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Due statue a grandezza naturale di Rosa e Olindo comparse nella piazza di Erba

Si tratta di una performance artistica tesa a criticare la "società dello spettacolo"

Due statue a grandezza naturale di Rosa e Olindo comparse nella piazza di Erba
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L’arte si nutre del contemporaneo. Questo è ormai è pacifico: dai tempi delle incisioni rupestri. Il risvolto inquietante è cosa restituisce, dunque, il nostro quotidiano nel momento in cui, nelle notte, tra martedì 27 e mercoledì 28 febbraio 2024, due sculture di Rosa Bazzi e Olindo Romano sono comparse al centro della piazza del mercato, a pochi passi dalla loro abitazione dove nel 2006 si consumò la strage di Erba?

Statua Olindo Romano

A rivendicare la performance a mezzo social - per restare nel mood che va per la maggiore in ambito artistico, sulla scia di Marina Abramovic - è stato Nicolò Tomaini, artista lecchese, classe 1989.

L'artista

Le due sculture, che ritraggono la coppia condannata per la strage di Erba, sono state realizzate da Nicolò Tomaini, che ha ripreso la performance con arco e freccia di Marina Abramovic e Ulay dal titolo "Rest energy". Il lavoro è stato battezzato: "The Lovers"

Creazione dell'opera

Due statue di Rosa e Olindo fanno capolino nella notte a Erba

I soggetti, posti davanti ad una videocamera rivestita in oro, tengono in mano arco e freccia, pronti a colpire. Una critica, come accennato, che l'autore ha voluto avanzare alla società dello spettacolo.

 

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Il lavoro è infatti accompagnato da un testo cartaceo firmato dal noto critico torinese Filippo Mollea Ceirano con il quale è stata tappezzata la città.

Nel testo, l'intento non è addentrarsi circa la colpevolezza o l'innocenza dei coniugi, ma riflettere su come, nella società moderna, si possano fabbricare e smontare verità artificiali utilizzando gli stessi strumenti, in un ciclo continuo di costruzione e destrutturazione della realtà.

Statua Rosa Bazzi

“Il falso prende il posto del vero, la copia quello dell’originale, mentre la vita, i sensi, le passioni, e più in generale tutto ciò che dovrebbe animare l’esistenza umana si azzerano, per lasciare il posto alla mortifera stretta di una rassegnata ubbidienza – si legge nel volantino -. È chiaro infatti che una organizzazione sociale che prescinde dalla realtà non teme dissenso, resistenza, ribellione: in essa tutto è virtualmente consentito in modo che nulla possa essere concretamente realizzato, a partire dalla costruzione di una effettiva via di uscita dall’incubo di quella allucinazione perversa in cui siamo imprigionati a tempo indeterminato”.

Anche l’artista Tomaini, mediante il proprio profilo Instagram, ha spiegato le ragioni che animano l’opera:

"Ritornano sotto l’attenzione dei mass-media le vicende, giudiziarie e non, legate alla strage di Erba. Presupponiamo noti i fatti, e chiariamo subito che non ci interessa affatto la diatriba su innocenza o colpevolezza, correttezza processuale, consistenza delle prove. Quello che invece interessa è come nella società contemporanea si possa costruire una verità ufficiale, che poi all’occorrenza si può anche decostruire con gli stessi identici strumenti, per rifarla ancora e disfarla, tutte le volte che si vuole".

Creazione dell'opera

Le foto di Bazzi al lavoro

A proposito della spettacolarizzazione della strage di Erba, proprio nei giorni scorsi hanno fatto il giro d’Italia le foto in cui Rosa Bazzi esce dal carcere ogni giorno per lavorare in una cooperativa sociale nell'hinterland milanese. Lo ha rivelato il programma di Rete 4 Quarto Grado: Bazzi, dopo 17 anni di detenzione, da gennaio 2024 esce ogni giorno dal carcere di Bollate, dal lunedì al venerdì.

Rosa Bazzi, Quarto Grado

“Le telecamere di “Quarto Grado” l'hanno ripresa mentre deposita sacchi dell'immondizia anche all'esterno dell'azienda. Rosa - spiega una nota del programma - si occupa quindi di pulizie proprio come nel suo ultimo impiego prima della strage".

Comincerà il primo marzo a Brescia la discussione sull'istanza di revisione della sentenza con cui Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati all'ergastolo per la strage di Erba. Potrebbe essere una giornata chiave, davanti alla seconda sezione della Corte d'Appello di Brescia, per capire cosa potrebbe accadere.

La strage di Erba

La strage di Erba è un caso di omicidio plurimo che ha scosso il Paese, avvenuto a Erba, in provincia di Como, l'11 dicembre 2006. Secondo quanto stabilito dai giudici, a compiere la mattanza furono i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, che uccisero a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk di soli 2 anni, la madre Paola Galli e infine la vicina di casa Valeria Cherubini.

Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, colpito con un fendente alla gola e creduto morto dagli assalitori, riuscì a salvarsi grazie ad una malformazione congenita alla carotide che gli evitò la morte per dissanguamento.

La strage avvenne nell'abitazione di Raffaella Castagna: Bazzi e Romano erano i vicini di casa delle vittime.

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