La Venere degli Stracci torna a Napoli dopo il rogo: "regalo alla città" finanziato da Pistoletto
L’opera resterà in piazza per tre mesi prima di essere collocata in via permanente nella chiesa di San Pietro ad Aram
Torna la Venere degli Stracci in piazza Municipio a Napoli, opera del maestro Michelangelo Pistoletto. E' stata posizionata lì dove fu sistemata lo scorso 28 giugno 2023 e incendiata, poco dopo, il 12 luglio, da Simone Isaia, giovane con problemi psichici attualmente in carcere.
Il Comune di Napoli, in accordo con l’artista piemontese, ha scelto di ripartire da ciò che era sopravvissuto – lo scheletro della colossale Venere – per presentare una nuova versione dell’opera alla città. Un’operazione che Pistoletto ha voluto finanziare di tasca propria (la prima Venere era stata pagata dal Comune), come dono a Napoli e ai napoletani, regalando così un intervento che, da transitorio, diventa azione permanente.
"Oggi è un momento di rinascita anche simbolica - ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi - la Venere rinasce dopo questa storia che ci fa capire dei tanti conflitti che viviamo nella nostra società e a cui dobbiamo dare risposta".
Torna a Napoli la Venere degli Stracci
L’opera resterà in piazza per tre mesi prima di essere collocata in via permanente nella chiesa di San Pietro ad Aram.
“Felice che la Venere sia rinata. Voglio abbracciare colui che l’ha incendiata” dice Pistoletto.
Ai tre mesi e mezzo di permanenza in piazza Municipio – dove la nuova Venere, stavolta realizzata con materiali ignifughi, presenzia a partire dal 6 marzo 2024, tutelata da un servizio di guardiania a spese dell’amministrazione – farà seguito, infatti, il trasferimento dell’opera in uno spazio che la accoglierà in modo definitivo, come parte del patrimonio di Napoli Contemporanea. Si è scelto, in accordo con l’Arcivescovo Domenico Battaglia, e con la mediazione di padre Antonio Loffredo (per anni impegnato nella rinascita del Rione Sanità), di destinare la Venere a un luogo sacro, la Basilica di San Pietro ad Aram, parte di quel patrimonio religioso monumentale che Napoli ha intenzione di valorizzare, riaprendo al pubblico le chiese a lungo rimaste chiuse per mancanza di fondi e risorse umane.
La nuova "casa"
La Venere porterà con sé una provocazione, la custodiremo nel luogo più adatto, uno spazio sacro, anche se questo darà fastidio a qualcuno”, spiega Padre Loffredo:
“Abbiamo sotto gli occhi un mondo in cui aumentano gli straccioni, non possiamo fingere di non vedere. E in chiesa l’opera diventerà un monito: dobbiamo accogliere il disagio, per fare un capolavoro. Speriamo, tra l’altro, che proprio Simone, il giovane che ha appiccato il fuoco, potrà lavorare con noi e con i ragazzi del progetto Policoro, per spiegare a chi visiterà San Pietro ad Aram il significato dell’opera”.
Per l’occasione, San Pietro ad Aram – raggiungibile nell’area tra la stazione Centrale, Forcella e Corso Umberto I – sarà ribattezzata la Cattedrale della Carità. Sono però ancora in corso le verifiche tecniche che dovranno dare il via libera all’operazione.