione a quanto Giorgia Meloni dice da mesi.

Dunque, più che recuperare consenso, si rischierebbe forse, almeno nell'immediato, di perderne ancora.

Ragionamento che non fa una piega, ma nell'universo Lega sembra iniziare a prevalere stanchezza e insofferenza nei confronti del Governo.

"Lega al Governo? Siamo stanchi...", lo sfogo del numero due di Salvini

A testimonianza di questo malessere ieri in Tv, a Rete 4, è arrivato lo sfogo di Lorenzo Fontana vicesegretario della Lega:

"Lega al Governo? Io sono abbastanza stanco. Sono un uomo libero e dico che se l'obiettivo di questo Governo era tentare che ci fossero il meno possibile problemi economici dopo la pandemia era giusto provarci e sono convinto che quella scelta sia stata giusta in quel momento. Quando però non vedo che i nostri cittadini hanno un riscontro positivo, la Lega risponde all'elettorato, non a qualcun altro, risponde ai propri cittadini".

Lo sfogo di Fontana, il pensiero di molti...

Le parole di Fontana non hanno provocato un terremoto, ma concretamente aperto il dibattito, perché nemmeno troppo sommessamente sembrano essere in molti a pensarla così.

E lo sguardo verso l'autunno sembra avvalorare questi "mal di pancia". Perché sempre ieri in Tv Fontana ha aggiunto:

"Io non voglio tornare sul mio territorio dovendo vergognarmi perché questo Governo non pensa ai cittadini. E' una riflessione che la Lega deve fare perché in autunno sarà peggio di adesso. O il Governo cambia e inizia a pensare a quello che interessa ai cittadini o faremo le nostre scelte. Poi sarà Salvini che ci penserà con tutti gli altri molto più bravi e preparati di me. Però io da uomo libero e leghista penso di poter rappresentare comunque una parte di quello che la Lega pensa in questo momento, che forse non è neanche particolarmente minoritaria".

Lega, il Consiglio federale tra 15 giorni

Lo sfogo di Fontana di fatto mette benzina sul fuoco dopo il vertice in via Bellerio a Milano che Salvini aveva già convocato nel pomeriggio di lunedì.

Salvini che già in estate, era uscito dal Governo Conte, strappando con il M5S e Di Maio, ora sembra voler pensare in ogni prospettiva e in ogni particolare le sue decisioni.

Oltre a quello della Lega, si gioca il suo di futuro.

Il movimento ad ogni modo è in fibrillazione: il 26 giugno ci sono i ballottaggi e già da questi giorni o al massimo dopo il 26 tornerà prepotente anche la questione delle Regionali in Lombardia (oltre che di Sicilia e Lazio).

E tra 15 giorni ci sarà anche il Consiglio federale della Lega: secondo molti sarà il momento della verità.

 

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