Usa, stop ai pacchi da Cina e Hong Kong. Irritazione di Pechino: "Irragionevole"
Il presidente Trump ha dichiarato che intende parlare con Xi Jinping "al momento opportuno", precisando di non avere alcuna fretta di negoziare
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Le Poste statunitensi (USPS) hanno annunciato una sospensione temporanea, senza una data di ripristino, dell'accettazione dei pacchi provenienti dalla Cina e da Hong Kong. La decisione, comunicata senza dettagli sulle motivazioni, prevede tuttavia che la posta ordinaria non sia soggetta a restrizioni. L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati, causando un calo significativo nelle azioni delle principali società cinesi di e-commerce.
Ira di Pechino che ha parlato di "Soppressione irragionevole".
Poste Usa: stop a pacchi da Cina e Hong Kong
A Hong Kong, l’indice di riferimento ha registrato un ribasso superiore all'1%, mentre colossi come JD.com hanno visto le loro azioni scendere di quasi il 4%. Anche Alibaba ha subito perdite in borsa dopo la notizia della sospensione dei servizi postali americani. Il provvedimento giunge in un contesto di crescente tensione commerciale tra Washington e Pechino e segue l'annuncio dell'amministrazione Trump relativo all’abolizione di un’esenzione fiscale per i piccoli pacchi di valore inferiore a 800 dollari, un beneficio di cui le aziende cinesi avevano ampiamente approfittato per invadere il mercato americano con prodotti a basso costo.
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L’effetto immediato della decisione statunitense si è riflesso anche su piattaforme di e-commerce come Temu e Shein, che hanno visto un netto calo delle loro azioni. Entrambe le aziende, dipendenti dal modello di vendita diretta ai consumatori americani tramite spedizioni a basso costo, dovranno ora rivedere le loro strategie. Tuttavia, il blocco non interesserà le cosiddette buste "flat", ossia le spedizioni di grandi dimensioni che seguono regolamenti postali differenti.
Pechino: "Irragionevole"
La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha definito la decisione americana una "soppressione irragionevole" e ha esortato gli Stati Uniti a cessare le misure che danneggiano il commercio internazionale.
Il governo cinese ha inoltre annunciato ritorsioni economiche a partire dal 10 febbraio 2025, con nuove tariffe doganali che colpiranno vari settori dell’economia statunitense. Fra i beni interessati figurano carbone e gas (fino al 15% di dazi), greggio, automobili e macchinari agricoli (fino al 10%), oltre a marchi del lusso e della moda statunitense.
Inoltre, la Cina ha dichiarato di voler presentare un ricorso presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e ha menzionato possibili misure contro Google.
Trump: "Colloqui al momento opportuno"
In questo scenario di crescente tensione, Washington ha intanto raggiunto un accordo con Messico e Canada per una tregua di un mese sugli scambi commerciali.
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Il presidente Trump ha dichiarato alla stampa che intende parlare con il suo omologo cinese, Xi Jinping, "al momento opportuno", precisando di non avere alcuna fretta di negoziare. Una dichiarazione che ha ulteriormente irritato il governo cinese, consolidando l'attuale clima di incertezza nei rapporti tra le due superpotenze.