Guerra informatica

L'antivirus russo Kaspersky è pericoloso? Il Ceo italiano: "Le aziende non rischiano"

Secondo l'esperto Marco Camisani Calzolari, sicurezza in bilico per Governo, Ministero della Giustizia e Carabinieri.

L'antivirus russo Kaspersky è pericoloso? Il Ceo italiano: "Le aziende non rischiano"
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La guerra, gli spari e le bombe sono in Ucraina, ma le conseguenze dell'invasione di Mosca e del conflitto viaggiano anche sulla rete. Se ad esempio avete installato nel computer l'antivirus russo Kaspersky fate molta attenzione, per non rischiare sgradite sorprese.

 

Marco Camisani Calzolari con Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti

E' allarme per l'antivirus russo Kaspersky

Ecco allora che l'allarme, drammatico, non suona solo dalle sirene di Kiev e dalle maggiori città dell'Ucraina.  Tra le tante situazioni che si stanno tenendo attenzionate quelle che riguardano la "rete" e il web sono, segno dei tempi, tra le più delicate.

Oltre alle armi, gli attacchi hacker di pirateria informatica sono le azioni più temute.

E mentre tutti i sistemi informativi sono stati allertati, già qualche giorno fa era  scattato l'allarme Kaspersky: la minaccia infatti arriva dall'antivirus russo.

Kaspersky, per l'antivirus russo trema anche l'Italia

Su questo fronte, trema anche l'Italia perché l'antivirus (ideato da Eugene Kaspersky, consulente del ministero della Difesa russo) è attualmente installato su molti sistemi informatici delle istituzioni del nostro Paese.

Nella fattispecie si tratta delle installazioni antivirus in dotazione ai computer di Palazzo Chigi, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Difesa, Carabinieri, Ministero della Giustizia e Ministero dell’Interno, Dipartimento della Pubblica Sicurezza.

L'allarme dell'esperto di Striscia la notizia

A lanciare uno specifico allarme in questo senso è stato, qualche tempo fa, Marco Camisani Calzolari, esperto informatico e volto noto della tv per le sue "pillole" di informazione tecnologica all'interno del Tg satirico di Canale 5, Striscia la notizia.

Un appello attraverso Facebook, seguito poco fa da un successivo post dove l'esperto informatico ha stilato anche un elenco di aziende che potrebbero essere obbligate da Mosca a "entrare" nelle nostre vite:

"Sperando che non accada e tutto si fermi qui, ma in caso di escalation del conflitto le aziende informatiche Russe potrebbero essere forzate ad eseguire ordini dello stato. Alcune hanno accesso ai nostri server, ai nostri Hard Disk, sistemi operativi, Antivirus. Altri usati per far funzionare le infrastrutture o le aziende del nostro paese. Fate girare questo elenco al fine di avvisare istituzioni e imprenditori. Poi ognuno agirà nel modo che riterrà più opportuno"

L'elenco delle aziende russe da far girare

"Va disinstallato"

Nelle ultime ore è arrivato anche il parere di Franco Gabrielli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Sicurezza Nazionale, che in un'intervista al Corriere ha invitato a prendere le distanze dall’antivirus e in particolare ha chiesto di toglierlo dai server della PA.

"Dobbiamo liberarci da una dipendenza dalla tecnologia russa. Per esempio quella dei sistemi antivirus prodotti dei russi e utilizzati dalle nostre pubbliche amministrazioni, per evitare che da strumento di protezione possano diventare strumento di attacco”.

Corrado Giustozzi, esperto e divulgatore di sicurezza elettronica, co-fondatore di Rexilience, ha invece parlato eventuali rischi per chi ha installato l'antivirus russo, non tanto per quanto riguarda l'azienda in sé, ma per possibili "pressioni" esterne:

“È plausibile che nel contesto attuale, l’azienda possa ricevere pressioni o minacce dal governo russo. Non penso tanto a uno scenario di spionaggio attivo, quando piuttosto a un malware creato dagli stessi russi che l’antivirus potrebbe volontariamente non rilevare e lasciar passare”.

Il Ceo di Kaspersy Italia: "Le aziende non rischiano"

Al centro del dibattito, è intervenuto anche il Ceo di Kaspersky Italia Cesare D'Angelo, intervistato dal Corriere:

"La nostra priorità è sempre stata la privacy e la sicurezza dei nostri utenti. Oggi più che mai, alla luce di questo conflitto bellico che, come persone, condanniamo con forza. Abbiamo ottenuto i massimi livelli di certificazione da advisor esterni in merito all’integrità e qualità dei nostri processi di sviluppo delle soluzioni e dei nostri data center.  Non esiste alcuna connessione, alcun vaso comunicante tra country, processiamo dati volontariamente condivisi dai nostri clienti e non dati personali. La nostra attività avviene in stretta cooperazione con molti altri partner e in totale sicurezza".

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