Riscaldamento, luce, auto, coprifuoco: cosa può comportare l'austerity per gli italiani
Se la guerra dovesse proseguire ancora (e le sanzioni alla Russia fossero inasprite) potremmo dover tornare indietro al 1973.
La frase di Draghi "volete in condizionatore acceso o la pace?" è già diventata iconica. E il Governo ha già preso un provvedimento in tal senso: da maggio a marzo 2023 negli uffici pubblici le temperature si abbasseranno di un grado in inverno e si alzeranno di uno in estate. Ma potrebbe non essere la sola richiesta di sacrifici agli italiani. Anche per i privati.
Non solo termosifoni e condizionatore: cosa significa l'austerity
Chiamatelo come volete: austerity se volete essere più "crudi", risparmio energetico se invece vi sentite più eco-friendly. La sostanza però cambia poco: dovremo abituarci a usare meno energia elettrica e gas, e molto probabilmente anche la benzina e il gasolio. Se l'Italia (e l'intera Europa) smetterà di importare gas e petrolio dalla Russia, le conseguenze le vivremo sulla nostra pelle tutti i giorni.
Gli uffici pubblici
La prima misura è già stata introdotta. La norma prevede che le temperature in inverno non debbano superare i 19 gradi centigradi (con un +2 di tolleranza) nel periodo invernale, uno in meno rispetto all'attuale.
In estate, invece, i condizionatori erano impostati tra i 24 e i 26 gradi: quest'anno, invece, andranno tra i 25 e i 27.
Per il momento il provvedimento riguarda solo il settore pubblico (con l'esclusione di ospedali e case di cura), ma non è detto che non investa in futuro anche il privato.
Cosa potrebbe succedere: l'energia
E' stato calcolato che abbassare le temperature di un grado nelle nostre case permetterebbe di risparmiare un miliardo di metri cubi sui 29 che importiamo dalla Russia. E il Governo potrebbe anche arrivare a chiedere questo sacrificio per il prossimo inverno (oramai i riscaldamenti si stanno spegnendo quasi ovunque).
Ma se le sanzioni si allargheranno all'energia e al petrolio, anche le misure potrebbero cambiare anche per i privati.
A febbraio alcuni Comuni hanno spento le luci per protesta: non si trattava della guerra, ma del caro bollette. Ogni anno, poi, la manifestazione "M'illumino di meno" - avviata nel 2005 - ci insegna che è possibile consumare meno elettricità e "sopravvivere" lo stesso. E così non è un'ipotesi così peregrina pensare che i sindaci decidano di ridurre il numero dei lampioni accesi e le ore di illuminazione. E anche nei condomini si potrebbe ridurre l'orario di accensione delle parti comuni. Per quanto riguarda le abitazioni private, invece, sarebbe già cosa buona e giusta intervenire con piccoli accorgimenti per risparmiare (anche soltanto per le nostre tasche).
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La benzina
Dal punto di vista della benzina siamo meno dipendenti dalla Russia: l'Italia compra da Mosca circa il 10% del petrolio importato, e anche su questo aspetto potrebbe cadere l'embargo dell'Europa.
Il problema interesserebbe maggiormente altri Paesi europei, soprattutto per quanto riguarda il diesel. La prospettiva del razionamento è vista come probabile da molti analisti internazionali, ma in questo caso non è pensabile che ci siano norme imposte. Anche se le scorte sarebbero inferiori e gioco forza bisognerebbe fare dei ragionamenti.
Le uniche misure possibili potrebbero essere la riduzione dei limiti di velocità e l'introduzione delle domeniche a piedi, per limitare l'uso delle auto.
Il precedente del 1973
Uno scenario che difficilmente pensavamo di vivere e che ricorda qualcosa che chi era già grande all'inizio degli anni Settanta ha già visto. Era l'autunno del 1973 e andava in scena la guerra dello Yon Kiuppur, che vedeva contrapposti Israele e il mondo arabo. L'Occidente appoggiò (come ora fa con l'Ucraina) Israele e l'Opec quadruplicò il prezzo del petrolio, che passo a dodici dollari al barile (magari oggi fosse così...).
Inevitabile fu procedere a misure drastiche, che partirono in inverno e durarono sino all'estate dell'anno seguente. Alla guida del Governo c'era Mariano Rumor, che in televisione spiegò:
"Siamo entrando in un inverno difficile".
Furono introdotte le domeniche a piedi e abbassati i limiti di velocità (120 all'ora in autostrada). I benzinai restarono chiusi dalle 12 del sabato sino al lunedì mattina e le città ridussero l'illuminazione del 40%. Gli uffici pubblici anticiparono la chiusura alle 17.30 e i negozi alle 19. I locali notturni invece dovevano chiudere alle 23. Insomma, un po' come abbiamo sperimentato durante il coprifuoco dovuto alla pandemia Covid.
La speranza di tutti è - ca va sans dir - non vivere più un momento del genere.