"ridotti a spettatori"

Bonaccini: "A Kiev si discute di pace, ma l'Italia è assente perché il Governo ha tre posizioni diverse sul tema"

Il presidente del Partito Democratico non ha usato mezzi termini, ribadendo che è l’Unione Europea, e non altri, a dover guidare i processi decisionali in un momento tanto cruciale

Bonaccini: "A Kiev si discute di pace, ma l'Italia è assente perché il Governo ha tre posizioni diverse sul tema"
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Stefano Bonaccini, eurodeputato e presidente del Partito Democratico, non ha usato mezzi termini nel commentare la posizione internazionale dell’Italia sotto la guida del governo Meloni. In un’intervista a Repubblica, ha denunciato una preoccupante perdita di peso dell’Italia sullo scenario globale, attribuendo la responsabilità alla gestione della politica estera da parte dell’attuale esecutivo.

“Con grande rammarico – ha dichiarato – constato che la destra al governo ha relegato il nostro Paese al ruolo di semplice spettatore delle decisioni altrui”.

Al centro delle sue critiche c’è la mancata partecipazione dell’Italia alla recente missione diplomatica a Kiev del 10 maggio 2025, che ha visto protagonisti i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia.

Bonaccini: "A Kiev si discute di pace, ma l'Italia è assente"

Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer e Donald Tusk hanno rappresentato l’Europa nella capitale ucraina, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scelto di restare a Roma, intervenendo solo con un collegamento video. Una decisione che, secondo Bonaccini, ha confermato l’isolamento italiano e l’assenza di una visione strategica condivisa.

“La missione a Kiev non era una passerella, ma un’occasione cruciale per dimostrare unità e protagonismo europeo”, ha affermato Bonaccini. “Non esserci è stato un errore grave, specialmente in un momento in cui si cerca una svolta diplomatica per porre fine al conflitto in Ucraina”. Secondo il presidente del Pd, l’iniziativa dei cosiddetti “Volenterosi” rappresenta un modello di riferimento: “Ogni sforzo verso una pace giusta e duratura rafforza l’Europa, e dunque anche l’Italia”.

Bonaccini ha poi criticato l’ambiguità della maggioranza di governo sulla politica estera, parlando di una coalizione spaccata in almeno tre correnti diverse, incapace di esprimere una linea chiara e di intraprendere azioni incisive. Un’incertezza che, secondo lui, ha avuto come conseguenza l’esclusione dell’Italia dai tavoli decisivi.

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Salvini-Le Pen contro Macron e i volenterosi

Nel corso del summit, i leader presenti hanno avuto un colloquio telefonico con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha definito l’incontro “proficuo”. Da questo confronto è emersa una proposta concreta: a partire da lunedì 12 maggio, dovrebbe entrare in vigore un cessate il fuoco totale e incondizionato per almeno 30 giorni, per creare le condizioni necessarie al rilancio del dialogo diplomatico.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato l’appoggio di Trump all’iniziativa, avvertendo però che, in caso di rifiuto da parte della Russia, si procederà con nuove e più dure sanzioni economiche contro Mosca, in particolare nei settori dell’energia e della finanza. Queste misure, ha sottolineato Macron, saranno coordinate con l’intervento di Regno Unito, Norvegia e Stati Uniti.

In Italia, Palazzo Chigi ha diffuso una nota in cui si auspica che la Russia accolga positivamente l’appello lanciato da Trump, seguendo l’esempio dell’Ucraina nel dimostrare apertura verso una soluzione pacifica. Il comunicato ricorda anche il ruolo che l’Italia si appresta a svolgere nel mese di luglio, ospitando una conferenza internazionale dedicata alla ricostruzione dell’Ucraina. Tuttavia, il documento ufficiale non fa alcun riferimento alla questione delle sanzioni.

Secondo Bonaccini, il nodo è proprio questo:

l’Italia sembra aver smarrito la capacità di essere protagonista nei passaggi chiave della politica internazionale.

“In gioco ci sono la stabilità e i confini del nostro continente, non quelli americani”, ha concluso, ribadendo che è l’Unione Europea, e non altri, a dover guidare i processi decisionali in un momento tanto cruciale.

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