Rapinatore condannato con l'aggravante del volto coperto si giustifica: "Ma la mascherina era obbligatoria!"
L'imputato ha provato a difendersi sostenendo che indossare il dispositivo di protezione fosse obbligatorio per legge, ma la Cassazione non ha accolto il ricorso.
Tutto è partito da un furto messo in atto da un rapinatore a volto - soprattutto naso e bocca - coperto: un delitto commesso nell'era della pandemia dove la mascherina, paradossalmente sia per svaligiare una banca o sia per bere un caffè al bar, è obbligatoria e imposta per legge. E' a questo che l'imputato tenta di appigliarsi per evitare di vedersi condannato con l'aggravante relativa al travisamento del volto, ma per la Cassazione il suo ricorso non ha fondamento e viene confermata la condanna nei suoi confronti.
La decisione della Cassazione: la mascherina durante una rapina è un'aggravante
La sentenza n.1712 della Cassazione è stata depositata il 17 gennaio 2022 e non lascia alcuno scampo al rapinatore che in Provincia di Latina aveva perpetrato una rapina indossando la mascherina, che gli copriva gran parte del volto. L'uomo si era rivolto alla Suprema corte dopo le due condanne nei primi gradi di giudizio nella speranza che l'obbligatorietà di indossare il dispositivo di protezione - imposto per legge al fine di evitare il contagio - potesse eludere l'applicazione dell'aggravante relativa al travisamento del volto applicata dei suoi confronti.
Speranze deluse però, perché i giudici di legittimità si sono pronunciati in senso sfavorevole all'imputato confermando la condanna nei suoi confronti e la corretta applicazione dell'aggravante.
Le motivazioni
Per la Cassazione "Il travisamento medesimo risulta essere stato materialmente collegato alla commissione del delitto e comunque idoneo a rendere difficoltoso il riconoscimento dell'autore del fatto. La presenza di un evidente nesso di necessaria occasionalità con il fatto illecito contestato esclude la possibilità di ritenere tale condotta alla stregua di mero adempimento del dovere".
Rapina a volto coperto... da mascherina
Era aprile 2020 quando in Lombardia (in provincia di Monza e Brianza) veniva agli onori della cronaca quella che poteva essere la prima rapina mascherata.. con un'introvabile mascherina chirurgica. Nel mirino, il più classico degli obiettivi, un ufficio postale. Come raccontato da Prima Monza, era successo a Limbiate, cittadina a una ventina di chilometri da Milano verso Como: a entrare in azione a mano armata, due gentiluomini che rispetto all'iconografia classica, in pugno si sono presentati con un più tecnologico "taser" al posto della tradizionale pistola.
La mascherina l’avevano già indosso, come tutti del resto, ma anziché usarla come protezione è tornata utile per nascondere il volto mentre consumavano la rapina. Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, in due sono riusciti ad entrare senza problemi approfittando per altro della porta girevole di interblocco all’ingresso che era rimasta aperta, probabilmente per far areare meglio i locali sempre in ottica anti-Covid...